La serialità televisiva è un medium intrinsecamente temporale (Cleto e Pasquali, 2018). Se ciascuna narrazione seriale, fin dall’avvento di feuilleton e romanzo d’appendice, declina la propria architettura narrativa nell’intervallo in cui vengono distribuite le singole componenti (Ragone e Tarzia, 2023), le serie tv introducono una posizione più estrema, intessendo una relazione ancora più organica e strutturale con molteplici piani dell’esperienza del tempo (Tirino, 2024), al punto che oggi l’etichetta stessa “serie tv” viene messa in discussione, a favore di definizioni quali, per esempio, “serial drama” (Hansen et al., 2024).
Come spiega Jason Mittell (2015), infatti, le serie tv si relazionano al tempo della storia (che corrisponde all’arco temporale dei fatti narrati), al tempo dell’intreccio (che corrisponde al modo in cui i fatti narrati sono “montati” all’interno della rappresentazione, di norma con alcune ellissi, più o meno corpose) e infine al tempo dello schermo (che rinvia alla durata effettiva dell’episodio, della stagione o della serie, e alle cornici temporali definite dal medium che lo ospita, per esempio quelle del palinsesto generalista).Tuttavia, ci sono ulteriori livelli, spesso nascosti, attraverso i quali le narrazioni seriali - soprattutto nell’attuale era delle piattaforme di streaming (Evens e Donders, 2018; Lotz e Lobato, 2023) - intrecciano differenti forme di percezione, rappresentazione e sperimentazione della temporalità sociale, in un momento storico segnato dalla presentificazione degli orizzonti di vita e dall’accelerazione delle crisi e delle urgenze climatiche, ecologiche, politiche, tecnologiche e culturali.
All’interno di questo quadro, il panel ospita interventi che riflettono su almeno una delle quattro declinazioni del rapporto tra serialità e temporalità:
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tempo della produzione e della distribuzione: la circolazione dei prodotti seriali è definita dalle tempistiche necessarie alla loro produzione, variamente influenzata da fattori economici e tecnologici, così come da dinamiche socioculturali di contesti determinati (Bollhöfer, 2007). Al contempo, la disseminazione di una serie si configura come un processo sociale e mediale complesso (McDonald e Smith-Rowsey, 2016; Lotz, 2017, 2020, 2021), che nell’era digitale è segnato dalla disponibilità all’interno dei cataloghi, secondo accordi che ne limitano l’accessibilità a livello spaziale, tramite il geoblocking (Lobato, 2017, 2019; Hills, 2019), e temporale (da cui deriva l’improvvisa sparizione di contenuti), tracciando così la strada per la convivenza tra audience globali e cosmopolite (Tahrali et al., 2023) e pubblici concentrati su produzioni nazionali, all’interno di un mediascape ferocemente competitivo (Lotz e Lobato, 2021). In un quadro così composto si inserisce anche la dinamica del fandom: alcuni spazi del web vengono abilmente utilizzati per nascondere e far affiorare - in tempi diversi da quelli della distribuzione ufficiale - titoli non più presenti nei palinsesti, o spostati su piattaforme a pagamento.
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tempo della narrazione: nell’era dell’abbondanza degli spazi e dei contesti, la serialità televisiva propone una molteplicità di modelli narrativi (Allrath et al., 2005; Innocenti e Pescatore, 2014; Garcia, 2016; Hills et al., 2019), che plasmano l’elemento temporale a livello di format (miniserie vs. serialità lunga), ambientazioni (passate, presenti e future), mondi narrativi (Eco, 1979, 1994; Boni, 2017), personaggi (Smith, 1995), con cui si instaurano connessioni di lunga durata, e relative forme di interazione parasociale (Tian e Hoffner, 2010). In tal senso, la dimensione temporale si articola nella narrazione seriale in modalità differenti e con effetti diversi;
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tempo del consumo e dell’interazione: dalle modalità di consumo lineare, al binge watching (Campos Rezende e Boechat Gomide, 2017) fino ad arrivare alle pratiche di second screen o a quelle di second time (relative alla fruizione di una serie in momenti diversi dal primo lancio), la serialità coinvolge gli spettatori in forme di partecipazione e interazione diverse (Costello e Moore, 2007; Spalletta et al., 2025). Grazie alle logiche della on demand culture (Tryon, 2013) gli spettatori possono scegliere di guardare uno o più episodi, inaugurare o essere coinvolti in sessioni di discussione (Unkel e Kümpel, 2020), realizzando propri contenuti connessi con le serie. Il tempo della fruizione e del godimento delle serie tv si espande insieme agli ecosistemi narrativi che le accompagnano (Pescatore, 2018). L’esperienza seriale va perciò ad amplificarsi attraverso la transmedialità (Evans, 2011, 2015; Freeman e Rampazzo Gambarato, 2018), il cosplay e altre pratiche (Mascio, 2023). La frammentazione dei pubblici nell’era dello streaming e delle OTT (Buschow et al., 2014) e l’algoritmizzazione del gusto (Alexander, 2016) spingono inoltre a riflettere sull’atomizzazione degli immaginari di riferimento e sulle riconfigurazioni dei concetti di massa, culto (Gwenllian-Jones e Pearson, 2004; Scaglioni, 2006), nicchia e spoiler, in relazione anche all’esplosione del fandom e ai suoi effetti sociali e culturali (Hills, 2002; Pearson, 2010; Duffett, 2013; Muñiz-Velázquez e Lozano Delmar, 2021);
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tempo sociale: la relazione di individui e gruppi con la serialità si inserisce nei ritmi della temporalità sociale (soprattutto in relazione al life-work balance), consentendo agli individui di relazionarsi ai contenuti seriali come beni-rifugio, in virtù della disponibilità di tempo libero (spaziando da episodi di 20’ di una sitcom a performance di binge watching). In alcuni casi le serie tv funzionano anche da strumenti di apprendimento delle dinamiche sociali (si pensi ai molti teen drama oggi in produzione dedicati alle modalità di interazione fra adolescenti) (Barra, 2023) o come storie di denuncia di situazioni che accadono nella contemporaneità (il revenge porn, ad esempio), o ancora come modelli di riferimento per nuovi stili di vita. Ciò spinge a interrogarci anche sulle plurime accezioni della ritualità, del post-consumo e degli effetti sociali della narrazione seriale.
Il panel intende riflettere sulle diverse dimensioni che l’esperienza temporale assume nelle serie tv, attraverso l’analisi di significativi case studies italiani e internazionali.
PAPER 1:
“The times they are a-changin’”: tempo e tempi in The Mandalorian, nel nuovo ecosistema mediale
(Simona Castellano, Università degli Studi di Salerno)
La serialità televisiva ha una stretta correlazione con il tempo e la temporalità per molteplici aspetti (Cleto, Pasquali 2018), che concernono produzione (mainstream e grassroots), distribuzione (formale e informale), pratiche, consumi e narrazioni. Una riflessione sul tempo, in molteplici accezioni, e sulla gestione del tempo (Garcia, Nannicelli 2021) nella serialità televisiva risulta particolarmente interessante in riferimento al panorama contemporaneo, profondamente mutato rispetto al passato, complice l’ascesa delle OTT Television, con la conseguente frammentazione della distribuzione e la nascita di nuove modalità di consumo.
A partire da queste considerazioni, il presente contributo intende riflettere su tempo, tempi e temporalità nella serialità televisiva contemporanea, prendendo in esame tre differenti prospettive.
1) Una prima riflessione parte dai cambiamenti che hanno interessato la serialità televisiva nella post-Golden Age (Checcaglini 2016) e “post-network tv” (Lotz 2014), con un’attenzione ai processi di platformization della produzione culturale (Helmond 2015; Poell, Nieborg, Duffy 2022), mainstream e grassroots. In tal senso il contributo intende far luce sulle nuove modalità di produzione, distribuzione e consumo di serie televisive, all’interno di “streaming wars” (Tirino, Castellano 2021; Scolari 2022; Lotz, Lobato 2023) che comportano la necessità per i servizi SVOD e le media company di distinguersi in un mercato complesso, competitivo e sfaccettato (Lobato, Lotz 2021) e di costruire una library attrattiva per i propri consumatori (Snyman, Gilliard 2019).
2) Una seconda riflessione concerne la temporalità nel rapporto con la narrazione dei prodotti seriali (Mittell 2015) (per es. richiami a esperienze passate; ripresa di tematiche calate nella società contemporanea; innovative e future strategie di engagement) e nel rapporto con i pubblici, laddove viene a stimolarsi una produzione, sincrona o asincrona rispetto alla visione (Tirino 2020), che parte dal basso.
3) Una terza riflessione intende focalizzarsi sui tempi di ascesa e affermazione delle celebrity e sui processi di celebrification (Rojek 2001) nella serialità televisiva contemporanea.
Per analizzare tempo, tempi e temporalità si ricorrerà all’analisi della serie televisiva The Mandalorian, che si colloca all’interno dell’universo di Star Wars (Jenkins 2017; Guynes & Hassler-Forest 2018; Bertetti 2022). Si procederà con un mixed method approach che prevede: a) un’analisi socio-semiotica della piattaforma Disney+, che permette di riflettere sul design dell’interfaccia, che è possibile reputare non neutrale (Bogost, Montfort 2009; Gillespie 2017), e sulla categorizzazione della library; b) una narrative analysis del prodotto audiovisivo in questione e una content analysis di alcuni prodotti collaterali (docu-serie e spin-off), che permettono di rintracciare tre differenti categorie temporali (il passato, per il marcato richiamo al genere western e il rapporto con la trilogia originale; il presente, per i riferimenti a tematiche al centro del dibattito pubblico e per le innovazioni tecnologiche adoperate; il futuro, per le ulteriori espansioni narrative e transmediali a cui la serie apre); c) una content analysis all’interno dei social media di community di fan focalizzate sulla serie e di profili ufficiali che consentono di volgere uno sguardo approfondito ai tempi con cui le celebrity (reali come Pedro Pascal, finzionali come Grogu) si sono affermate nel mediascape contemporaneo.
PAPER 2:
The Time Beyond. Variazioni del concetto di tempo in Mare fuori
(Paola De Rosa, Università degli Studi Link)
Nella sua duplice accezione di prodotto culturale e cifra narrativa dell’esperienza mediale contemporanea (Boccia Artieri e Fiorentino, 2024), la serialità è legata indissolubilmente alla dimensione del tempo, che ne costituisce «il dispositivo formale e il fattore strutturante» (Cleto e Pasquali, 2018).
Se la serialità televisiva ha da sempre articolato il tempo narrativo in modi complessi (Barra, 2011; Innocenti e Pescatore, 2014), l’avvento delle piattaforme digitali ha intensificato tale complessità (Mittell, 2017), dando origine a ri-mediazioni delle modalità di produzione, narrazione e consumo, attraverso le quali il tempo seriale si intreccia sempre più con il tempo sociale (Bandirali e Terrone, 2012; Boccia Artieri e Gemini, 2016). Oltre a rappresentare l’elemento costitutivo dello storytelling seriale, l’esperienza del tempo si configura infatti come un filo rosso che lega le strategie produttive e distributive di broadcaster lineari e piattaforme VOD alle trasformazioni delle pratiche di fruizione, sempre più ispirate a logiche transmediali (Scolari, 2009; Jenkins, 2014), e ulteriormente influenzate dai processi di celebrification e celebritization (Driessens, 2011; Spalletta et al., 2025).
All’interno dello scenario così delineato, questo paper si focalizza su un caso di studio particolarmente significativo della serialità italiana, ovvero il teen drama Mare Fuori (Rai, 2020-), con l’obiettivo di comprendere se e come la variabile temporale, nella sua duplice declinazione di processo (o susseguirsi sequenziale di eventi) e struttura (intesa come durata ed esperienza del divenire) (Luhmann, 1984), contribuisca a determinare un intreccio dinamico tra ciò che viene rappresentato sullo schermo e ciò che accade oltre lo schermo.
Dal punto di vista metodologico, la ricerca sposa un approccio qualitativo che, nella prospettiva dei mixed methods (Creswell, Plano Clark 2018), combina tre diversi strumenti di indagine (interviste in profondità, narrative analysis e focus group) (Riessman 2008; Corbetta 2015) per analizzare le diverse declinazioni del concetto di tempo: a) nelle strategie produttive e distributive del teen drama; b) nei pattern narrativi, a cominciare dall’evoluzione delle vicende dei protagonisti; c) nelle pratiche di fruizione e partecipazione della serie tra i pubblici teen.
Dalla ricerca emerge come la variabile temporale giochi un ruolo cruciale nel determinare il successo della serie, agendo al contempo sia sul piano del processo che della struttura.
Nella fase produttiva, la variabile temporale si articola infatti lungo la dicotomia tra il tempo dell’idea e quello della sua trasposizione, che passa attraverso l’intreccio tra finzione e realtà.
Nella fase distributiva, il richiamo al tempo segna il passaggio dalle logiche distensive della tv lineare (dove avviene la prima messa in onda della serie), a quelle intensive di Netflix, l’inserimento nel cui catalogo trasforma la serie in un fenomeno cult.
Dal punto di vista del racconto, Mare fuori si caratterizza per una narrazione declinata lungo i piani temporali, diversi ma tra loro intrinsecamente intrecciati, del prima (simbolicamente sintetizzato nel racconto delle ore/giorni che precedono l’arresto), del durante (ovvero l’esperienza della detenzione) e del dopo (ovvero quel “fuori” evocato nel titolo stesso della serie).
La dimensione temporale emerge, infine, come dirimente rispetto alle pratiche di domestication (Silverstone, 1994) della serie, soprattutto tra gli spettatori teen: queste ultime tendono infatti a svilupparsi lungo la duplice dicotomia “esperienza vs. conoscenza” (che a sua volta riflette la contrapposizione tra consumo dichiarato vs. dissimulato) e “visione contestuale vs. transmediale” (che enfatizza le caratteristiche che assumono i tempi del consumo mediale nella platform society).
In conclusione, Mare fuori replica l’esperienza temporale in quanto processo (ossia nella sequenzialità delle fasi di produzione, distribuzione e fruizione della serie), ma soprattutto ri-media la prospettiva della struttura, mediando cioè il tempo della durata e dell’esperienza del divenire nel tempo sociale della domestication.
PAPER 3:
Il tempo della distopia: The Handmaid’s Tale tra narrazione, consumo e tempo sociale
(Claudio Riva, Università degli Studi di Padova; Laura Cesaro, Università Ca’ Foscari)
Cifra stilistica della serialità, sin dalle prime sperimentazioni per il grande schermo, è la capacità di articolare la temporalità non solo a livello narrativo, ma anche nelle modalità di consumo e nelle dinamiche sociopolitiche, trasformandosi in specchio e acceleratore delle ansie e delle tensioni del proprio tempo: si pensi alle prime produzioni risalenti agli anni dieci del Novecento firmate da Louis Feuillade. La serie si configura così come un medium capace di ridefinire il rapporto tra immaginario e realtà, rendendo l’arco narrativo non un tempo ipotetico, ma una lente attraverso cui leggere il presente. Ingranaggio, dunque, di quel meccanismo di “disconnessione e riconnessione con la realtà”, che come sostiene Francesco Casetti supporta lo spettatore al contempo in “addestramenti per poter abitare la realtà circostante” quanto “distrazioni” verso una patologica fuga da questa (Casetti, 2023).
Risponde perfettamente a tale lettura il caso studio di The Handmaid’s Tale (Hulu, 2017-). Sul piano narrativo, la serie utilizza il tempo per costruire un senso di oppressione e sospensione. L’uso sistematico dei flashback crea un contrasto tra il passato pre-Gilead e il presente distopico, evidenziando la precarietà dei diritti e della libertà individuale. Il ritmo della narrazione è volutamente dilatato, segnato da pause, attese e ripetizioni, riflettendo la condizione di prigionia delle Ancelle. L’assenza di un chiaro orizzonte temporale per la fine della dittatura rafforza la sensazione di un futuro negato, in cui il progresso è sospeso e la permanenza nel regime diventa una condizione senza via d’uscita.
Sul piano del consumo e dell’interazione con il pubblico, la serie ha generato un coinvolgimento attivo, manifestatosi attraverso discussioni sui social media, pratiche di second screen e fenomeni di fandom. L’iconografia della serie, in particolare il costume delle Ancelle, è diventata un simbolo globale di protesta, utilizzato in manifestazioni per i diritti delle donne e contro politiche repressive. Questo fenomeno evidenzia come la serialità contemporanea non si limiti alla fruizione audiovisiva, ma si estenda a pratiche di appropriazione culturale e attivismo politico, dimostrando la capacità delle narrazioni seriali di incidere concretamente sul dibattito pubblico.
Infine, The Handmaid’s Tale si inserisce nel tempo sociale attuale, funzionando come una narrazione “pre-allarmante” che sovrappone distopia e realtà. La serie non solo ipotizza un futuro possibile, ma dialoga direttamente con il presente, stimolando riflessioni sui diritti civili e sulla regressione delle libertà in diversi contesti globali. La sua capacità di attivare una memoria collettiva e di interagire con le tensioni della contemporaneità la rende un esempio paradigmatico di come la serialità possa trasformarsi in uno strumento di critica e consapevolezza sociale.
PAPER 4:
Emily in Paris come dispositivo di apprendimento sociale tra stereotipi ed empowerment
(Simona Tirocchi, Università di Torino)
Le serie tv rappresentano dispositivi e macchine di visione che sono entrati nella vita quotidiana e che seguono la temporalità delle nostre esistenze, innestandosi in modo quasi naturale nelle stagioni della vita reale (Mascio, 2023).
Tuttavia non sempre le serie tv (così come altri contenuti della pop culture) sono state prese “sul serio” (Laugier, 2022) tanto da assurgere a oggetto di studio e riflessione da parte delle discipline umanistiche, nonostante i loro personaggi e le loro storie rappresentino occasioni di apprendimento informale che si innestano all’interno di spazi e tempi di fruizione che a loro volta si espandono in diverse direzioni (luoghi domestici ed extradomestici, ritmi di consumo personalizzati, situazioni individuali o pratiche di condivisione in famiglia o tra pari). Prodotti come “Sex Education” (Netflix, 2019, 2023), ad esempio, hanno mostrato chiaramente come il racconto seriale potesse colmare un vuoto relativo al vuoto istituzionale sull’educazione sessuale (Allen, 2024).
Emily in Paris, ideata da Darren Star uscita su Netflix nel 2020 e proseguita per quattro stagioni fino al 2022 (al momento è in arrivo la quinta stagione) è stata già oggetto di diverse analisi dalle quali sono emerse la presenza di criticità e stereotipi (Sádaba, Azpurgua, Mir Bernal & SanMiguel, 2023) ma anche elementi riconducibili a una sensibilità femminista (Maryuningsih, Trisnawati, & Agustina, 2023).
Il paper intende indagare il modo in cui la serie Emily in Paris susciti discussioni su diversi temi configurandosi come uno stimolo per l’apprendimento negoziale (e naturalmente informale e non intenzionale) in merito a linguaggi, stili di vita (Melotti De Giorgi, 2025), modi di interpretare e conciliare il rapporto tra carriera e vita sentimentale, soprattutto in una prospettiva femminista e postfemminista (Gill, 2007).
Oltre all’osservazione e all’analisi qualitativa dei diversi episodi, lo studio sarà realizzato mediante l’analisi del subreddit r/EmilyInParis (dalla piattaforma reddit) di conversazioni relative alla serie.
Due tra i temi oggetto di analisi saranno appunto i seguenti, analizzati mediante l’analisi dei post ottenuti dall’uso di specifiche parole chiave:
1) Parola chiave: “feminism”. Dibattiti e opinioni dei fruitori su temi relativi alla serie e a questioni di genere;
2) Parola chiave: “timeline”. Richieste, interrogativi e riflessioni sulla timeline stessa del racconto, che sembra presentare alcuni elementi di difformità temporale rispetto allo svolgersi degli eventi (quanto tempo trascorre Emily a Parigi? Come mai festeggia, sul video, un solo Natale o un solo compleanno?). In questo caso le discussioni si configurano come una sorta di esercizio di fact-checking per gli utenti.
L’analisi punterà a riflettere sulla necessità di porre sempre più attenzione alla digital literacy e alla visual literacy, nella consapevolezza che il visuale costituisca un potente mezzo di apprendimento e socializzazione per le nuove generazioni, oltre che un luogo in cui si discutono e rielaborano temi di interesse e rilevanza sociale.