Programma della conferenza

VII “Non c’è più tempo!” Crisi ed emergenze nella società contemporanea / Cagliari, 19/20 giugno 2025

In un’epoca segnata da crisi ricorrenti e da un senso di urgenza perpetua, il concetto di tempo emerge come una lente imprescindibile per analizzare e comprendere la società contemporanea. Il convegno SISCC 2025, organizzato dalla “Società Scientifica Italiana di Sociologia, Cultura e Comunicazione”, intende riflettere sulle molteplici declinazioni del tempo nel contesto delle crisi odierne, esplorando come l’accelerazione dei ritmi di vita e la proliferazione delle emergenze stiano ridefinendo dimensioni fondamentali dell’educazione, della comunicazione e della vita quotidiana.

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 3 - Panel 10: Accelerazione, limite di rottura, implosione
Ora:
Giovedì, 19/06/2025:
17:30 - 19:00

Chair di sessione: Giovanni Ragone
Chair di sessione: Nello Barile
Luogo, sala: Aula 13 (A1-C)

1° piano. Edificio A (Palazzo Baffi) Campus Sant'Ignazio. Via Sant'Ignazio da Laconi, 74 (CA)

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Presentazioni

Accelerazione, limite di rottura, implosione

Giovanni Ragone1, Nello Barile2, Tiziana Terranova3, Emiliano Ilardi4, Donatella Capaldi5

1Università di Roma "La Sapeinza"; 2Unversità IULM di Milano; 3Università di Napoli L'Orientale; 4Università degli Studi di Cagliari; 5Università di Roma "La Sapeinza"

Accelerazione, limite di rottura, implosione

Sia una “sociologia del tempo” che la mediologia hanno sviluppato dal secondo Novecento significativi frame teorici per interpretare le trasformazioni dei modelli di organizzazione e distribuzione del tempo e dei modelli percettivi. Quei modelli che le ricerche empiriche, spesso con scarse interrelazioni rispetto a un background teorico, provano a indagare raccogliendo dati su come categorie sociali specifiche distribuiscono le attività durante periodi determinati, e in minor misura su come la comune sensazione di accelerazione del tempo influisce sul benessere psicologico. Come sintetizzare e attualizzare le teorie disponibili? E quali indicazioni di metodo si possono offrire per la ricerca?

Condividendo un’idea del tempo come costruzione sociale e come struttura/processo culturale, le scienze umane hanno riflettuto profondamente sull’impatto delle tecnologie della comunicazione (Kern 1995); all’accelerazione delle comunicazioni e degli scambi corrisponde una sostanziale sottrazione di futuro, che si esprime in varie forme, dalla “presentificazione” (Rushkoff, D. 2013), alla nostalgia, nei modi della "retromania" (Reynolds 2010) o della "retrotopia" (Bauman 2017). La modificazione del tempo, e il suo rapporto con lo spazio, sono il risultato della crescente diffusione nella vita quotidiana delle scoperte della tecnoscienza, da un lato, e dei nuovi ambienti immaginati dalle produzioni creative, dall’altro. Per quanto riguarda la mediologia, la passione di McLuhan al contempo per i protagonisti della fisica quantistica e per le avanguardie (“l’artista come antenna”), sottolinea la centralità della trasformazione dello spaziotempo tanto nella dimensione macrosistemica quanto in quella del quotidiano. L’accelerazione, un processo che supera via via soglie significative già in fase preindustriale (Ragone 2021), supera un limite di rottura nel passaggio all’era elettrica, ribaltando la percezione del tempo da una dimensione lineare ed espansiva ad una circolare e implosiva, in cui la ritribalizzazione e una nuova oralità ricongiungono il moderno al primitivo. Ma altri modelli più aperti possono integrare la compartimentazione schematica tra le due Galassie mcluhaniane, centrifuga e lineare quella Gutenberg, centripeta e circolare quella Marconi (McLuhan 1964), riflettendo su un soggetto contemporaneo alle prese in epoca dgitale con una dimensione implosiva ancora più visibile che non al tempo dei media di massa e delle formazioni collettive degli anni ‘60. Come, ad esempio, la sociologia figurazionale di N. Elias (1990), nella sua capacità di ricongiungere il quotidiano con il macrosistemico, pur se occorre confrontare la sua idea di homines aperti, nella sua dimensione plurale e processuale, con la realtà del nuovo ecosistema digitale (Barile 2022), dato che le tecnologie radicali (Greenfield 2017) della Silicon Valley, più che strutturare un legame neotribale tra i loro utenti, enfatizzano in maniera drammatica la dimensione individuale (Barbrook&Cameron 1995), generando forme di isolamento e di crisi del legame empatico (Turkle 2012; Lanier 2018). Parallelamente, sul piano del modello interpretativo, non solo le riflessioni di McLuhan o di Elias sul tempo, ma anche altre significative tradizioni (da Benjamin, Foucault, Baudrillard, Virilio alla sociologia urbana), invitano a sviluppare tecniche di individuazione delle strutture temporali attraverso l’analisi degli spazi, degli oggetti, degli ambienti di vita. Tecniche che possono essere formalizzate e divenire di uso comune.

Riferimenti:
Barbrook, R. & Cameron, A. (1995), The Californian Ideology, in Alamut. Bastion of Peace and Information, August. Retrieved from www.alamut.com/subj/ideologies/pessimism/calif Ideo_I.html.
Barile, N., 2022, Communication in the new hybrid ontologies: from platform to the metaverse, Milan: Bocconi University Press.
Bauman, Z., 2017, Retrotopia. Cambridge: Polity.
Elias, Norbert, 1987, Der Gesellschaft der Individuen, trad. it. 1990, La società degli individui, Bologna, Il Mulino.
Greenfield, A. (2017), Radical Technologies. The Design of Everyday Life. London & New York: Verso Books
Kern S., 1995, Il tempo e lo spazio: la percezione del mondo tra Otto e Novecento, Il Mulino, Bologna.
Lanier, J., 2018, Ten Arguments for Deleting Your Social Media Accounts Right Now. New York: Henry Holt and Company.
McLuhan, M. H. (1964/2002), Understanding Media: The Extensions of Man, 10th edn. Cambridge, MA: MIT Press.

Reynolds, S., 2011, Retromania: Pop Culture’s Addiction to Its Own Past. New York: Faber & Faber.

Ragone, G., 2021, Sulla genesi del medium romanzo, in H-ermes. Journal of Communication H-ermes, J. Comm. 20, 139-170.

Rushkoff, D. (1994), Cyberia: Life in the Trenches of Hyperspace. San Francisco: Harper-SanFrancisco.

Rushkoff, D., 2013, Present Shock: When Everything Happens Now. New York: Penguin Current.
Turkle, S., 2012, Alone Together: Why We Expect More from Technology and Less from Each Other. New York, NY: Montreal: McGill-Queen’s University Press.

Trapassati dal futuro: accelerazione e soppressione del tempo da McLuhan alla Silicon Valley

Nello Barile, Università IULM di Milano

L’intervento propone una riflessione sulle recenti trasformazioni della “ideologia californiana” che passa dall’enfasi posta sul “presentiamo infomaniacale” e sul “mcluhanismo New Age” (Rushkoff 1994) degli anni Novanta, a una combinazione paradossale tra avvenirismo e nostalgia. Dagli scritti del mediologo canadese (McLuhan 1964), trapelano numerosi riferimenti che sottolineano lo stretto legame tra mcluahanismo e avanguardie artistiche. In particolare il futurismo è un esempio plastico dei modi in cui l’arte anticipi le trasformazioni percettive che saranno implementate e diffuse dalle “nuove” tecnologie (si pensi al concetto di simultaneità e al ruolo dell’artista come “antenna”). Il legame di McLuhan con le avanguardie tecnologiche può essere brevemente sintetizzato dal commento dell’artista Sudcoreano Nam June Paik che apostrofò: "il solo problema di McLuhan è che ancora scrive libri" (Chun 2014, p. 38). L’influenza mcluhaniana sulle controculture digitali è forse ancor più profonda, a tal punto da essere provocatoriamente considerato come uno dei primi scrittori “Cyber Punk” (ibidem).

Se nelle visioni di McLuhan, l’implosione produceva “un campo totale di consapevolezza inclusiva” (McLuhan 1964: 104), caratteristico del Villaggio globale, oggi la dimensione implosiva ha più a che vedere con il soggetto contemporaneo saturato dalle informazioni e alle prese con dispositivi digitali che producono uno shock del presente (Rushkoff 2013).

Rispetto alla prima Ideologia Californiana agli anni Novanta, (Barbrook&Cameron 1995), subentra oggi una nuova voglia di futuro che è però declinata attraverso un'estetica retrotecnologica che si salda con la nostalgia per le identità forti del passato, tipica delle formazioni populiste e sovraniste. L’estetica retromaniaca (Reynolds 2010) in qualche modo ha anticipato e preparato l’avvento della retrotopia politica (Bauman 2017). Già dalle elezioni mid term del 2022 (Barile 2022), Elon Musk rappresentava l’esponente più significativo di tale processo, essendo passato dal confezionamento di un immaginario retrotecnologico e steampunk (si pensi al brandname e al logo della Tesla) al nuovo colonialismo interspaziale della conquista di Marte.

Se l’accelerazionismo da sinistra di Mark Fisher (2009) mirava a usare la tecnologia creata dal capitalismo per accelerare le contraddizioni del sistema e creare le basi per una società futura, l’attuale ruolo dei guru della Silicon Valley pare invece quello di istituire una nuova concezione di soggetto e di temporalità che legittima e struttura nuove forme di potere. Assistiamo oggi a una riposizionamento drastico della Silicon Valley, della sua idea di futuro, dei valori che orientano la sua azione politica e culturale, in una nuova colonizzazione delle relazioni sociali attraverso i dati, operando una profonda riorganizzazione dello spazio, del tempo, dell’ordine sociale” (Couldry&Mejas 2019).

Riferimenti

Barbrook, R. & Cameron, A., 1995, The Californian Ideology, in Alamut. Bastion of Peace and Information, August. Retrieved from www.alamut.com/subj/ideologies/pessimism/calif Ideo_I.html.
Barile, N., 2022, Elon Musk: l'élite della neoplebe, Doppiozero, 15 Novembre 2022.
Bauman, Z., 2017, Retrotopia. Cambridge: Polity.

Chun, W. H. K., 2014, Marshall McLuhan: The First Cyberpunk” Journal o/Visual Culture, vol. 13, n. l (April 2014): 36-8.

Couldry, N. and Mejias U. A., 2019, Data Colonialism: Rethinking Big Data’s Relation to the Contemporary Subject, Television & New Media, Volume 20, Issue 4.

Fisher, M., 2009, Capitalist realism: Is there no alternative? Ropley, England: O Books.
McLuhan, M. H., 1964/2002, Understanding Media: The Extensions of Man, 10th edn. Cambridge, MA: MIT Press.

Reynolds, S., 2011, Retromania: Pop Culture’s Addiction to Its Own Past. New York: Faber & Faber.

Rushkoff, D., 1994, Cyberia: Life in the Trenches of Hyperspace. San Francisco: Harper-SanFrancisco.

Rushkoff, D., 2013, Present Shock: When Everything Happens Now. New York: Penguin Current.

Ricorsività e tecnogenesi nelle macchine computazionali

Tiziana Terranova, Università di Napoli L’Orientale.

La conferenza introduce il concetto di ricorsività nella teoria dei media digitali e la sua utilità nel pensare il rapporto contemporaneo tra tempo, media digitali e le strutture di sapere/potere. A partire dalla nozione tecnica di ricorsione, così come utilizzata nella programmazione informatica dove indica la procedura attraverso cui una routine precedente viene richiamata nello svolgimento di un compito, il concetto di ricorsività insieme a quello di contingenza è stato sviluppato da teorici e teoriche della computazione come Yuk Hui (2019), Luciana Parisi, e Ezekiel Dixon-Roman (2020) per definire il divenire temporale degli esseri tecnici. In particolare, in tecnologie come il machine learning e la generative AI, la ricorsività indica il modo in il meccanismo cibernetico del feedback (retroazione) utilizza i dati e altre strutture computazionali (come i grafi o le reti neurali) ai fini della programmazione e riprogrammazione algoritmica delle interfacce digitali. La ricorsività nei media digitali solleva la questione del il modo in cui il sociale è incorporato nelle tecnologie computazionali e media digitali (Chun 2021, Terranova 2024) attraverso un movimento a spirale che mescola computabile e incomputabile, ripetizione e contingenza, determinazione e indeterminatezza partecipando alla reinvenzione di tecnologie di potere così come a quella della loro sovversione. La temporalità della ricorsività dunque spiega non solo quella che Katherine N. Hayles (2012) definisce la tecnogenesi (la coevoluzione di umani e tecnologia), ma la tecnosociogenesi (cioè la transindividuazione collettiva delle società umane e delle loro tecnologie).

Riferimenti

Chun, Wendy Hui Kyong. Discriminating Data: Correlations, Neighborhoods, and the New Politics of Recognition. Cambridge, Mass.: The MIT Press, 2021.

Hayles, N. Katherine. How We Think: Digital Media and Contemporary Technologies. Chicago and London: The University of Chicago Press, 2012.

Hui, Yuk. Recursivity and Contingency. Lanham, Maryland: Rowman & Littlefield Publishers, 2019.

Parisi, Luciana, and Ezekiel Dixon-Román. “Recursive Colonialism & Cosmo-Computation.” Social Text, no. Control Societies @ 30: Technopolitical Forces and Ontologies of Difference (2020).

Terranova, Tiziana. “Technoliberalism and the Network Social.” Theory, Culture & Society 41, no. 7–8 (2024): 89–104.

Troppo spazio e poco tempo. Contraddizioni e paradossi del capitalismo informazionale

Emiliano Ilardi – Università di Cagliari

Hartmut Rosa nel suo famoso e fortunato libro Accelerazione e alienazione. Per una teoria critica del tempo nella tarda modernità (2010), ha scritto che uno degli effetti principali dell’“accelerazione del tempo”, che secondo lui è il segno distintivo della modernità occidentale, è stato e continua ad essere “la contrazione dello spazio”. Il che è sicuramente vero se consideriamo come “spazio” solamente quello di natura fisico-materiale. Ciò che sfugge a Rosa (che non a caso ha come principali riferimenti la Scuola di Francoforte e la Teoria Critica) è che l’evoluzione mediale (prima con i media elettrici e poi, soprattutto con i media digitali) ha prodotto dimensioni spaziali alternative che si sono aggiunte a quella materiale e oggi l’hanno addirittura surclassata, almeno dal punto di vista dell’economia e delle relazioni sociali. E allora se lo consideriamo da un punto di vista mediologico, il rapporto tra tempo e spazio va invertito rispetto alla raffigurazione di Rosa. Così scriveva il mediologo Régis Debray 25 anni fa all’alba della rivoluzione digitale: “I mass-media dell’ubiquità declassano i media più o meno affannati della storicità. I primi hanno ridistribuito i rapporti tra il qui e l’altrove in modo molto più sensibile e vistoso dei rapporti tra il prima e il dopo. Di qui il privilegio spontaneamente accordato dallo spirito pubblico ai mezzi di addomesticamento dello spazio sui mezzi di addomesticamento del tempo. Lo abbiamo rilevato più volte: il nostro territorio si allarga, il nostro calendario si restringe (2000, pp. 45-46).

La tesi che si vuole provare qui a dimostrare è che nella tarda modernità il capitalismo informazionale si è imposto e autolegittimato in Occidente, e senza provocare i conflitti sociali che avevano caratterizzato la modernità industriale, perché, a fronte di una violenta accelerazione del tempo in tutti ambiti della vita degli individui, ha fornito loro, in cambio, una enorme quantità di spazio in cui estroflettere e costruire desideri e identità e quindi percepirsi come autonomi e autodeterminati. A tal punto che le due dimensioni si alimentano a vicenda: la moltiplicazione degli spazi e la loro interconnessione (la fusione tra spazi della produzione e del consumo, ad esempio), elementi tipici della mediasfera digitale, accelerano e contraggono il tempo (l’opposto di quanto pensa Rosa) e, contemporaneamente, costituiscono l’unica condizione che ne permette l’accettazione sociale. Il patto che per prime le società occidentali, consapevolmente o inconsapevolmente è da stabilire, hanno stipulato con il Mefistofele del capitalismo digitale prevede proprio la cessione totale del tempo, che deve diventare esclusivamente produttivo, in cambio di dimensioni spaziali apparentemente libere e autonome. Ma si può essere liberi e autonomi nello spazio se abbiamo alienato la dimensione del tempo?

Riferimenti

Castells, M., La nascita della società in rete (1996). Bocconi Universiy Press, Milano 2014.

Debray R., Introduzione alla mediologia (2000). Meltemi, Milano 2024.

Elias, N., Saggio sul tempo (1984). Il Mulino, Bologna 1986.

Rosa H., Accelerazione e alienazione. Per una teoria critica del tempo nella tarda modernità (2010). Einaudi, Torino 2015.

Virno, P., Grammatica della moltitudine. Per una analisi delle forme di vita contemporanea, DeriveApprodi, Roma 2001.

Ripartendo da Elias. Sul tempo e sul controcampo artistico

Donatella Capaldi – Sapienza Università di Roma

Le basi tuttora più solide nella riflessione sociologica sul tempo sono in Norbert Elias. Ed è evidente la convergenza tra il suo impianto e quello della teoria mediologica, da McLuhan a Castells, a iniziare dal rilievo dato ai cambiamenti delle soggettività tra modo di sviluppo agricolo, industriale e informazionale. La concettualizzazione di Elias si fonda sulla storicità delle rappresentazioni del senso del tempo, per individuare la dinamica della coscienza e della conoscenza nel succedersi di trasformazioni simboliche connesse alla interdipendenza, nelle diverse dimensioni individuali e sociali, naturali e storiche, cosmiche e culturali. Lo sviluppo della società in termini di complessificazione, di processi di integrazione e disintegrazione della vita sociale, e di sviluppo tecnologico – vettori di “figurazioni” che i gruppi sociali trasformano di continuo – portano a superare soglie successive, in particolare quella della modernità oltre la quale il tempo può essere progettato, e l’esperienza del tempo può essere vissuta in forme diverse, in relazione agli ambienti sociali in cui i soggetti e i gruppi si muovono (Elias 1984).

Nei miei studi ho potuto approfondire alcuni aspetti del pensiero eliasiano, in particolare su tecnologia e utopia, traducendo saggi finora inediti in Italia (Elias 2025). Una base teorica che evitando generalizzazioni astratte e riduzioni dell’orizzonte al presente insegna a mettere in relazione tra loro fenomeni che si sviluppano sul lungo periodo. Come utilizzarla riguardo alle relazioni sociali nell’ambiente dei media digitali è oggetto di alcuni contributi sociologici sulla dinamica di contrazione del tempo, focalizzati soprattutto sul senso della memoria e del futuro (Mathieu 2020, Leccardi, Jedlowski and Cavalli 2023; Mandich 2023). La frammentazione e moltiplicazione delle visioni sul passato nell’ambiente digitale e l’aumento esponenziale di ciò che può essere conservato cambia le forme della memoria e le sue relazioni con il presente, a fronte di una contrazione dell’orizzonte e di un futuro sempre meno progettabile e più insicuro, mentre si acutizzano le fratture tra i “patrimoni generazionali” e le soggettività individuali. Per una attualizzazione teorica e di metodo il mio contributo esaminerà – per converso – la serie recentissima delle riflessioni sul tempo che su vari fronti vengono sviluppate dagli artisti nell’ambiente permeato dalle tecnologie dell’AI. Inseguendo i sentieri interrotti della memoria per ricomporre un passato non vissuto, ma avvertito come cruciale per il soggetto; o immaginando archivi come un dataset mai fatto emergere per discriminazioni sociali e politiche; o recuperando ancora materiali del passato che sviluppano forme nuove: un inespresso che la AI ricrea e fa emergere.

Riferimenti

Elias, N., Saggio sul tempo (1984). Il Mulino, Bologna 1986.

Elias, N., Natura e conoscenza. Stato-nazione e utopia. Introduzione e traduzione di D. Capaldi, Meltemi, Milano 2025 (in corso di pubblicazione)

Leccardi, C., Sociologie del tempo. Soggetti e tempo nell’età dell’accelerazione. Laterza, Roma 2009.

Leccardi, C, Jedlowski, P. and Cavalli, A., Exploring new temporal Horizons. Bristol University Press, 2023

Mandich, G., Sociologie del futuro. Meltemi, Milano 2023.

Mathieu, J., Zeit und Zeitperzeption: Historische Beiträge zur Interdisziplinären Debatte. W & R. Unipress, Goettingen 2020.

Ragone G., Memorie. Grande Dizionario Enciclopedico UTET, Torino 2014.



 
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