Programma della conferenza

VII “Non c’è più tempo!” Crisi ed emergenze nella società contemporanea / Cagliari, 19/20 giugno 2025

In un’epoca segnata da crisi ricorrenti e da un senso di urgenza perpetua, il concetto di tempo emerge come una lente imprescindibile per analizzare e comprendere la società contemporanea. Il convegno SISCC 2025, organizzato dalla “Società Scientifica Italiana di Sociologia, Cultura e Comunicazione”, intende riflettere sulle molteplici declinazioni del tempo nel contesto delle crisi odierne, esplorando come l’accelerazione dei ritmi di vita e la proliferazione delle emergenze stiano ridefinendo dimensioni fondamentali dell’educazione, della comunicazione e della vita quotidiana.

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 1 - Panel 10: Consumi culturali, memorie e immaginari al tempo della mediatizzazione
Ora:
Giovedì, 19/06/2025:
13:30 - 15:00

Chair di sessione: Silvia Leonzi
Luogo, sala: Aula 13 (A1-C)

1° piano. Edificio A (Palazzo Baffi) Campus Sant'Ignazio. Via Sant'Ignazio da Laconi, 74 (CA)

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Presentazioni

Consumi culturali, memorie e immaginari al tempo della mediatizzazione

Silvia Leonzi1, Giovanni Ciofalo1, Lorenzo Ugolini1, Piermarco Aroldi2, Roberta Bartoletti3, Francesca Pasquali4, Elisabetta Zurovac5

1Sapienza Università di Roma, Italia; 2Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; 3Alma Mater Studiorum Università di Bologna; 4Università degli Studi di Bergamo; 5Università degli Studi di Urbino Carlo Bo

NOTA INTRODUTTIVA

Nel tempo in cui viviamo, contraddistinto dall’interconnessione e dall’ibridazione tra dimensioni e pratiche fisiche e digitali, i processi di consumo culturale, di costruzione e di condivisione delle memorie e degli immaginari sono stati oggetto di una progressiva trasformazione, cui contribuiscono anche le dinamiche di ri-mediazione e di mediatizzazione.

L’innovazione, la re-invenzione, ma anche talvolta la resistenza, delle modalità attraverso cui fruire di contenuti culturali e mediali si pongono come caratteristiche di un sistema multidimensionale, al cui interno gli individui attivano pratiche e acquisiscono conoscenze in funzione della coesistenza di logiche diverse. A quelle dei legacy media e delle industrie creative tradizionali si affiancano, con il portato dei rischi connessi, quelle della piattaformizzazione e del transmedia. Contestualmente, rivestono un ruolo determinante anche le logiche riconducibili al set di competenze e alle caratteristiche dei repertori mediali e digitali di cui ciascuno è in grado di disporre in funzione delle proprie peculiarità identitarie, socio-culturali e generazionali.

In questo senso, dunque, appare fondamentale considerare i consumi e le pratiche mediali come spazi di negoziazione e ridefinizione dei riferimenti culturali, dei valori sociali e delle porzioni di un immaginario condiviso che danno origine a forme inedite di continuità e discontinuità.

Alla luce di un simile scenario, il panel intende riflettere sui modi in cui le pratiche mediali continuano a contribuire, seppure in forme sempre meno cristallizzate e sempre più pulviscolari, alla circolazione, alla selezione e alla stratificazione di riferimenti simbolici, alla costruzione di narrazioni collettive, alla generazione di conoscenze, alla trasmissione di memorie e alla sedimentazione di immaginari.

Tale riflessione da un lato non può prescindere dal considerare la complessificazione delle catene di interconnessione tra attori, tecnologie e domini sociali coinvolti, anche nel segno della mediatizzazione. Dall’altro, dalla necessità di tenere insieme attraverso un approccio ecologico le prospettive interpretative della sociologia dei processi culturali e comunicativi, dei media studies e della sociologia dei consumi, per rifuggire da ricostruzioni riduttive o semplificatorie, in quanto basate esclusivamente su processi di clusterizzazione (come per esempio quelli generazionali).

L’obiettivo del panel, pertanto, è quello di considerare le pratiche mediali e di consumo culturale come forme di appropriazione e di risemantizzazione influenzate da variabili di tipo comunicativo, culturale e tecnologico e alla base dei processi attraverso cui le memorie e gli immaginari si costruiscono, si frammentano e si ricompongono, si tramandano, seppure secondo modalità talvolta completamente differenti dal passato o persino condizionate da una profonda tensione tra permanenza e obsolescenza.

Il panel si articola attraverso la presentazione di prospettive teoriche e casi di ricerca. Il primo contributo si focalizza, tanto dal punto di vista teorico quanto con riferimenti a specifiche analisi, sulla categoria socioculturale di “generazione”, riflettendo in chiave critica sulla sua capacità di rappresentare ancora uno strumento utile, anche alla luce delle dinamiche di frammentazione e rimediazione degli immaginari e delle memorie sociali, così come dei processi di mediatizzazione profonda. Il secondo contributo approfondisce la dimensione personale e sociale della mortalità umana, indagando l’intreccio tra le culture del lutto e del ricordo, e le logiche e le affordances delle piattaforme digitali, attraverso una ricerca sulle pratiche di commemorazione dei defunti online. Il terzo paper riflette sull’ipotesi che sia in atto un processo di re-figurazione del rapporto tra consumi e pratiche mediali, memorie e immaginari che, basandosi su una logica ricorsiva, influisce sulla loro capacità (o incapacità) di sedimentazione e di condivisione. Nel quarto paper viene proposta l’analisi della fruizione sulle piattaforme (in particolare TikTok) di un prodotto mediale (una iconica canzone jugoslava del 1986), in grado di attivare una riattualizzazione del passato, che configura al tempo stesso forme di continuità e discontinuità nella memoria collettiva di uno specifico Paese, la Serbia.

CONTRO IL MARKETING GENERAZIONALE

Piermarco Aroldi, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Il paper mira a contribuire al panel “Consumi culturali, memorie e immaginari al tempo della mediatizzazione” con una riflessione teorica, seppur supportata da esempi di analisi, sulla tenuta della categoria sociologica di ‘generazione’ quale strumento interpretativo dei processi di costruzione dei legami sociali e delle identità collettive e sul ruolo dei media nel supportare tali processi.

Precedenti ricerche (autrice/tore, 2003; Colombo et al. 2012) hanno infatti provato a dimostrare il ruolo che i media – intesi sia come apparati sociotecnici disponibili che come repertori simbolici di immaginari condivisi – hanno storicamente esercitato nella progressiva definizione di un “we sense” generazionale (Corsten 1999), capace di darsi come un’identità culturale collettiva; tale ruolo si è mostrato più evidente in relazione ai processi di consumo realizzati durante gli anni della formazione, coerentemente con la proposta teorica formulata da Mannheim (1928/2000) nel suo contributo seminale sul “problema delle generazioni”, e in una dimensione retrospettiva, cioè nel momento in cui l’identità generazionale è fatta oggetto di riflessività condivisa e talvolta nostalgica da parte dei membri della medesima coorte, una volta raggiunta l’età adulta. In modo analogo, si è rivelata funzionale la capacità dei media stessi di ‘dare voce’ al “we sense” generazionale, sia in prospettiva “ingroup” che “outgroup”.

Altre variabili significative, nel definire la capacità degli immaginari e delle memorie mediali a dare forma sociale a una generazione, si sono rivelate quelle che caratterizzano il contesto storico e – in specie – le svolte epocali, le crisi o i traumi in grado di agire come vere e proprie “catastrofi” simboliche, spartiacque o turning point che distinguono una generazione da quella che la precede o da quella che la segue (Edmunds, Turner 2002).

Tali considerazioni spingono a considerare gli immaginari e le memorie mediali condivise da una generazione come uno degli elementi in gioco, sistematicamente inserito in una struttura sociale storicamente determinata, che richiede – come suggerito dal frame del panel – un approccio ecologico in grado di “tenere insieme le prospettive interpretative della sociologia dei processi culturali e comunicativi, dei media studies e della sociologia dei consumi” per evitare semplificazioni riduttive. Esempio di simili semplificazioni può essere trovato nell’uso acritico di alcune proposte del marketing generazionale, cui si fa provocatoriamente riferimento nel titolo di questo contributo, e che rischiano talvolta di ridurre la categoria di ‘generazione’ a semplice target o segmento di mercato basato su puri dati anagrafici; o che estendono le ‘label’ generazionali a livello globale senza tenere conto delle differenze strutturali che condizionano la formazione delle generazioni nei vari contesti nazionali o culturali.

Al tempo stesso, il paper proposto intende indagare l’effettiva tenuta della categoria socioculturale di ‘generazione’ alla luce delle dinamiche di frammentazione e rimediazione degli immaginari e delle memorie sociali, così come dei processi di mediatizzazione profonda della società (Hepp 2020) che paiono agire in modo contraddittorio sulla possibilità di coagulazione intorno a unità di senso e contenuti simbolici fortemente condivisi.

Riferimenti bibliografici

Colombo F., Boccia Artieri G., Del Grosso Destrieri L., Pasquali F., Sorice M. (eds.) (2012), Media e generazioni nella società italiana, Milano, FrancoAngeli.

Corsten M. (1999), “The time of generations”, in Time & Society, 8(2), pp. 249-272.

Edmunds J.,Turner E. (2002), Generations, culture and society, Buckingham, Open University Press.

Hepp A., (2020), Deep Mediatization, Oxon/New York, Routledge.

Mannheim K. (1928/2000), “Il problema delle generazioni”, in K. Mannheim, Sociologia della conoscenza, Bologna, il Mulino, pp. 241-296.

Autrice/tore, 2003

RICORDARE ONLINE? ADDOMESTICAMENTI E RESISTENZE NELL’USO DEI SOCIAL MEDIA NEL LUTTO IN ITALIA

Roberta Bartoletti, Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Francesca Pasquali, Università degli Studi di Bergamo

La mortalità umana, crisi sociale e soggettiva per eccellenza, è evidentemente intrecciata con la temporalità, con la costruzione del presente, del passato e del futuro. I media influenzano in modo profondo queste relazioni, rimediando o trasformando le memorie degli eventi e delle persone care, e costruendo uno spazio temporalmente sospeso, almeno in apparenza, di connessioni sociotecniche tra tracce digitali e utenti.

La nostra attenzione è concentrata sulle pratiche mediali di costruzione e condivisione di memorie e di immaginari sulla morte e sul rapporto con i defunti a partire dai risultati di una ricerca più ampia realizzata nell’ambito di un progetto PRIN, nel triennio 2017-2020, cui abbiamo partecipato con le unità di ricerca delle Università di Urbino e Bergamo. Gli obiettivi più ampi della ricerca erano quelli di indagare come gli italiani si rapportano alla morte oggi, quindi comportamenti atteggiamenti e credenze, abbracciando i diversi momenti della morte e del morire come processo. La nostra attenzione si è concentrata sul rapporto tra morte e media, sia attraverso un’indagine sulle rappresentazioni del lutto nella fiction italiana, sia attraverso un’analisi dei risultati della survey (2000 questionari rappresentativi della popolazione nazionale) e delle interviste in profondità (ca 400) in relazione al ruolo dei media digitali e sociali nelle pratiche mediali del lutto e del ricordo dei defunti.

Le principali domande di ricerca sono:

- come sono cambiate le pratiche del lutto e del ricordo dei defunti con l’avvento dei social media, nonché i continuing bonds? (forme di rimediazione e innovazioni)

- quali sono i motivi per cui gli italiani usano o non usano i social media nelle loro pratiche del lutto e di commemorazione dei defunti?

In questa presentazione ci concentriamo sulle pratiche della memoria dei defunti online, e sulle trasformazioni dei rituali e sulle controversie che emergono in relazione all’uso dei media digitali, e che dipendono dall’intreccio tra culture del lutto e del ricordo da un lato e logiche e affordances di media digitali e piattaforme dall’altro.

I risultati della ricerca sono inoltre la base per una riflessione sugli addomesticamenti immaginati delle applicazioni di intelligenza artificiale attualmente disponibili per costruire forme di immortalità digitale.

La relazione vede il dialogo tra diversi filoni di ricerca, da un lato i memory studies in relazione alle memorie private e familiari, i death studies in relazione in particolare alle trasformazioni del rapporto con i defunti e le pratiche del lutto e la memoria, e gli internet studies, al cui interno si è recentemente sviluppata un’area internazionale di ricerca sulla morte e il lutto online.

Riferimenti bibliografici

Arnold M., Gibbs M., Kohn T., Meese J., Nansen B. (2018), Death and Digital Media, London, Routledge.

Despret V. (2015), Au bonheur des morts. Récits de ceux qui restent, Paris, La Découverte.

Howarth G. (2000), “Dismantling the boundaries between life and death”, in Mortality, 5(2), pp. 127-138.

Lagerkvist A. (2013), “New Memory Cultures and Death: Existential Security in the Digital Memory Ecology”, in Thanatos, 2(2).

Papacharissi Z. (ed.) (2018), A Networked Self and Birth, Life, Death, New York, Routledge.

Splichal S. (2018), “Publicness-Privateness: Liquefaction of ‘The Great Dichotomy’”, in Javnost-The Public, 25(1-2), 1-10.

Sumiala J. (2022), Mediated Death, Cambridge, Polity.

Van Brussel L., Carpentier N. (eds.) (2014), The social construction of death: interdisciplinary perspectives, Basingstoke, Palgrave MacMillan.

Walter T. (2015), “New mourners, old mourners: Online memorial culture as a chapter in the history of mourning”, in New Review of Hypermedia and Multimedia, 21(10-24).

Walter T. (2018), “The pervasive dead”, in Mortality, 24(4), pp. 389-404.

Walter T., Hourizi R., Moncur W., Pitsillides S. (2012), “Does the Internet Change How We Die and Mourn? Overview and Analysis”, in Omega: Journal of Death & Dying, 64(4), pp. 275-302.

Autrice/tore, 2011

Autrice/tore, 2022a

Autrice/tore, 2022b

LA RE-FIGURAZIONE DEL RAPPORTO TRA MEDIA, MEMORIE E IMMAGINARI

Giovanni Ciofalo, Silvia Leonzi, Lorenzo Ugolini
Sapienza Università di Roma

Il paper costituisce un output di un progetto di ricerca, attivato presso il Dipartimento CoRiS della Sapienza, orientato a studiare le caratteristiche del rapporto tra media, memorie e immaginari nello scenario attuale.

Nello specifico, il contributo si propone di analizzare il profondo cambiamento in atto riguardante le reti di interdipendenza tra produzione e consumo culturale, le pratiche mediali, la costruzione di una memoria condivisa e la sedimentazione di un immaginario collettivo. L’ipotesi di partenza è che sia in atto un processo di re-figurazione che, basandosi su una logica ricorsiva, tende ad accelerare i tempi di riproposizione e/o di rinnovamento di quelle figurazioni una volta capaci di cristallizzarsi e oggi, invece, spesso caratterizzate da fluidità e volatilità.

Per comprendere la portata di una simile trasformazione ricorsiva è necessario considerare, anzitutto, i fattori talvolta propulsivi, talvolta critici, che, anche in funzione dell’impatto del digitale, hanno innescato e continuano ad alimentare questo processo. Dall’ampliamento delle possibilità di accesso alle pratiche di consumo culturale e mediale ai rischi dell’overload informativo e della digital pollution; dalla moltiplicazione delle modalità transmediali di fruizione e partecipazione alle forme di orientamento algoritmico e di piattaformizzazione delle esperienze. Contestualmente, appare fondamentale adottare una prospettiva ecologica in grado di comprendere variabili diverse come la moltiplicazione delle interconnessioni tra i diversi media riconducibile all’idea di un media manifold, la crescente differenziazione nella composizione dei repertori mediali degli individui e, non ultimo, il potere modellante della deep mediatization su specifici domini sociali e culturali come quelli della memoria e dell’immaginario.

L’impianto complessivo della ricerca si fonda su differenti fasi. Anzitutto, una ricognizione e una selezione di prodotti culturali e testi mediali, ritenuti più rilevanti dal punto di vista dell’apporto alla costruzione di una memoria condivisa e di un immaginario collettivo in Italia, nel periodo compreso dal secondo dopoguerra a oggi. Quindi, la somministrazione di un questionario strutturato a circa 500 individui, orientata alla rilevazione del livello di conoscenza dei contenuti precedentemente selezionati, unitamente alla ricostruzione delle modalità di consumo culturale e delle pratiche mediali e delle variabili socio-anagrafiche. La fase più recente, ancora in corso di svolgimento, prevede la realizzazione di focus group basati sia sulla partecipazione di individui appartenenti alla medesima generazione (secondo la classificazione più diffusa), sia su una partecipazione intergenerazionale, e orientati ad approfondire le modalità di accesso, conoscenza e le pratiche di fruizione relative alla medesima selezione di contenuti.

L’analisi dei risultati ottenuti finora sembra confermare l’ipotesi di un processo di re-figurazione del rapporto tra media, memorie e immaginari alla luce di diverse tendenze. Anzitutto, una propensione alla condivisione estemporanea dei significanti, che prescinde dai potenziali significati originali dei prodotti culturali, dei testi e delle pratiche mediali, anche in funzione di una crescente risemantizzazione individuale e/o collettiva. In secondo luogo, una riduzione delle forme di permanenza (non solo in termini di ‘ciclo di vita’ dei testi culturali e mediali), a favore di una crescente obsolescenza della memoria, con una conseguente difficoltà di costruzione di un sostrato identitario comune. Quindi, la potenziale affermazione di una sorta di “coda lunga” degli immaginari, come risultato di una progressiva frammentazione dell’immaginario collettivo. Infine, il depotenziamento del valore euristico della classificazione delle coorti generazionali come aggregati composti da individui nati nello stesso intervallo di tempo.

Riferimenti bibliografici

Anderson C. (2006), The Long Tail: Why the Future of Business Is Selling Less of More, New York, Hyperion.

Boccia Artieri G. (2015), “Mediatizzazione e network society: un programma di ricerca”, in Sociologia della comunicazione, 50, pp. 60-67.

Boccia Artieri G. (2022), “Ecologia dei media e pratiche di digital pollution”, in Sociologia della comunicazione, 64, pp. 43-58.

Chadwick A. (2017), The hybrid media system. Politics and power (2nd ed.), Oxford-New York, Oxford University Press.

Colombo F. (1998), La cultura sottile, Milano, Bompiani.

Colombo F. (2020), Ecologia dei media. Manifesto per una comunicazione gentile, Milano, Vita e Pensiero.

Hepp A. (2020), Deep Mediatization, London, Routledge.

Hepp A. (2024), “Curators of digital futures: The life cycle of pioneer communities”, in New Media & Society, online first.

Kelty C. (2005), “Geeks, social imaginaries, and recursive publics”, in Cultural Anthropology, 20(2), pp. 185-214.

Sorlin P. (2013), Memoria, narrazione, audiovisivo, Roma, Armando.

Autrice/tore 2022a

Autrice/tore 2022b

Autrice/tore 2023

ECHI DI RIVOLTA SU TIKTOK: MEDIATIZZAZIONE DELLA MEMORIA COLLETTIVA NELLE PROTESTE IN SERBIA

Elisabetta Zurovac
Università degli Studi di Urbino

Da dicembre 2024 la Serbia è stata attraversata da un’ondata di proteste, di cui si sono fatti portavoce gli studenti universitari e che hanno visto migliaia di cittadini scendere in piazza per esprimere il loro dissenso contro il governo di Aleksandar Vučić: controversie circa le elezioni, la corruzione e la manipolazione dei media mainstream sono alcuni dei temi principali che le proteste continuano a portare avanti. Anche in questo contesto, quindi, i social media emergono come uno spazio rilevante per la mobilitazione politica e soprattutto per il racconto della protesta (Cammaerts et al. 2013; Boccia Artieri 2021). Come già rilevato da diversi altri studi, TikTok è da intendersi come uno degli spazi in cui, specialmente le nuove generazioni, diffondono e incontrano contenuti di natura politica (Eriksson Krutrök, Åkerlund 2023). Inoltre, la peculiare affordance della piattaforma di permettere la ricerca e l’aggregazione di contenuti tramite traccia audio, permette da un lato di rinsaldare il forte legame che sappiamo esistere tra la musica e la politica, in particolar modo nei contesti di mobilitazione e protesta (autrice/tore 2022) e dall’altro rappresenta una delle modalità in cui è possibile fare ricerca all’interno della piattaforma (autrice/tore 2023). Infatti, dall’esplorazione degli hashtag #blokade e #serbianprotests è emersa una forte connotazione musicale, espressa anche tramite la realizzazione di canzoni ad hoc. Tuttavia, questo elaborato focalizza l’attenzione sull’utilizzo di una canzone iconica del periodo jugoslavo (Antonić, Štrbac 1998): “Ne lomite mi bagrenje” di Đorđe Balašević (1986). Pur non essendo una canzone esplicitamente politica, la ballata attraverso le sue metafore tocca dei temi vicini alla politica: la difesa delle proprie radici, la minaccia di un potere che agisce scorrettamente e il tentativo di resistere. Dalla sua pubblicazione, la canzone è stata sempre al centro di un dibattito legato al suo essere o meno un tentativo di denuncia della condizione dei serbi in Kosovo. Tale lettura è stata quella preferita dal governo di Milošević, dal quale Balašević ha sempre preso le distanze, in quanto vicino agli ideali jugoslavi di fratellanza e unità più che a quelli del nazionalismo (Bogdanić 2021).

Tenendo in considerazione il valore di questa canzone per quel che concerne l’eredità culturale jugoslava e la sua memoria collettiva, la presente proposta mira a rispondere alle seguenti domande di ricerca:

DR1: considerando da un lato la mediazione della piattaforma e dall’altro il framing della canzone, attraverso quali temi e immaginari si sviluppa il racconto della protesta?

DR2: l’utilizzo di questa traccia facilita forme di riattualizzazione del passato jugoslavo?

Per rispondere a queste domande sono stati manualmente raccolti 1000 video legati alla protesta, tramite il motore di ricerca interno alla piattaforma e la possibilità di rintracciare i contenuti per traccia audio. Nello specifico sono stati presi in considerazione: a) cosa viene ripreso all’interno del video (filmati originali delle proteste; contenuti provenienti da altri media e legati alle proteste; elaborazioni grafiche); b) la presenza di elementi legati alla jugonostalgia (slogan; simboli; personaggi icona); c) pattern di contenuti (forme memetiche tipiche di TikTok); d) la presenza o assenza del volume della traccia audio. Oltre alla parte visuale, si è tenuto conto del corredo testuale dei video, quindi: didascalia e testo in sovraimpressione. Dai risultati preliminari emerge come la mediatizzazione della memoria in relazione ai social media (Bartoletti 2011, Garde-Hansen 2011) agisca attraverso pratiche di appropriazione, reinterpretazione e stratificazione simbolica: elementi della memoria culturale jugoslava vengono rielaborati e politicizzati dalle nuove generazioni, portando a galla nuove modalità di “impiegare” il ricordo. In questo processo, la piattaforma non solo facilita la diffusione e la visibilità dei contenuti, ma opera anche come uno spazio di negoziazione del senso storico, in cui il passato viene riattualizzato e reso funzionale alle istanze del presente, configurando così nuove forme di continuità e discontinuità nella memoria collettiva.

Riferimenti bibliografici

Antonić D., Štrbac D. (1998), YU 100: najbolji albumi jugoslovenske rok i pop muzike, Belgrade, YU Rock Press.

Balašević Đ. (1986), “Ne lomite mi bagrenje”, in Bezdan, Jugoton.

Bartoletti R. (2011), Memory and Social Media: New Forms of Remembering and Forgetting, in B.M. Pirani (ed), Learning from Memory: Body, Memory and Technology in a Globalizing World, Newcastle, Cambridge Scholars Publishing, pp. 82-111.

Boccia Artieri G. (2021), Networked Participation: Selfie Protest and Ephemeral Public Spheres, in D. Della Ratta, G. Lovink, T. Numerico, P. Sarram (eds.), The Aesthetics and Politics of the Online Self: A Savage Journey into the Heart of Digital Cultures, Cham, Palgrave Macmillan, pp. 331-356.

Bogdanić L. (2021), “Djordje Balašević il poeta dell’utopia”, in Il Manifesto, 27 Febbraio 2021. Disponibile online all’indirizzo: https://ilmanifesto.it/djordje-balasevic-poeta-dellutopia.

Cammaerts B., Mattoni A., McCurdy P. (eds.) (2013), Mediation and Protest Movements, Bristol, Intellect Books.

Eriksson Krutrök M., Åkerlund M. (2023), “Through a White Lens: Black Victimhood, Visibility, and Whiteness in the Black Lives Matter Movement on TikTok”, in Information, Communication & Society, 26(10), pp. 1996-2014.

Garde-Hansen J. (2011), Media and memory, Edimburgo, Edinburgh University Press.

Autrice/tore, 2022

Autrice/tore, 2023