Programma della conferenza

VII “Non c’è più tempo!” Crisi ed emergenze nella società contemporanea / Cagliari, 19/20 giugno 2025

In un’epoca segnata da crisi ricorrenti e da un senso di urgenza perpetua, il concetto di tempo emerge come una lente imprescindibile per analizzare e comprendere la società contemporanea. Il convegno SISCC 2025, organizzato dalla “Società Scientifica Italiana di Sociologia, Cultura e Comunicazione”, intende riflettere sulle molteplici declinazioni del tempo nel contesto delle crisi odierne, esplorando come l’accelerazione dei ritmi di vita e la proliferazione delle emergenze stiano ridefinendo dimensioni fondamentali dell’educazione, della comunicazione e della vita quotidiana.

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 5 - Panel 01: Le sfide della fringe democracy: la crisi del mainstream vista dai margini del discorso pubblico
Ora:
Venerdì, 20/06/2025:
16:15 - 17:45

Chair di sessione: Sara Bentivegna
Chair di sessione: Giovanni Boccia Artieri
Chair di sessione: Rossella Rega
Luogo, sala: Aula A (B0-A)

Piano terra. Edificio B, Campus Sant'Ignazio. Via Sant'Ignazio da Laconi, 76 (CA)

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Presentazioni

Le sfide della fringe democracy: la crisi del mainstream vista dai margini del discorso pubblico

Giovanni Boccia Artieri1, Sara Bentivegna2, Rossella Rega3, Stefano Brilli1, Valeria Donato1, Nicola Righetti1, Elisabetta Zurovac1

1Università di Urbino Carlo Bo, Italia; 2Sapienza Università di Roma; 3Università degli Studi di Siena

Introduzione al panel

Il rapporto tra politica, media e dibattito pubblico è interessato da una serie di trasformazioni che riguardano la qualità dell’informazione e le modalità della comunicazione politica. Oggi, fake news, disordine informativo e un linguaggio emotivo e polarizzante segnano il discorso pubblico, mettendo in atto strategie che sfruttano immagini, meme – spesso generati dall’IA, come visto dal video di Trump su Gaza – e che mirano a mobilitare l’elettorato, riuscendo ad evocare dinamiche simili ai fandom e consolidando il consenso attraverso retoriche mirate. Questo avviene in un ecosistema mediale ibrido, dove media tradizionali e piattaforme online si intrecciano, amplificando la polarizzazione.

La “piattaformizzazione della sfera pubblica” ridefinisce i luoghi del dibattito: social network, motori di ricerca e siti di condivisione centralizzano la comunicazione. Gli algoritmi curano i contenuti, privilegiando l’engagement e i ricavi pubblicitari, spesso a scapito della veridicità. Se questo democratizza la partecipazione, apre però a disinformazione e contenuti nocivi, sollevando questioni su regolamentazione e responsabilità. I media tradizionali, costretti ad adattarsi, competono in un sistema che altera profondamente la struttura del discorso pubblico e le sue implicazioni democratiche.

In questo contesto emerge la “fringe democracy”, un concetto che descrive l’ascesa di voci marginali – alternative o anti-mainstream – che, grazie alle piattaforme digitali, entrano nel dibattito pubblico e influenzano la politica istituzionale. Questi attori sfruttano la distribuzione dei social media per amplificare posizioni dissonanti, modificando la natura delle discussioni democratiche. Il panorama digitale, in un mix di spazi pubblici, semi-pubblici e privati, facilita la migrazione tra ambienti fringe e mainstream, alimentandone tossicità e polarizzazione.

Studi recenti collegano le piattaforme fringe alla disinformazione, al cospirazionismo e alla normalizzazione di ideologie estremiste, evidenziando una possibile relazione con la crescita dell’estrema destra. Questi spazi, dunque, sembrano fungere da laboratori per idee radicali che penetrano nel mainstream, ma, in realtà, offrono anche voce a comunità marginali. La fringe democracy, dunque, è un modo per esplorare come le voci sottorappresentate o anti-democratiche vengano amplificate, come le ideologie radicali si normalizzino e come la polarizzazione affettiva possa costruire reti transnazionali di odio. Al contempo, invita a riflettere sulle categorie di “fringe”, “alternative” o “anti-mainstream”: benché utili come punti di partenza per comprendere questo scenario, rischiano di accentuare la distanza tra centro e periferia della sfera pubblica.

Questo panel intende indagare tali dinamiche, cruciali per capire il presente e il futuro del dibattito democratico. Le ricerche presentate nel panel fanno parte del progetto di ricerca ******, riguardante la circolazione di narrazioni tra fringe e mainstream in grado di “intossicare” il sistema dei media ibrido italiano.

Il primo paper indaga le strategie di monetizzazione delle comunità fringe su Telegram in Italia, evidenziando come tali pratiche oscillino tra approcci simili alle piattaforme mainstream e modalità alternative volte a rafforzare l’identità anti-mainstream. Pur adottando strumenti analoghi ai creator più diffusi, il framing della monetizzazione sottolinea una tensione costante tra attivismo e interesse personale.

Il secondo paper esamina il modo in cui la stampa italiana ha inquadrato Telegram dal 2013 a oggi, evidenziando i picchi di copertura e i principali frame attraverso cui la piattaforma è narrata, dalla app innovativa che favorisce la sicurezza e indirizzata agli appassionati di tecnologia, allo spazio dove proliferano contenuti illegali tra pirateria e attività criminale, fino all’idea della piattaforma come luogo preferito per la diffusione di disinformazione, movimenti anti-sistema e di estrema destra. L’analisi mostra come, anche in base alle diverse linee editoriali, la piattaforma venga presentata alternativamente come uno spazio pericoloso e deregolamentato o come un’opportunità di libertà e indipendenza.

Il terzo contributo esplora il fenomeno della “toxicity” nel contesto della fringe democracy, identificando tre dimensioni (manipolativa, polarizzante e algoritmica) che contribuiscono a radicalizzare il discorso politico. L’analisi rivela come le logiche di amplificazione dei contenuti estremi nei contesti digitali alternativi possano influire negativamente sulla qualità della partecipazione e sulla stessa tenuta delle democrazie contemporanee.

Paper 1

Monetizzazione ai margini: pratiche di guadagno e sostentamento nella telegramsfera fringe italiana

Giovanni Boccia Artieri, giovanni.bocciaartieri@uniurb.it
Stefano Brilli, stefano.brilli@uniurb.it
Valeria Donato, valeria.donato@uniurb.it
Nicola Righetti, nicola.righetti@uniurb.it
Elisabetta Zurovac, elisabetta.zurovac@uniurb.it
Università degli Studi di Urbino Carlo Bo

Il panorama digitale contemporaneo è caratterizzato da una costellazione di spazi pubblici, semi-pubblici e privati (Boccia Artieri et al. 2021) interconnessi da dinamiche di migrazione reciproca. Ciò che rimane ancora poco studiato è il rapporto che intercorre tra piattaforme fringe, piattaforme “mainstream” e media tradizionali.

Le fringe platforms, secondo la definizione di de Winkel (2023), sono servizi digitali alternativi che contestano le norme ideologiche, regolative e tecniche delle piattaforme mainstream. Non si limitano a rappresentare ideologie politiche estreme, ma abbracciano un’ampia varietà di obiettivi che vanno dall’informazione alla manipolazione, dalla propaganda all’attivismo. Queste comunità, caratterizzate da una forte coesione ideologica e polarizzazione affettiva, facilitano spesso la rapida diffusione di contenuti problematici e movimenti reazionari, che possono successivamente espandersi nei media tradizionali (Schulze et al., 2022).

I pubblici attorno a questi spazi adottano frequentemente strategie di promozione e monetizzazione mutuate dalle piattaforme mainstream, rendendo meno nette le distinzioni tra questi due ecosistemi mediali e informativi. Al contempo, però, si riscontrano anche strategie di monetizzazione alternative (Zeng & Schäfer, 2021) per supportare la produzione di contenuti e intensificare il coinvolgimento degli utenti.

Questo studio, inserito nel progetto *****, analizza le strategie di monetizzazione delle comunità fringe nel contesto del panorama digitale ibrido italiano, con particolare attenzione alla “Telegram-sfera” italiana di orientamento anti-mainstream. Il paper esplora quindi il modo in cui tali comunità si relazionano con i media e le piattaforme tradizionali, sia adottando tattiche di monetizzazione analoghe, sia sviluppando approcci alternativi (Hua et al., 2022) per sostenere la creazione di contenuti, promuovere l’engagement e consolidare la propria identità distintiva.

La ricerca si basa su due domande principali:

R.Q. 1: Quali metodi di monetizzazione vengono impiegati da queste comunità marginali?

R.Q. 2: Come viene declinata la monetizzazione all’interno dei discorsi di queste comunità?

A partire da un elenco iniziale di canali Telegram fornito dal noto sito di debunking BUTAC, abbiamo ampliato il campione sfruttando la funzione “canali consigliati” di Telegram. Attraverso uno script Python ad-hoc, abbiamo raccolto tre iterazioni di canali consigliati, raggiungendo un totale di 558 canali. Tramite un’analisi qualitativa del contenuto - in particolare nelle descrizioni dei canali e nei messaggi in evidenza, è stato possibile individuare le strategie di monetizzazione e il loro inquadramento discorsivo.

I canali monetizzati registrano in media quasi il doppio degli iscritti e risultano più frequentemente consigliati. Tuttavia, quelli che utilizzano piattaforme di monetizzazione alternative o di nicchia non si distinguono per una maggiore centralità o numerosità di follower rispetto al corpus complessivo.

Sono emerse otto principali strategie di monetizzazione, collocabili lungo un continuum tra ricompense materiali e immateriali: vendita di prodotti generici e offerte promozionali, articoli di “salute alternativa”, libri, servizi professionali, eventi dal vivo, contenuti a pagamento, partecipazione retribuita a cause affini e donazioni finalizzate a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità. Sebbene Telegram offra strumenti di monetizzazione più limitati rispetto alle piattaforme mainstream, tali strategie riflettono tendenze più ampie della produzione culturale digitale e dell’aspirational labour (Duffy 2016).

Sono stati, inoltre, individuati cinque frame discorsivi usati per legittimare le richieste economiche, riconducibili a due approcci retorici principali: uno affine al concetto di “azione connettiva” (Bennett & Segerberg 2012) e l’altro orientato al perseguimento di benefici individuali, simbolici o materiali.

In conclusione, lo studio rileva che, da un punto di vista tecnico, le strategie di monetizzazione osservate non si discostano in modo significativo da quelle dominanti tra le piattaforme e i creator mainstream. Tuttavia, il significato attribuito alla monetizzazione riflette un ethos anti-mainstream, contraddistinto da una duplice retorica che intreccia attivismo e interesse personale, evidenziando una tensione costante tra modelli economici alternativi e le logiche della platformization.

Riferimenti bibliografici

Bennett, W. L., & Segerberg, A. (2012). The logic of connective action: Digital media and the personalization of contentious politics. Information, communication & society, 15(5), 739-768.

Boccia Artieri, G., Brilli, S., & Zurovac, E. (2021). Below the radar: Private groups, locked platforms, and ephemeral content—Introduction to the special issue. Social Media+ Society, 7(1), 2056305121988930.

de Winkel, T. (2023). Fringe platforms: An analysis of contesting alternatives to the mainstream social media platforms in a platformized public sphere (Doctoral dissertation, Utrecht University).

Duffy, B. E. (2016). The romance of work: Gender and aspirational labour in the digital culture industries. International journal of cultural studies, 19(4), 441-457.

Hua, Y., Horta Ribeiro, M., Ristenpart, T., West, R., & Naaman, M. (2022). Characterizing alternative monetization strategies on YouTube. Proceedings of the ACM on Human-Computer Interaction, 6(CSCW2), 1-30.

Schulze, H., Hohner, J., Greipl, S., Girgnhuber, M., Desta, I., & Rieger, D. (2022). Far-right conspiracy groups on fringe platforms: A longitudinal analysis of radicalization dynamics on Telegram. Convergence: The International Journal of Research into New Media Technologies, 28(4), 1103-1126.

Zeng, J., & Schäfer, M. S. (2021). Conceptualizing “dark platforms”. Covid-19-related conspiracy theories on 8kun and Gab. Digital Journalism, 9(9), 1321-1343.

Paper 2

Nerd, criminali e disinformatori: il framing giornalistico di Telegram in Italia dalla 2013 ad oggi

Sara Bentivegna, sara.bentivegna@uniroma1.it
Sapienza Università di Roma

Negli ultimi anni, Telegram si è affermata come una piattaforma di comunicazione sempre più rilevante, suscitando l’attenzione dei media italiani per il suo utilizzo in contesti che spaziano dall’intrattenimento all’informazione alternativa. Mappando i contenuti diffusi su Telegram, diversi studi hanno evidenziato posizioni anti-sistema, anti-democratiche ed estremiste diffuse da reti di canali e gruppi, soprattutto a seguito dell’epidemia di Covid-19 (Schulze et al. 2022; Jost & Dogruel 2023; Buehling, K., & Heft 2023; Zehring & Domahidi 2023). Sebbene nel contesto accademico si sia consolidata la reputazione di Telegram come spazio privilegiato per la disinformazione e l’estremismo di destra, pochi studi si sono occupati di indagare il ruolo della stampa nella percezione pubblica di Telegram come spazio “alternativo”.

Il paper presenta i risultati della ricerca sui framing giornalistici di Telegram in Italia, al fine di comprendere se e in che modo i news media partecipino al processo di “fringification”, ossia alla deriva materiale, discorsiva e sociale della piattaforma in “ecosistema mediale alternativo”. Nello specifico le domanda di ricerca che guidano l’analisi sono:

RQ1: A quali temi e fatti di cronaca è legata la copertura giornalistica di Telegram in Italia?

RQ2: Quali frame e narrazioni giornalistiche posizionano Telegram come spazio alternativo?

Nella prima fase della ricerca è stata effettuata una prima indagine esplorativa tramite la piattaforma Media Cloud la copertura giornalistica negli ultimi cinque anni di tutte le piattaforme solitamente denominate come “fringe”. Da questa fase è risultato chiaro come le altre piattaforme fringe siano state scarsamente coperte dalla stampa italiana, mentre la presenza di Telegram è risultata consistente e crescente nel tempo (43.996 risultati da gennaio 2020 a gennaio 2025).

Nella seconda fase della ricerca, tramite lo strumento di monitoraggio Volopress, sono stati raccolti tutti gli articoli online pubblicati da testate nazionali e locali italiane contenenti la parola chiave “Telegram”, dalla creazione della piattaforma (2013) fino a febbraio 2025.

Attraverso una combinazione di analisi del frame qualitativa (Linström & Marais, 2012) e computazionale (Walter & Ophir 2019; Yu & Fliethmann, 2022), sono stati esaminati diversi aspetti: il tema principale degli articoli e la sezione tematica in cui compaiono (ad esempio cronaca, tecnologia o politica); la distinzione tra articoli in cui Telegram è il fulcro della narrazione e quelli in cui funge soltanto da contesto per altri eventi; il legame tra Telegram e i fatti di cronaca, con particolare riferimento alla presenza di attività illecite; infine, le modalità in cui la piattaforma viene inquadrata rispetto ad altre piattaforme digitali, valutando se sia presentata come centrale o periferica nel panorama comunicativo.

A picchi d’interesse incentrati su grandi eventi (estate/autunno 2021 relativi alla pandemia, ai gruppi novax e alla compravendita di green pass falsi nonché la primavera 2022 in corrispondenza dell’invasione Russa in Ucraina), si alternano picchi dovuti a scandali e fatti di cronaca legati alla diffusione di contenuti illeciti. I risultati preliminari evidenziano che, nella costruzione reputazionale della piattaforma, longitudinalmente si sono succedute narrazioni differenti sul piano temporale e, al contempo, si sono scontrate diverse prospettive sincronicamente in base all’orientamento politico delle testate.

Nei casi in cui Telegram è l’oggetto della narrazione, emerge un framing che oscilla tra la fascinazione per le sue caratteristiche di privacy e sicurezza (specialmente nella fase dal 2013 al 2018) alla stigmatizzazione per il suo utilizzo in contesti problematici.

Sebbene l’Italia sia uno dei Paesi in cui Telegram è più diffuso, con una penetrazione che interessa circa un terzo della popolazione, le narrazioni giornalistiche continuano a insistere sull’ “alterità” della piattaforma. Questa caratteristica, infatti, viene talvolta descritta come una pericolosa mancanza di regolamentazione che merita cautela, mentre altre volte viene presentata come un modello di libertà cui gli attori dell’informazione scelgono di aderire per rafforzare la propria reputazione “indipendente”.

Riferimenti bibliografici

Buehling, K., & Heft, A. (2023). Pandemic protesters on telegram: How platform affordances and information ecosystems shape digital counterpublics. Social Media+ Society, 9(3), 20563051231199430.

Jost, P., & Dogruel, L. (2023). Radical mobilization in times of crisis: Use and effects of appeals and populist communication features in Telegram channels. Social Media+ Society, 9(3), 20563051231186372.

Linstrõm, M., & Marais, W. (2012). Qualitative news frame analysis: a methodology. Communitas, 17, 21-38.

Schulze, H., Hohner, J., Greipl, S., Girgnhuber, M., Desta, I., & Rieger, D. (2022). Far-right conspiracy groups on fringe platforms: A longitudinal analysis of radicalization dynamics on Telegram. Convergence: The International Journal of Research into New Media Technologies, 28(4), 1103-1126.

Walter, D., & Ophir, Y. (2019). News frame analysis: An inductive mixed-method computational approach. Communication Methods and Measures, 13(4), 248-266.

Yu, Q., & Fliethmann, A. (2022). Frame detection in German political discourses: How far can we go without large-scale manual corpus annotation?. Journal for Language Technology and Computational Linguistics, 35(2), 15-31.

Zehring, M., & Domahidi, E. (2023). German corona protest mobilizers on Telegram and their relations to the far right: A network and topic analysis. Social Media+ Society, 9(1), 20563051231155106.

Paper 3

Toxicity e fringe democracy: manipolazione, polarizzazione e amplificazione algoritmica

Giovanni Boccia Artieri, giovanni.bocciaartieri@uniurb.it, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Rossella Rega, rossella.rega@unisi.it, Università degli Studi di Siena

La tossicità nella comunicazione politica contemporanea non è solo un effetto collaterale dell’interazione online, ma un elemento strutturale che influisce sulla qualità della partecipazione democratica, soprattutto in ambienti che sfidano le norme del discorso pubblico mainstream. Nel contesto della fringe democracy, spazi digitali alternativi diventano laboratori di sperimentazione politica, dove dinamiche discorsive estreme si intrecciano con le logiche economiche e tecniche delle piattaforme digitali. Qui, la toxicity non è semplicemente un prodotto spontaneo del dibattito, ma una strategia attiva di manipolazione, mobilitazione e disintermediazione, che può favorire il rafforzamento identitario di gruppi politici e la polarizzazione del discorso pubblico.

Non esiste una definizione univoca di tossicità: gli approcci empirici-operativi, come quello di Google Perspective API, la inquadrano come manifestazione di maleducazione, mancanza di rispetto o irragionevolezza, mentre altri studi ne sottolineano la dipendenza da fattori contestuali, dalle affordance delle piattaforme e dalle dinamiche di gruppo. Nel contesto della fringe democracy, la tossicità è stata esaminata dagli studiosi attraverso tre principali forme che si sovrappongono e si rafforzano a vicenda:

  • tossicità manipolativa, in cui strategie retoriche e narrative vengono utilizzate per distorcere il dibattito pubblico, rafforzare credenze radicalizzate e creare divisioni ideologiche, attraverso tecniche di framing e disinformazione mirata.

  • tossicità polarizzante, che si manifesta attraverso insulti, demonizzazione di chi la pensa diversamente, ostilità e attacchi personali, erodendo le norme di convivenza democratica e creando un clima di ostilità che scoraggia la partecipazione costruttiva.

  • tossicità algoritmica, in cui le logiche di amplificazione premiano i contenuti più incendiari, incentivando inciviltà e disinformazione come strumenti di engagement e di consolidamento delle comunità fringe.

Questi livelli di tossicità si intrecciano nei contesti fringe, dove il discorso politico si radicalizza e si allontana dalle regole della deliberazione democratica, normalizzando la violenza discorsiva e alterando il funzionamento della sfera pubblica. Tuttavia, la fringe democracy non rappresenta più un semplice processo di inclusione dal basso dei margini nella sfera politica, ma diventa un campo di battaglia in cui le forze di rinnovamento alimentano (e sono alimentate da) dinamiche di polarizzazione (soprattutto di tipo affettivo) e manipolazione.

Questa trasformazione solleva questioni cruciali: in che misura l’amplificazione delle voci marginali, pur essendo teoricamente volta a una maggiore democratizzazione, può compromettere la qualità e la legittimità dei processi democratici in un’epoca fortemente mediatizzata e platformized? Il dibattito attuale deve confrontarsi con questa sfida: come conciliare l’aspirazione a una democrazia che abbraccia i “margini” (fringe) con la necessità di preservare la coerenza e la solidità dei principi democratici, in un panorama in cui attori e narrazioni fringe sfruttano le logiche del sistema mediale ibrido per attaccare le fondamenta della democrazia stessa?.

Questo paper esplorerà il ruolo della toxicity nella fringe democracy, analizzando – mediante una ricognizione teorica sul tema – come essa venga costruita, amplificata e sfruttata nei diversi ambienti digitali e quali conseguenze abbia sulla partecipazione politica e sulla tenuta della sfera pubblica democratica.

Riferimenti bibliografici

Hanley & Durumeric, 2023, Sub-Standards and Mal-Practices: Misinformation’s Role in Insular, Polarized, and Toxic Interactions on Reddit.

Hoseini, M., Melo, P., Benevenuto, F., Feldmann, A., & Zannettou, S. (2023, April). On the globalization of the QAnon conspiracy theory through Telegram. In Proceedings of the 15th ACM Web Science Conference 2023 (pp. 75-85).

Jakob, J., Dobbrick, T., Freudenthaler, R., Haffner, P., & Wessler, H. (2023). Is constructive engagement online a lost cause? Toxic outrage in online user comments across democratic political systems and discussion arenas. Communication Research, 50(4), 508-531.

Kim, J. W., Guess, A., Nyhan, B., & Reifler, J. (2021). The distorting prism of social media: How self-selection and exposure to incivility fuel online comment toxicity. Journal of Communication, 71(6), 922-946.

Park, J., Yang, J., Tolbert, A., & Bunsold, K. (2024). You change the way you talk: Examining the network, toxicity and discourse of cross-platform users on Twitter and Parler during the 2020 US Presidential Election. Journal of Information Science

Recuero, R. (2024). The platformization of violence: Toward a concept of discursive toxicity on social media. Social Media+ Society, 10(1), 20563051231224264.

Sheth, A., Shalin, V. L., & Kursuncu, U. (2022). Defining and detecting toxicity on social media: context and knowledge are key. Neurocomputing, 490, 312-318.

Villate-Castillo, G., Del Ser, J., & Urquijo, B. S. (2024). A systematic review of toxicity in large language models: Definitions, datasets, detectors, detoxification methods and challenges.



 
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