Programma della conferenza

VII “Non c’è più tempo!” Crisi ed emergenze nella società contemporanea / Cagliari, 19/20 giugno 2025

In un’epoca segnata da crisi ricorrenti e da un senso di urgenza perpetua, il concetto di tempo emerge come una lente imprescindibile per analizzare e comprendere la società contemporanea. Il convegno SISCC 2025, organizzato dalla “Società Scientifica Italiana di Sociologia, Cultura e Comunicazione”, intende riflettere sulle molteplici declinazioni del tempo nel contesto delle crisi odierne, esplorando come l’accelerazione dei ritmi di vita e la proliferazione delle emergenze stiano ridefinendo dimensioni fondamentali dell’educazione, della comunicazione e della vita quotidiana.

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 1 - Panel 05: “To be continued, but also not”. Tempo e narrazione tra serialità e post-serialità
Ora:
Giovedì, 19/06/2025:
13:30 - 15:00

Chair di sessione: Sergio Brancato
Luogo, sala: Aula Magna ex Facoltà di Scienze Politiche (B0-B)

Piano terra. Edificio B, Campus Sant'Ignazio. Via Sant'Ignazio da Laconi, 78 (CA)

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Presentazioni

“To be continued, but also not”. Tempo e narrazione tra serialità e post-serialità

Sergio Brancato1, Daniele Barbieri2, Martina Masullo3, Marco Pellitteri4

1Università degli Studi di Napoli Federico II, Italia; 2Accademia delle Belle Arti di Bologna, Italia; 3Università degli Studi di Salerno, Italia; 4Xi'an Jiaotong-Liverpool University (Suzhou, Cina)

Abstract generale del panel

Se “nel DNA della nostra cultura le narrazioni seriali sono dominanti” (Ragone 2023), allora esse si prestano a cogliere i significati profondi del conflitto di culture in atto nel passaggio d’epoca tra comunicazioni di massa e habitat digitale: in qualche misura, la serialità intesa quale “definizione teorica dei processi che sono al cuore della cultura di massa” (Abruzzese 1984) costituisce l’osservatorio privilegiato per cogliere – sul piano delle forme mediatiche più che nell’analisi dei contenuti – le mutazioni intervenute nelle dinamiche della costruzione sociale della realtà.

In questa prospettiva, il panel intende mettere a confronto differenti saperi e statuti disciplinari – analisi comparata dei media, semiotica, sociologia della comunicazione – al fine di indagare le mutazioni del tempo narrativo nel passaggio dalle forme classiche della serialità organizzata intorno al palinsesto (dunque nel quadro di appuntamenti cadenzati su di un calendario collettivo dei consumi) e quelle della post-serialità, caratterizzata soprattutto da innovative modalità di fruizione dei testi grazie a menù fortemente individualizzati. È superfluo sottolineare quanto la categoria moderna di “tempo” riguardi la sostanza profonda dell’esperienza storica e richieda, pertanto, anche la capacità di contemplare slittamenti tematici rispetto alle forme e ai contenuti dell’immaginario (come si evince dal tentativo di tenere insieme nel panel una eterogenea congerie di oggetti culturali: dai nessi tra serialità e tempo della “festa”, focus della prima relazione, alla temporalità seriale del mondo alternativo del gruppo musicale Laibach, si cui si occupa il secondo intervento, fino all’intreccio fra storia e immaginario nella post-serie M. Il figlio del secolo , cuore della terza relazione, e alla chiusura con le tematiche della cronemica nella produzione e nel consumo degli anime).

Siamo coinvolti, direbbe Byung-Chul Han, in una epocale crisi della narrazione. Il sottotesto dell’argomento individuato – la temporalità dell’esperienza narrativa, in particolare (ma non solo) quella delle platform series – rimanda quindi proprio alla natura dei conflitti in atto sul piano delle forme estetiche e della loro organizzazione testuale vista come piano di mediazione tra apparati produttivi e culture del consumo. La domanda sulla dimensione narrativa del tempo vuole dunque illuminare cosa implichi sul piano delle culture e delle pratiche collettive la rinegoziazione dei ruoli tra lavoro intellettuale e fruizione dei prodotti culturali che registriamo nel transito tra sistemi dei media contigui ma intrinsecamente oppositivi.

L’idea che nelle forme digitali di narrazione del mondo emergano in filigrana – dunque leggibili sociologicamente– i caratteri costitutivi delle nuove soggettività storiche, tra cui la nevralgica organizzazione del tempo collettivo, non è certamente innovativa, visto che una solida tradizione degli studi sui nessi tra culture mediali e temporalità ha percorso questa strada per indagare l’esperienza storica della cultura di massa (Bolter 2020). Tuttavia, questo compito resta oggi tra i più urgenti e sensibili della ricerca mediologica.

Bibliografia essenziale di riferimento:

Abruzzese, A. (1984). Ai confini della serialità. Napoli: Società Editrice Napoletana

Bolter, J.D. (2020). Plenitudine digitale. Il declino delle culture di élite e l’ascesa dei media digitali. Roma: minimum fax

Byung-Chul Han (2024), La crisi della narrazione. Informazione, politica e vita quotidiana. Torino: Einaudi

Brancato, S. (2011). Post-serialità. Per una sociologia delle tv-series. Napoli: Liguori

Brancato, S., Cristante, S., Ilardi, E. (2024). Storia e teoria della serialità – Vol. II. Milano: Meltemi

Ragone, G., Tarzia, F. (2023). Storia e teoria della serialità – Vol. I. Milano: Meltemi

Primo contributo

Titolo: Serialità e ferialità: serie, periodicità e informazione.

Primo contributo: Daniele Barbieri (daniele.barbieri@ababo.it)

Chiameremo serialità moderna (o secondaria) il fenomeno che ha le sue fondamenta nel XVII secolo, con la nascita dei giornali e della periodicità dell’informazione, per distinguerla dalla serialità arcaica o primaria, che è quella dei mille racconti intrecciati del mito, quello greco in primo luogo, ma anche quello ebraico-cristiano e tanti altri. A distinguere le due dimensioni sta l’assenza in quella primaria, e la fondamentale importanza in quella moderna, di una regolarità di pubblicazione che deriva da quella dei periodici di informazione, con la consuetudine che ne segue di fruire le vicende a episodi – fondamentalmente perché stanno avvenendo. Se la serialità primaria, inoltre, è il luogo dell’immobilità del mondo, quella moderna è legata, viceversa, al suo cruciale divenire. Ma il divenire è anche al centro del romanzo, la dimensione unitaria, anti-seriale per antonomasia, che ha origine grosso modo nella stessa epoca. Potremmo definire feriale la dimensione della serialità, legata agli eventi di tutti i giorni (veri o di fiction che siano) e festiva quella del romanzo (o anche del film di fiction, che, nel Novecento, ne deriva). La nascita di radio e TV enfatizzerà la dimensione feriale della serialità, specie con l’invenzione della soap, una sequenza senza fine di vicende che accadono ogni giorno, proprio come i fatti della nostra vita privata e sociale. Di fatto, la serialità moderna si esprime tramite forme diverse nella polarità tra sequenze di storie autoconclusive con medesimi personaggi e situazioni (una sorta di micro-genere, insomma) e intrecci continuativi con o senza una prospettiva di conclusione finale.

La post-serialità resa possibile dalla fruizione via web cambia nuovamente le carte in gioco. Se si possono fruire tutte le puntate di una serie (o di una sua stagione) in un’unica maratona, il modello soap non è più facilmente percorribile. La situazione vira decisamente verso il festivo, cioè verso una fruizione individuale non regolata dalla scansione regolare delle trasmissioni, più simile a quella della lettura personale di un lungo romanzo, che proseguiamo finché le forze ci sorreggono e poi riprendiamo appena possibile. Si perde in questo modo una dimensione di armonia collettiva che viene prodotta dalla generalità del broadcasting, e che è tipica delle situazioni feriali.

Il luogo in cui la ferialità viene recuperata, allora, è costituito dai social, dove la collettività ritrova il modo di armonizzarsi. Non a caso gli stessi social sono il luogo principale attraverso cui passa, ormai, anche l’informazione sul mondo. Diretti discendenti della soap, tutti noi, però, contribuiamo alla loro produzione con frammenti delle nostre vite. Inevitabile che influiscano, dunque, sulle modalità delle narrazioni contemporanee, seriali o meno, feriali o festive.

Bibliografia essenziale

Barbieri, D. (2019) Letteratura a fumetti? Le impreviste avventure del racconto, Roma, ComicOut.

Brancato, S. (2011), Post-serialità. Per una sociologia delle tv-series. Dinamiche di trasformazione della fiction televisiva, Liguori Editore, Napoli.

Eco, U. (1985) “L’innovazione nel seriale”, in Sugli specchi, Milano, Bompiani.

Secondo contributo

Secondo contributo:

Titolo: Tempo storico e tempo della narrazione nella serie M. Il figlio del secolo: un’analisi mediologica

Martina Masullo (marmasullo@unisa.it)

Sospese tra reticolarità e dinamismo cognitivo, i contenuti seriali in piattaforma, oggi, rappresentano dei fondamentali spazi di sperimentazione e di studio delle (nuove) pratiche sociali e, se da un lato permettono di «saccheggiare e riraccontare il passato in forme lunghe e brevi, proprio per sfruttarne al massimo le potenzialità narrative» (Ceccherelli e Ilardi, 2021), dall’altro consentono di costruire una preziosa eredità da consegnare alle nuove generazioni. Guardando al superamento delle discipline e seguendo le dinamiche e l'estetica pop come indicato dai lavori dedicati alla cultura pop di Bowman (2007; 2008) e Reynolds (2011), oggi è possibile analizzare il dispositivo della serialità contemporanea - che si muove tra la post-serialità (Brancato, 2011) e quella che ormai si può definire pop platform seriality, una nuova dimensione di fruizione e sperimentazione audiovisiva - non solo come spazio narrativo, ma anche e soprattutto come spazio culturale dove i processi sociali e di fruizione vengono ripensati e sono in continuo rinnovamento e ibridazione. Partendo da questa cornice teorica, il paper si pone l’obiettivo di analizzare in chiave mediologica la serie M. Il figlio del secolo, riflettendo sia sul tempo storico raccontato dal prodotto seriale in un contesto socio-politico complesso come quello attuale, sia sul tempo della narrazione che oscilla, costantemente, tra presente e passato attraverso l’utilizzo di alcuni specifici elementi narrativi. Si pensi, ad esempio, alla colonna sonora che porta la firma di Tom Rowlands dei Chemical Brothers e mescola i suoni di vecchi strumenti d’epoca con la musica elettronica o la rottura sistematica della quarta parete e la frase “Make Italy great again” come elemento di attualità che irrompe, potentissimo, all’interno della narrazione. Infine, si cercherà di fornire un quadro esaustivo - seppur certamente provvisorio - dello stato attuale delle piattaforme e di tracciare e definire un concreto e sistemico passaggio dalla post-serialità alla pop platform seriality che ripensa ulteriormente gli spazi della fruizione e adatta i modelli del passato alle estetiche ultra-pop della contemporaneità.

Bibliografia essenziale

Amendola, A., Barone, L. e Troianiello, N., (2019), Seriality Across Narrations, Languages and Mass Consumption: To Be Continued…, Newcastle upon Tyne, Cambridge Scholars Publishing.

Brancato, S. (a cura di) (2011), Post-serialità. Per una sociologia delle tv-series. Dinamiche di trasformazione della fiction televisiva, Liguori, Napoli.

Bowman, P., (2007), Post-Marxism Versus Cultural Studies: Theory, Politics and Intervention, Edinburgh University Press, Edinburgh.

Bowman, P., (2008), Deconstructing Popular Culture. Palgrave Macmillan, London.

Ceccherelli, A. e Ilardi, E., (2021), Figure del controllo. Jane Austen, Sherlock Holmes e Dracula nell'immaginario transmediale del XXI secolo, Sesto San Giovanni, Meltemi.

Reynolds, S., (2011), Retromania: Pop Culture's Addiction to Its Own Past, Farrar, Straus and Giroux, New York.

Terzo contributo

Titolo: Temporalità e cronemica seriale e meta-seriale nell’animazione giapponese

Marco Pellitteri (Marco.Pellitteri@xjtlu.edu.cn)

L’animazione giapponese offre un terreno fertile per esplorare alcune dinamiche della cronemica e della temporalità nei meccanismi della serialità televisiva e oggi, con l’avvento e l’affermazione delle piattaforme di streaming, quelli di una serialità che si fa, anche forzosamente (con gli inserimenti di vecchie e nuove serie tv nelle librerie digitali online), extra- e post-televisiva. Questo paper si propone di analizzare come l’animazione nipponica, sia quella d’autore sia quella commerciale, in alcuni esempi d’eccezionale qualità o rappresentatività, fin dagli anni Settanta abbia rimodellato le percezioni intensive ed estensive del tempo e della durata attraverso efficaci rappresentazioni visuonarrative che oggi rivivono nella densa serialità cumulativa e onnipresente delle piattaforme digitali. In altre parole, in che modo gli anime plasmano la temporalità per influenzare la percezione della durata delle azioni, della memoria e, spesso, anche delle relazioni interpersonali? Attraverso alcune opere paradigmatiche si intende mostrare come i registi e gli animatori giapponesi hanno affrontato il concetto di tempo e come queste rappresentazioni possano riflettere e modellare le esperienze culturali e sociali del pubblico, sia in riferimento all’incedere narrativo a prescindere dal medium di distribuzione considerato sia in riferimento ai nuovi supporti di videoascolto, che permettono un flusso del tempo “vertiginoso” a fruitori oggi fortemente individualizzati nei modi di consumo.

Il quadro metodologico adottato in questo paper si basa sull’analisi semio-mediologica e narrativa di una selezione di scene/situazioni emblematiche di film e serie animate. Vi si esaminano le tecniche narrative, le scelte stilistiche e le strutture temporali. Inoltre, si fa riferimento a teorie critiche sulla memoria e sulla temporalità nel cinema, attingendo a studi precedenti per contestualizzare le opere all’interno di un discorso più ampio sull’animazione, che fa della cronemica, attraverso disegni in sequenza spaziotemporale, il suo quid. Si prenderanno in considerazione tre film di grande rilievo autoriale e tre serie animate di enorme popolarità tanto in Giappone quanto all’estero, specialmente in Italia. Il primo film è Millennium Actress (Sennen Joyū, 2001) di Satoshi Kon, che offre una riflessione profonda sulla memoria e sull’identità, intrecciando la vita di un’attrice con la storia del cinema giapponese e mostrando come il passato e il presente si fondano in un racconto che sfida le convenzioni temporali. In La ragazza che saltava nel tempo (Toki o kakeru shōjo, 2006) di Mamoru Hosoda si affronta il tema del viaggio nel tempo e le sue conseguenze sulle scelte personali, e si mostra come le azioni nel presente possano alterare il futuro. 5 cm al secondo (Byōsoku 5 centimeter, 2007), di Makoto Shinkai, utilizza una narrazione non lineare per esplorare la distanza emotiva e temporale tra i protagonisti, sottolineando la fragilità delle relazioni nel contesto del tempo che scorre.

Per quanto riguarda le serie, si analizzano alcune scene indicative a livello cronemico ed espressivo tratte da Jenny la tennista (Ace o nerae!, Tms, 1973-79, Osamu Dezaki), Holly e Benji, due fuoriclasse (Captain Tsubasa, Tsuchida Pro et al., 1983-, registi vari) e Paranoia Agent (Mōsō dairinin, Madhouse 2004-05, Satoshi Kon), nelle quali, con espedienti tecnici ed espressivi variegati, il tempo diventa una proprietà malleabile della realtà intra- ed extradiegetica, con poderosi effetti emotivi e di percezione del tempo sullo spettatore. L’analisi proverà a evidenziare come l’animazione seriale giapponese non solo abbia rappresentato strategicamente le temporalità diegetiche in modi innovativi in tempi assai precoci dello sviluppo storico della serialità televisiva, ma anche come queste rappresentazioni influenzino la percezione della memoria e del tempo extra-diegetico nell’esperienza personale del fruitore durante e dopo la visione.

Bibliografia essenziale

Adam, Barbara (1994), Time and Social Theory, Cambridge, Polity Press.

Alexander, Lily (2007), “Storytelling in time and space: Studies in the chronotope and narrative logic on screen”. International Journal of Narrative Theory, n. 37, pp. 27-64.

Allman, Melissa J.; Teki, Sundeep; Griffiths, Timothy D.; Meck, Warren H. (2014), “Properties of the internal clock: First- and second-order principles of subjective time”. Annual Review of Psychology, n. 65, pp. 743-71.

Buchanan, Richard (2022), “Thinking across Frames: Temporally Extended Consciousness and the Animation Timeline”. KronoScope 21(2), pp. 111-31.

Bergson, Henri (2004) [1939], Materia e memoria. Saggio sulla relazione tra il corpo e lo spirito, Bari, Laterza.

Bergson, Henri (2001) [1913], Time and Free Will: An Essay on the Immediate Data of Consciousness, New York, Dover Philosophical Classics.

Brancato, Sergio (a cura di) (2011), Post-serialità. Per una sociologia delle tv-series, Napoli, Liguori.

Deleuze, Gilles (2016) [1983], L’immagine-movimento. Cinema 1, Torino, Einaudi.

Deleuze, Gilles (2017) [1985], L’immagine-tempo. Cinema 2, Torino, Einaudi.

Deleuze, Gilles (1997), Differenza e ripetizione, Milano, Raffaello Cortina.

Elias, Norbert (1986), Saggio sul tempo, Bologna, Il Mulino.

Lamarre, Thomas (2009), The Anime Machine. A Media Theory of Animation, Minneapolis, University of Minnesota Press.

Pellitteri, Marco (20184) [1999], Mazinga Nostalgia. Storia, valori e linguaggi della Goldrake-generation dal 1978 al nuovo secolo, 2 voll., Latina, Tunué.

Ricoeur, Paul (1983-85), Temps et Récit, 3 voll., Paris, Éditions du Seuil.

Torrents, Alba G. (2015), “Animated potentiality: Temporality and the limits of narrativity in anime”. Bulletin of Kyōto Seika University, n. 47, pp. 35-51.



 
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