Programma della conferenza

VII “Non c’è più tempo!” Crisi ed emergenze nella società contemporanea / Cagliari, 19/20 giugno 2025

In un’epoca segnata da crisi ricorrenti e da un senso di urgenza perpetua, il concetto di tempo emerge come una lente imprescindibile per analizzare e comprendere la società contemporanea. Il convegno SISCC 2025, organizzato dalla “Società Scientifica Italiana di Sociologia, Cultura e Comunicazione”, intende riflettere sulle molteplici declinazioni del tempo nel contesto delle crisi odierne, esplorando come l’accelerazione dei ritmi di vita e la proliferazione delle emergenze stiano ridefinendo dimensioni fondamentali dell’educazione, della comunicazione e della vita quotidiana.

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 4 - Panel 04: Divulgazione e nuovi intermediari culturali
Ora:
Venerdì, 20/06/2025:
10:30 - 12:30

Chair di sessione: Giovanni Ciofalo
Luogo, sala: Aula 5 (A1-D)

1° piano, Edificio A (Palazzo Baffi) del Campus Sant'Ignazio. Via Sant'Ignazio da Laconi, 74 (CA)

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Presentazioni

Ogni attimo è prezioso: genitorialità e nutrizione nella fascia 0-2 nei contenuti dei/lle professionisti/e sanitari/e su Instagram

Elisabetta Locatelli, Gaia Amadori

Università Cattolica del Sacro Cuore, Italia

Negli ultimi anni, anche a seguito della pandemia di Covid-19, si è assistito a un forte aumento di contenuti divulgativi e di ricerche sui social media inerenti ai temi della salute ​(Ducci et al., 2022; Hodson et al., 2022)​. I genitori sono fra i target più esposti alla ricerca di informazioni e si registra una abbondante produzione di contenuti a loro dedicati ​(Ifroh & Permana, 2022)​. In particolare, nella fascia 0-2 anni, allattamento e svezzamento costituiscono due momenti di passaggio legati alla sfera della nutrizione che richiedono a madri e padri di assumersi la responsabilità di effettuare scelte complesse e sembrano costituire un fulcro centrale nella costruzione dell’immaginario del buon genitore ​(Doonan, 2022; Ristovski-Slijepcevic et al., 2010)​. Per rispondere a queste necessità, sui social media si sono affermati nuovi mediatori focalizzati sulla nutrizione, animati da obiettivi diversi ma non mutualmente esclusivi, fra cui branding, divulgazione scientifica, empowering dei genitori ​(Settle et al., 2023)​. Nonostante la rilevanza di questo ambito per la salute personale e collettiva, sono ancora pochi gli studi che indagano l’intreccio di questi temi.

In tale scenario, questo studio mira a indagare come i contenuti divulgativi realizzati da professionisti/e sanitari/e su Instagram riguardo alla nutrizione nella fascia d’età 0-2 anni vengano mobilitati con strategie e obiettivi differenti (non necessariamente confliggenti) e contribuiscano a rappresentare le diverse fasi dello sviluppo nutrizionale, scandendo ritmi e momenti di passaggio.

La ricerca si focalizza su un campione di 50 professionisti della nutrizione infantile composto da ostetriche, consulenti IBCLC, puericultrici, pediatri e nutrizionisti attivi su Instagram. Utilizzando Crowdtangle, sono stati raccolti 7170 post pubblicati nel periodo 1 luglio 2021-1 luglio 2024. L’analisi combina tecniche di Natural Language Processing (frequenze di parole e n-grammi, collocazioni) e analisi delle metriche (engagement, commenti) per individuare pattern e peculiarità nella comunicazione dei divulgatori. Infine, è stata effettuata una inductive thematic analysis del discorso e delle immagini su un sotto-campione selezionato di post.

I risultati preliminari mostrano che la divulgazione effettuata dai/lle professionisti/e ha gli obiettivi di supportare i neogenitori (soprattutto le neomadri) nelle loro scelte, informarli su questioni ritenute chiave, sfatare luoghi comuni errati e promuovere la propria attività professionale. I contenuti scientifici (es. studi, ricerche) servono come fonti qualificate su cui costruire il piano editoriale. Le fonti vengono utilizzate con uno spirito anche critico, sottolineando la distanza fra le raccomandazioni evidenced-based e la complessità delle situazioni quotidiane che spesso richiedono negoziazioni e adattamenti. Ciò restituisce la percezione di un tempo compresso poiché, già dai primissimi giorni di vita, ai neogenitori è richiesto effettuare scelte di accudimento con impatti potenzialmente cruciali per lo sviluppo dei figli.

L’obiettivo dei/lle professionti/e sembra, quindi, essere quello di rassicurare i genitori rispetto alle proprie responsabilità e alla conformità delle loro scelte all’immaginario del “buon genitore”, soprattutto in riferimento ai momenti e tempistiche di passaggio tra fasi della nutrizione. Essi fungono inoltre da coach per accompagnare le transizioni, traducendo le conoscenze scientifiche in consigli concreti per la gestione della quotidianità.

L’analisi dei contenuti mostra però anche la tendenza a scardinare i tempi imposti dalla società, ad esempio adeguandosi ai tempi del/la bambino/a per interrompere l’allattamento e iniziare lo svezzamento.

La fascia 0-2 anni emerge, quindi, come un tempo complesso. Da una parte è un tempo compresso, in cui è urgente valutare opportunità e fare le scelte migliori. Dall’altra è un tempo frammentato in diverse fasi (es. allattamento, sonno, svezzamento) in cui possono esserci problematiche e in cui possono inserirsi professionisti/e in qualità di coach.

Rispetto ai temi della conferenza, il contributo mostra come i social media siano acceleratori del flusso informativo e contribuiscano a “decelerare” i ritmi imposti alla genitorialità.



Adolescenti e misinformazione scientifica: Un approccio interpretativo alla comunicazione della scienza

Alessandro Ricotti1, Marianna Musmeci2

1Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; 2Politecnico di Milano

Negli ultimi anni il tema delle fake news ha ricevuto crescente attenzione nel campo dei media studies (Aïmeur et al. 2023). I media scholar hanno indagato, fra l’altro, il ruolo che i social media hanno nella circolazione della misinformazione (Ali et al. 2019); le caratteristiche formali della comunicazione fraudolenta online (Baptista & Gradim 2020); ma anche le contromisure per arginarne la diffusione, sia attraverso sistemi automatici (Shu et al. 2017), sia lavorando sulla literacy degli utenti (Dame Adjin-Tettey 2022).

Soprattutto a seguito della crisi pandemica, il tema delle fake news legate alla scienza è stato fatto oggetto di attento studio (Pian et al. 2021). Qui, data la grande esposizione dei giovani ai social media, ci si è interrogati specificamente sulle vulnerabilità degli adolescenti rispetto alla misinformazione scientifica (Wang & Togher 2024, Siani et al. 2024).

Tuttavia, tali indirizzi di ricerca fanno perlopiù riferimento a un paradigma comportamentista (Anderson 2021), che indaga gli effetti dei media in un ambiente sociale sempre più radicalmente mediatizzato (Tosoni 2021). Questo approccio esclude dall’analisi le pratiche interpretative dei soggetti, sottovalutando altresì l’importanza del contesto culturale in cui la misinformazione viene consumata (Lelo 2024). Tale limite è esemplificato dal concetto stesso di “fake news” (Krämer 2021): l’assegnazione aprioristica di uno statuto di verità limita l’indagine della ricezione di notizie da parte dell’audience – un lavoro interpretativo che andrebbe invece indagato empiricamente.

Ci proponiamo, quindi, di adottare un approccio focalizzato sull’interpretazione che i soggetti hanno dell’informazione scientifica veicolata online, situando tale attività nel più ampio tessuto delle pratiche sociali quotidiane in cui i media sono coinvolti (Boczkowski et al. 2018). Questa prospettiva si inserisce nel filone di ricerca sulle audience (Moores 1993), con uno sguardo orientato specificamente verso la ricezione dell’informazione scientifica (Scheufele & Krause 2019). Inoltre, tiene conto del practice turn nei media studies (Couldry 2004), andando a eleggere come proprio oggetto di ricerca l’attività di ricezione dei contenuti informativi, concepita come una pratica interpretativa contestualmente situata (Schatzki 1996, Wagner & Boczkowski 2019). Assumendo questo approccio, intendiamo contribuire al dibattito sulla ricezione della misinformazione scientifica da parte degli adolescenti.

I risultati che presentiamo sono frutto di una ricerca svolta in sei istituti superiori della Lombardia tra il 2022 e il 2023. Reclutando le scuole a partire da area geografica e percorso di studi, i metodi adottati comprendono: interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati; discussioni nelle classi con studenti e due round di diari di consumo; infine, interviste semi-strutturate e focus group con alcuni studenti.

I risultati evidenziano che:

  • Nelle loro pratiche quotidiane i ragazzi “usano” l’informazione scientifica come una risorsa sociale per stabilire relazioni (es. con famiglia, amici, insegnanti); oppure la fruiscono come parte di un palinsesto di intrattenimento (es. i Reel di IG). Ciò implica il dover contestualizzare la vulnerabilità alla misinformazione scientifica: la comunicazione della scienza non sempre è rilevante per i suoi contenuti scientifici, ma ritroviamo anche altri criteri interpretativi.
  • Questi adolescenti si dimostrano abili nel riconoscere elementi formali che la misinformazione assume nell’odierno ecosistema mediale (es. populismo, cospirazionismo). Al contempo, la loro attribuzione di verità a un’affermazione scientifica è mediata da un’idea astratta e irrealistica della scienza, intesa come produttrice di verità assolute e non-controverse – concezione che abbiamo definito “scientismo ingenuo” (Tosoni & Ricotti 2024). A nostro parere, è questa una vulnerabilità a cui prestare attenzione.

In conclusione, i risultati non solo sottolineano come sia metodologicamente urgente costruire un ponte tra gli audience studies e gli studi sulla misinformazione scientifica, ma, evidenziando rischi fin qui sfuggiti a un approccio comportamentista, aprono a nuove prospettive per il contenimento del fenomeno – la ricerca ha infatti prodotto un modulo formativo per le scuole superiori.



Chi informa sulla scienza? Canali, mediatori e fiducia nel contesto italiano

Gaia Amadori, Simone Tosoni

Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Italia

In un contesto di accelerazione e pluralizzazione delle fonti di informazione, i modi in cui le persone accedono al sapere scientifico sono cambiati, così come i mediatori a cui si rivolgono. Ciò ha implicazioni rilevanti per la comunicazione della scienza, che deve confrontarsi con nuove dinamiche di legittimazione e diffusione della conoscenza.

Il presente intervento riporta i principali risultati di una survey CAWI condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne (N=1000) tesa a indagare i principali canali e mediatori di informazione scientifica, la loro percezione da parte degli utenti, e la loro relazione con la diffusione di specifici orientamenti nei confronti della scienza.

In particolare, oltre alla frequenza d'accesso a canali e mediatori e alla loro valutazione, sono state rilevate fiducia nella scienza (scala Trust in Science semplificata - Plohl & Musil, 2021), populismo scientifico (scala SciPop - Mede et al., 2021) e scientismo epistemico ingenuo (selezione della Scientism Scale - Lukić & Žeželj, 2023). Questi due ultimi orientamenti, oggetto d’attenzione crescente nella letteratura specializzata, consistono il primo in una diffidenza verso l’autorevolezza della comunità scientifica concepita come collusa con i poteri economici e politici contrapposta agli interessi del “popolo” ; il secondo, in una fiducia nella scienza basata su una concezione ingenua della validità del sapere scientifico come intrinsecamente non controverso e immutabile nel tempo.

I canali indagati sono stati aggregati in quattro gruppi: scientifici specialistici (pubblicazioni accademiche e siti web scientifici), divulgativi specializzati (libri divulgativi, enciclopedie cartacee e digitali, manuali scolastici, podcast scientifici), generalisti (giornali digitali, giornali cartacei, radio, televisione), social (social media e messaggistica). Tali tipologie mostrano un’associazione significativa con attitudini verso la scienza dei loro fruitori. I media social sono ad esempio associati a un aumento significativo del populismo scientifico (r=.42, p<0.01) e a una diminuzione della fiducia nella scienza (r=-.29, p<0.01). Parallelamente, i media divulgativi (enciclopedie, (r=.15, p<0.01) mostrano una correlazione leggermente più forte con aumento dello scientismo ingenuo rispetto ai media generalisti (r=.13, p<0.01), suggerendo una potenziale vulnerabilità delle pratiche di divulgazione.

Per quanto riguarda i mediatori, invece, quelli che vengono indicati più frequentemente come risorse informative sono - in ordine - divulgatori, scienziati, istituzioni di ricerca, giornalisti scientifici, insegnanti, istituzioni pubbliche, gente comune e infine influencer. Non sempre però il posizionamento in tale classifica riflette anche i giudizi di affidabilità e direttività. Da questo punto di vista emergono tre gruppi principali di mediatori: 1) affidabili non direttivi (istituzioni di ricerca, scienziati, divulgatori e insegnanti), che godono di alta fiducia senza essere percepiti come persuasivi; 2) affidabili direttivi (giornalisti scientifici, istituzioni pubbliche), a cui oltre a fiducia è riconosciuta anche una certa direttività della comunicazione; 3) inaffidabili persuasivi (gente comune, influencer), caratterizzati da minore affidabilità e un livello medio-alto di condizionamento percepito. Si può inoltre osservare come semplificazione non sia necessariamente sinonimo di chiarezza: i mediatori considerati più chiari sono anzi quelli che restituiscono la complessità delle tematiche affrontate e che forniscono strumenti per l’approfondimento autonomo. In tal senso spiccano scienziati, divulgatori e istituzioni di ricerca, seguiti da giornalisti scientifici e insegnanti.

Nel complesso questi risultati non solo mostrano il legame tra fruizione mediale e attitudini verso la scienza, ma evidenziano anche peculiarità, e a volte potenziali vulnerabilità, del sistema di mediazione scientifica nel contesto italiano.



Divulgazione scientifica e transmedialità: il caso Jacopa da Cencelle tra archeologia, digital humanities e worldbuilding

Fabio Ciammella

Sapienza Università di Roma, Italia

I processi pervasivi di convergenza, digitalizzazione e deep mediatization (Hepp 2020), che caratterizzano l’ecosistema della comunicazione, influenzano e ridefiniscono anche i diversi ambiti della ricerca scientifica. In particolare, l’adozione di nuovi formati mediali sta trasformando le modalità di divulgazione, informazione e intrattenimento, creando un contatto più diretto con il pubblico.

Questo paper analizza un caso di studio in cui si intrecciano tre elementi chiave: l’innovazione nelle pratiche di divulgazione dei beni culturali (con un focus sull’archeologia), l’integrazione di tecnologie avanzate per migliorare l’interazione con gli utenti e il ruolo della comunicazione istituzionale universitaria (con specifico riferimento a Sapienza Università di Roma).

Il caso analizzato è Jacopa da Cencelle: una storia virtuale di vita e salute femminile nel Medioevo, un progetto che mira a sensibilizzare il pubblico sull’interazione tra stili di vita, ambiente e benessere bio-psico-sociale. In particolare, all’interno del Museo di Storia della Medicina della Sapienza Università di Roma è stata allestita un’ala in cui i visitatori possono osservare i reperti del Grande scavo archeologico di Sapienza nella città medievale di Cencelle, fondata nella metà del IX secolo, localizzata nel territorio del comune di Tarquinia (VT). Tra questi l’elemento principale della mostra è uno scheletro di una donna di 35 anni, vissuta intorno al 1300, la cui figura è stata ricostruita narrativamente nel personaggio di Jacopa. Quest’ultima guida i visitatori attraverso video in realtà aumentata e realtà virtuale. Inoltre, il progetto include un videogioco divulgativo e un fumetto, entrambi accessibili anche online.

L’intero progetto assume la forma di una narrazione transmediale (Leonzi 2022) pensata per la divulgazione scientifica, con l’obiettivo di intercettare diversi tipi di pubblico: dagli accademici agli appassionati. I contenuti sono progettati con approcci diversificati, oscillando tra rigore scientifico e modalità più immersive e interattive, adattandosi ai diversi canali di accesso e contribuendo a creare un’interfaccia transmediale per la divulgazione (Ciammella et al. 2019).

Partendo da queste premesse, è stata condotta un’analisi qualitativa sui contenuti prodotti, al fine di tracciare le linee narrative che delineano il worldbuilding del progetto (Wolf 2012). Sono emerse due principali narrazioni: la prima, scientifica e divulgativa, legata alla storia archeologica della città di Cencelle; la seconda, istituzionale, connessa al progetto stesso e al brand Sapienza.

L’approccio transmediale (Ciammella 2024) adottato è stato analizzato in una prospettiva ecologica, ricostruendo la mappa dei canali utilizzati, l’evoluzione dell’universo narrativo attraverso gli elementi dello storyworld (Klastrup, Tosca 2018) e le pratiche comunicative che favoriscono l’interazione e la partecipazione del pubblico. A tal fine, sono state condotte delle interviste con testimoni privilegiati, tra cui i principal investigator del progetto e specialisti nei vari ambiti coinvolti (archeologia, biologia molecolare, storia, design digitale).

L’analisi mette in luce e descrive i processi e le pratiche attivate in diversi settori scientifici al fine di costruire una narrazione condivisa per valorizzare la divulgazione scientifica. Questo modello può costituire una risorsa significativa nell’ambito delle digital humanities, soprattutto quando si intende rendere accessibile al pubblico la ricerca e promuovere pratiche di citizen science.



Dal click alla fiducia: tempi e dinamiche delle scelte di salute degli/delle adolescenti sui social media

Francesco Vigneri1, Lorenza Parisi2, Arianna Bussoletti2, Francesco Gesualdo3

1Universitas Mercatorum, Italia; 2Sapienza Università di Roma, Italia; 3Ospedale Pedriatico Bambino Gesù, Italia

L'uso diffuso dei social media tra gli/le adolescenti rende piattaforme come Instagram e TikTok centrali nel plasmare percezioni e comportamenti anche in materia di salute. La letteratura, soprattutto statunitense, evidenzia il ruolo dei social media nella diffusione tra gli/le adolescenti di contenuti su salute mentale, disturbi alimentari, sessualità e fitness (Freeman et al., 2023; Lupton, 2021; Plaisime et al., 2020; O’Reilly et al., 2019; Lim et al., 2014). Il contributo si focalizza sull’Italia, dove questo tema è ancora poco esplorato, e si inserisce negli studi che analizzano le pratiche di appropriazione dei social in relazione alla salute (Goodyear et al., 2019; Zhao e Zhang, 2017; Lovari, 2017), esaminando: 1) come gli/le adolescenti italiani/e usano i social media per accedere a contenuti sulla salute; 2) i criteri adottati per valutarne la credibilità; 3) come i contenuti digitali influenzino percezioni e pratiche quotidiane in riferimento alla salute.

Il tempo è un elemento centrale nei processi di crescita, relazione e costruzione identitaria degli/delle adolescenti. Le scelte sui temi di salute, con conseguenze sul presente e soprattutto sul futuro, devono essere elaborate in relazione a bisogni, aspettative in un contesto digitale caratterizzato da accesso immediato a informazioni, modelli e stili di vita spesso effimeri e da una elevata circolazione di disinformazione.

Lo ricerca, finanziata da un progetto di Ateneo Sapienza, si basa su 51 interviste semi-strutturate condotte nel 2023-2024 ad Aosta, Roma e Catania con adolescenti italiani/e (15-18 anni), appartenenti a differenti percorsi scolastici. Le interviste hanno esplorato l’uso dei social media per l’informazione sanitaria, i criteri di attribuzione della credibilità e i bisogni informativi. I dati sono stati analizzati tematicamente (Braun e Clarke, 2022) secondo un codebook sviluppato induttivamente in collaborazione con studentesse magistrali di Professioni sanitarie (Sapienza).

I risultati mostrano come molti/e adolescenti non cerchino attivamente informazioni sulla salute ma vi si imbattono tramite contenuti suggeriti dalle piattaforme. I temi più ricorrenti includono fitness, disturbi alimentari e salute mentale. La ricerca evidenzia come, mentre la salute mentale sia un tema trasversale, tra i ragazzi prevalga l’interesse per il fitness e tra le ragazze emergono temi quali disturbi alimentari ed educazione sessuale. L’esposizione a questi contenuti ha effetti ambivalenti: alcuni/e adolescenti dichiarano di aver modificato abitudini quotidiane (es. bere più acqua, migliorare la postura), mentre altri/e esprimono scetticismo verso questi contenuti, soprattutto se promotori di standard corporei irraggiungibili.

In un contesto digitale fortemente frammentato e volatile, il contributo analizza in che modo gli/le adolescenti costruiscono processi di fiducia che necessariamente richiedono tempi più lunghi. Gli/le intervistati/e dichiarano di attribuire credibilità ai contenuti sanitari online attraverso competenza e autenticità. La competenza è associata a figure professionali della salute, valutate in base a credenziali esplicite, al linguaggio tecnico e alla qualità percepita del contenuto. L’autenticità, invece, è riconosciuta a creatori che condividono esperienze personali che promuovono identificazione. La credibilità è in parte influenzata anche dalle metriche di interazione (like, commenti, condivisioni), percepite però in modo ambivalente: per alcuni, un alto engagement conferisce autorevolezza, mentre per altri è indicativo di contenuti costruiti per il consenso. Infine un elemento interessante che agisce su tempi più lunghi è il ruolo del contesto familiare nella mediazione della fiducia nei contenuti digitali: le opinioni genitoriali influenzano la percezione della medicina, rafforzando o indebolendo la fiducia nei contenuti social. Nello specifico, lo studio evidenzia che, oltre a fornire un quadro centrale di confronto e validazione dei contenuti sanitari online – talvolta caratterizzati da informazioni contraddittorie – la famiglia modella attivamente le opinioni degli/delle adolescenti, contribuendo a definire le modalità di attribuzione del significato ai contenuti social relativi alla salute.



 
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