Programma della conferenza

VII “Non c’è più tempo!” Crisi ed emergenze nella società contemporanea / Cagliari, 19/20 giugno 2025

In un’epoca segnata da crisi ricorrenti e da un senso di urgenza perpetua, il concetto di tempo emerge come una lente imprescindibile per analizzare e comprendere la società contemporanea. Il convegno SISCC 2025, organizzato dalla “Società Scientifica Italiana di Sociologia, Cultura e Comunicazione”, intende riflettere sulle molteplici declinazioni del tempo nel contesto delle crisi odierne, esplorando come l’accelerazione dei ritmi di vita e la proliferazione delle emergenze stiano ridefinendo dimensioni fondamentali dell’educazione, della comunicazione e della vita quotidiana.

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 3 - Panel 05: Famiglie e genitorialità in transizione: nuove configurazioni tra crisi e prospettive future
Ora:
Giovedì, 19/06/2025:
17:30 - 19:00

Chair di sessione: Isabella Crespi
Chair di sessione: Elisabetta Carrà
Luogo, sala: Aula Magna ex Facoltà di Scienze Politiche (B0-B)

Piano terra. Edificio B, Campus Sant'Ignazio. Via Sant'Ignazio da Laconi, 78 (CA)

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Presentazioni

Famiglie e genitorialità in transizione: nuove configurazioni tra crisi e prospettive future

Isabella Crespi1, Elisabetta Carrà2, Maddalena Cannito3, Manuela Naldini3, Luca Trappolin4, Ludovica Aquili4, Chiara Bertone5, Ester Micalizzi3, Chiara Paglialonga3

1Università di Macerata; 2Università Cattolica del sacro Cuore Milano; 3Università di Torino; 4Università di Padova; 5Università del Piemonte Orientale

Il panel “Famiglie e genitorialità in transizione: nuove configurazioni tra crisi e prospettive future” si propone di esaminare le trasformazioni nelle pratiche genitoriali e nelle configurazioni familiari in un contesto caratterizzato da cambiamenti sociali accelerati e da forme di vulnerabilità emergenti. La letteratura recente ha evidenziato come la crisi dei modelli familiari tradizionali non sia solo il riflesso di mutamenti economici, giuridici e culturali, ma anche il risultato di una rinegoziazione quotidiana dei ruoli e delle identità genitoriali. L’esperienza della maternità e della paternità assume oggi forme sempre più plurali, attraversando dinamiche di riconoscimento sociale, tensioni normative e processi di adattamento che si sviluppano nel tempo. Il panel intende riflettere su queste trasformazioni attraverso il contributo di studi empirici che esplorano la costruzione della genitorialità in contesti segnati da discontinuità, ridefinizioni identitarie e nuove configurazioni relazionali.

L’esperienza della maternità con disabilità offre una prospettiva privilegiata per riflettere sulla tensione tra i modelli egemonici di genitorialità e le temporalità vissute. Il contributo di * analizza il modo in cui le madri con disabilità negoziano il tempo della cura e reinterpretano l’autonomia attraverso il concetto di crip time, mettendo in discussione il paradigma normativo della maternità e la pressione sociale sulla performance genitoriale.

La maternità non bio-normativa delle donne lesbiche rappresenta un’altra frontiera della trasformazione delle pratiche genitoriali. Il lavoro di * esplora il processo di costruzione dell’identità materna nelle madri lesbiche non biologiche, evidenziando come il desiderio materno e la legittimazione del ruolo genitoriale si articolino in percorsi distinti dalla gravidanza, attraversando dinamiche di riconoscimento e resistenza ai modelli monomaternalisti dominanti.

Le traiettorie di genitorialità funzionale, che si sviluppano al di fuori dei legami biologici e giuridici riconosciuti, sono al centro dell’analisi di *. Il loro contributo indaga le dinamiche attraverso cui si costruiscono nel tempo relazioni di cura di fatto, ponendo in evidenza la crescente pluralizzazione delle configurazioni familiari e le sfide poste dalla mancanza di un riconoscimento giuridico per le forme di genitorialità esercitate al di fuori dei confini tradizionali.

Infine, la maternità nell’accademia evidenzia le tensioni tra percorsi professionali e traiettorie riproduttive in un contesto caratterizzato da precarietà e aspettative di dedizione totale alla carriera. Il contributo di * mette in luce i diversi modelli di transizione alla maternità tra le accademiche, mostrando come fattori strutturali, relazionali e di genere influenzino le scelte di fecondità, il posponimento della maternità e le strategie di gestione del tempo tra vita personale e professionale.

ABSTRACT 1

Oltre il tempo normativo: maternità, disabilità e la risignificazione della cura

Ester Micalizzi (Università di Torino)

Le società contemporanee sono caratterizzate da un’accelerazione dei tempi e dei ritmi di vita e di lavoro (Rosa, 2015) che investe non solo il lavoro retribuito ma anche le sfere della cura e della genitorialità (Fraser, 2017), imponendo modelli di efficienza, perfomance e produttività. In questo contesto, la maternità con disabilità viene spesso percepita in quanto distante alle aspettative di abilità e autonomia che definiscono i modelli egemonici di buona genitorialità (Kafer, 2013; Fritsch, 2017; Campbell, 2019). Questi modelli associano la buona genitorialità alla capacità di gestire in modo autonomo e performativo le esigenze quotidiane di cura. L’essere una “buona madre” è spesso associato a una disponibilità costante di tempo, energie e risorse nonché a un investimento incondizionato nella cura dei figli (Cooper, 2020; Spradley, 2023). L’esperienza della genitorialità in condizioni di disabilità o malattia cronica si sviluppa, quindi, in una costante tensione tra le aspettative normative sulla maternità e le temporalità vissute, spesso incompatibili con i ritmi imposti dalle società contemporanee (Kafer, 2013; Fritsch, 2017). Le madri con disabilità devono costantemente negoziare tra il tempo della cura, il tempo della gestione della propria salute e del proprio corpo– in cui si riflettono le esigenze di riposo, cura e gestione della fatica—e quello imposto dai ritmi accelerati delle istituzioni (Robertson, 2015). La malattia cronica, per esempio, introduce una ciclicità del tempo legata a momenti di crisi e remissione, mentre la disabilità implica spesso una pianificazione temporale flessibile, adattata ai bisogni del corpo e della cura (Wendell, 1996; Pieri, 2020). In questo scenario, le politiche di welfare raramente considerano il tempo come un elemento di disuguaglianza, strutturando servizi e supporti secondo un modello di tempo normativo che esclude chi vive temporalità divergenti (Norsted et al. 2022). L’obiettivo di questo contributo è esplorare come le madri con disabilità o malattie croniche negozino il tempo della cura con le responsabilità genitoriali e reinterpretano l’autonomia e il bisogno di supporto attraverso il concetto di crip time (Kafer, 2013; McRuer, 2018). Il tempo crip, concetto sviluppato nell’ambito dei Feminist Disability Studies (Garland-Thomson, 2005), evidenzia proprio questa frattura tra il tempo imposto e quello vissuto, mettendo in discussione il paradigma della temporalità normativa del capitalismo. Questo studio si basa su una ricerca qualitativa condotta tra il 2021 e il 2022, focalizzata sulle traiettorie riproduttive e di maternità incorporata delle donne con disabilità motoria residenti nel Nord Italia. Sono state svolte 33 interviste biografiche in profondità, permettendo di esplorare le loro esperienze di cura, autonomia e gestione del tempo. I risultati evidenziano come molte madri con disabilità vivano una tensione costante tra il bisogno di rallentare, delegare e ridefinire i ritmi della cura, in un equilibrio precario tra il bisogno di tempo per sé e la gestione della propria condizione di salute. La cura dei figli si intreccia inevitabilmente con queste necessità, dando vita a forme di gestione del tempo di cura che non rientrano nei modelli standardizzati di produttività e disponibilità continua della “buona madre”. Inoltre, emerge la contraddittorietà del concetto di indipendenza: molte madri con disabilità sono costrette a dimostrare di essere “sufficientemente indipendenti” per essere riconosciute come “buone madri”, il che spesso le porta a minimizzare o negare la propria condizione (Daniels, 2019). Allo stesso tempo, qualsiasi richiesta di supporto viene percepita come un segnale di inadeguatezza, creando un paradosso che le obbliga a muoversi tra aspettative abiliste di autonomia e il bisogno concreto di assistenza (Fine e Glendinning, 2005).

Bibliografia

Campbell, F. K. (2019), Precision ableism: A studies in ableism approach to developing histories of disability and abledment. Rethinking History 23(2): 138- 156

Cooper, H. (2020), The Fantasy of Maternal Autonomy and the Disabled Mother, Studies in the Maternal 13(1): 13. doi: https://doi.org/10.16995/sim.296

Daniels, J. (2019). Disabled Mothering? Outlawed, Overlooked and Severely Prohibited: Interrogating Ableism in Motherhood, Social Inclusion, 7(1), 114-123. https://doi.org/10.17645/si.v7i1.1551

Fine, M., & Glendinning, C. (2005). Dependence, independence or inter-dependence? Revisiting the concepts of 'care' and 'dependency'. Ageing & Society, 25(4), 601 621. https://doi.org/10.1017/S0144686X05003600

Fritsch, K. (2017). Contesting the Neoliberal Affects of Disabled Parenting: Towards a Relational Emergence of Disability. in Rembis, M. (eds), Disabling Domesticity, New York, NY: Palgrave-Macmillan, pp. 243-268.

Fraser, N. (2017), La fine della cura, tr. it. Mimesis, Milano.

Garland-Thomson, R. (2005), Feminist Disability Studies. Signs 30(2): 1557-1587.

Kafer, A. 2013. Feminist, Queer, Crip. Bloomington: Indiana University Press.

McRuer, R. (2018), Crip Times. Disability, Globalisation, and Resistance. New York: New York UP.

Morris, J. 1993. Independent Lives? Community care and disabled people. London: Macmillan.

Mühlemann, N. (2023). Future Clinic for Critical Care: MOTHER–Exploring Crip Maternal Time in the Theatre. In Out of Time? (pp. 167-175). Routledge.

Norstedt, M., Lundberg, S., Mulinari, P., Nordling, V., Öberg, K. (2022). Editorial: waiting in and for the welfare state. European Journal of Social Work, 25(6), 939–944. https://doi.org/10.1080/13691457.2022.2142887

Piepzna-Samarasinha, L. L. 2018. Care work. Dreaming disability justice. Vancouver: Arsenal Pulp Press.

Pieri, M. 2023. LGBTQ+ People with Chronic Illness. Chroniqueers in Southern Europe. London: Palgrave MacMillan.

Robertson, R., (2015) “Out of Time: Maternal time and disability”, Studies in the Maternal 7(1), 1-13. doi: https://doi.org/10.16995/sim.194

Rosa H. (2015), Accelerazione e alienazione. Per una teoria critica del tempo nella tarda modernità, Einaudi, Torino.

Spradley, EL (2023) ‘Ableism and Motherhood: Invisible Illness and Moral Implications of “Good” Mothering’, In Refiguring Motherhood Beyond Biology (pp. 120-133). London, England: Routledge.

Wendell, S. (1996), The Rejected Body. Feminist Philosophical Reflections on Disability. New York, Routledge.

ABSTRACT 2

Diventare madri senza partorire.
Lo snodo della temporalità nella costruzione della maternità non bio-normativa di donne lesbiche in Italia

Ludovica Aquili e Luca Trappolin
Università degli Studi di Padova

Negli ultimi tre decenni, le società occidentali hanno assistito a significative trasformazioni nell’ambito della maternità lesbica. Il nostro contributo si colloca nel dibattito sulla crescente visibilità in Italia delle famiglie lesbiche pianificate, focalizzandosi sul processo di transizione alla genitorialità delle madri lesbiche non biologiche (NBLMs – “non-birth lesbian mothers”).

Quest’ultimo è un tema ancora poco esplorato, e la discussione che proponiamo trascende le due prospettive predominanti negli studi attuali: da un lato, gli studi incentrati sui processi decisionali delle coppie lesbiche che pianificano la genitorialità (Eriksson Kirsch & Evertsson, 2023), dall’altro le ricerche, in espansione anche nel contesto italiano, focalizzate sulla precarietà e vulnerabilità delle madri lesbiche che non partoriscono (Keegan et al., 2023). Pur illuminando aspetti cruciali dell’esperienza delle NBLMs, questi approcci non riescono a catturare pienamente le specificità e l’evoluzione temporale del processo di costruzione dell’identità materna nelle NBLMs, che prende avvio prima della formazione della coppia e si sedimenta all’interno della relazione, nonostante la vulnerabilità sociale e giuridica dello status delle madri che non hanno partorito.

La base empirica del nostro intervento sono 13 interviste qualitative con 13 NBLMs italiane che vivono in famiglie same-sex pianificate, raccolte nell’ambito di una ricerca sulle traiettorie di maternità al di fuori della coppia eterosessuale. L’analisi delle loro narrazioni punta a comprendere come le intervistate articolano retrospettivamente l’emersione del desiderio materno e progressivamente ancorano la loro identità, “svincolando la maternità dalle sue radici biologiche” (Dunne, 2000, p. 15). Il nostro sguardo mette a fuoco le modalità attraverso le quali le partecipanti hanno interpretato e riordinato il loro passato dalla posizione del presente, mobilitando discorsi e vocabolari culturali per adattarsi o resistere agli schemi dominanti. Per facilitare la produzione del racconto, la struttura dell’intervista ha seguito una temporalità cronologica, esplorando i momenti che costituiscono il processo di transizione alla maternità, dagli immaginari pre-genitorialità alle pratiche quotidiane del lavoro materno.

Le interviste rivelano come le NBLMs contrastino le ideologie eteronormative e monomaternaliste che caratterizzano il contesto italiano, dando voce a diverse traiettorie che coesistono all’interno della stessa categoria NBLM. La genesi e lo sviluppo del desiderio materno vengono narrate attraverso discorsi che lo dissociano dall’esperienza della gravidanza, sfidando così le premesse normative dell’istituzione della maternità’ (Rich, 1977) e mettendone in luce la natura convenzionale. Parallelamente, lo “script della coppia nucleare” emerge come strumento volto a legittimare la distinzione tra il desiderio di maternità sociale delle NBLMs e la maternità biologica delle loro partner, rappresentandoli come percorsi complementari che si sviluppano simultaneamente. In questo caso, il copione tradizionale della complementarità della coppia viene strategicamente mobilitato per sostenere la desacralizzazione della gravidanza e l’affermazione della famiglia polimaterna.

Il contributo si sofferma in particolare sugli snodi temporali attraverso cui si sviluppa l’esperienza di “sentirsi madri”. Alcune intervistate descrivono l’ancoraggio della loro identità evidenziando una temporalità distinta rispetto alle partner, raccontando di aver attraversato fasi di identificazione materna in momenti diversi. Altre, invece, riconoscono la capacità della coppia di trascendere questa asincronia temporale, superando simbolicamente, nel corso della loro esperienza, la precarietà iniziale del loro status.

Le interviste raccolte e l’interpretazione che proponiamo mettono a tema la normalizzazione di percorsi non convenzionali verso la maternità, rivelando anche la metamorfosi dei paradigmi genitoriali e la resistenza alle narrazioni egemoniche sulla maternità. Ciò a cui puntiamo è una comprensione più sfumata delle configurazioni familiari contemporanee e della “categoria materna”, che supera sia le semplificazioni del dibattito pubblico che quelle legate a un’adesione acritica all’ipotesi della simmetria/intercambiabilità delle partner di una coppia genitoriale same-sex.

Riferimenti bibliografici

Dunne, G.A. (2000). Lesbians blurring the boundaries and transforming the meaning of parenthood and kinship. Gender & Society, 14(1), 11-35.

Eriksson Kirsh, M. & Evertsson, M. (2023). Taking turns: Lesbian couples’ decision of (first) birth mother in Sweden. Journal of Family Studies, 29(4), 1865-1883.

Keegan, M.E., Nixon, E. & Creaner, M. (2023). Becoming a birth mother in the context of a planned same-sex family: ‘As amazing as it is, it’s kind of a tough road to navigate’. Journal of Family Studies, 29(2), 807-823.

Rich, A. (1977). Of woman born: Motherhood as experience and institution. WW Norton.

ABSTRACT 3

Trovarsi a fare i genitori: costruzione di legami di fatto nel tempo e forme di riconoscimento

Chiara Bertone, Università del Piemonte Orientale
Chiara Paglialonga, Università di Milano-Bicocca

Il paper discute il contributo della prospettiva sociologica ad un progetto interdisciplinare sul riconoscimento giuridico della “genitorialità funzionale”. Nel contesto italiano sociologi e demografi delle dinamiche familiari fanno riferimento ad una rivoluzione nei comportamenti familiari in atto negli ultimi decenni, guidata dalle coorti più giovani, con una diffusione accelerata di convivenze, divorzi, figli fuori dal matrimonio, unioni tra persone dello stesso sesso, con l’effetto di un aumento della complessità familiare (Aassye et al. 2024). Questi mutamenti implicano una crescente pluralizzazione delle costellazioni relazionali e delle modalità di vita in cui si svolgono le pratiche di cura verso i bambini. In tale contesto, che vede al tempo stesso l’aumento di condizioni di povertà e vulnerabilità, forme di genitorialità non riconosciute vengono in molti casi esercitate attraverso situazioni imprevedibili in cui le persone si trovano a costruire nel tempo una relazione di cura con un bambino ed assumere nei fatti una responsabilità genitoriale. Per dare una risposta adeguata a questi cambiamenti nelle pratiche familiari, autorevoli analisi di sociologia del diritto sostengono che l'Italia dovrebbe orientarsi verso il riconoscimento giuridico di forme plurali di genitorialità, riconoscendo le configurazioni variabili di persone che esercitano le funzioni di cura e responsabilità genitoriali nei confronti di un minore (Maggioni, Ronfani 2020).

Traendo principale ispirazione dalle dottrine della genitorialità funzionale diffuse negli Stati Uniti (Joslin, Douglas 2023), il progetto XXXXXX, promosso dal XXXXXXX, vuole affrontare le lacune del sistema giuridico italiano rispetto alla tutela dei legami affettivi dei bambini, elaborando un sistema innovativo di riconoscimento giuridico della genitorialità in grado di conciliare le richieste di uguaglianza della comunità LGBTQI+ (Guerzoni, Nothdurfter, Trappolin 2024) con il più ampio pluralismo dei modelli familiari emergenti in Italia.

Adottando la prospettiva delle pratiche familiari (Morgan 2009), la ricerca sociologica integrata nel progetto XXXXXXXXX si pone la questione di come individuare diverse situazioni di fatto che potrebbero essere rilevanti per l’introduzione di una forma di riconoscimento della genitorialità funzionale nel nostro sistema legale, ragionando al contempo su quali siano quelle attualmente intercettate da altri istituti, tra cui l’affido e l’adozione (Favretto, Scivoletto 2020) o il tutore volontario di minori non accompagnati (Ricucci, Zreg 2023). Tale percorso di ricerca prevede di indagare, con una prospettiva interdisciplinare e in collaborazione con i servizi per le famiglie e i minori in un contesto metropolitano, alcune esperienze di genitorialità di fatto intercettate dai servizi, analizzando le possibili implicazioni di un riconoscimento giuridico nei termini della genitorialità funzionale.

Riferimenti

Aassve, A., Mencarini, L., Pirani, E., Vignoli, D. (2024). The last bastion is falling: Survey evidence of the new family reality in Italy. Population and Development Review, 50(4), 1267-1288.

Favretto, A.R., Scivoletto, C. (2020). Genitorialità sociale affidataria e continuità dei legami affettivi. Sociologia del diritto, 1, 131-152.

Guerzoni, C.S., Nothdurfter, U., Trappolin, L. (2024). Genitorialità queer in Italia. Filiazione, relazioni familiari, percorsi di legittimazione, Mondadori.

Joslin, C.G., Douglas, N. (2023). How Parenthood Functions. Columbia Law Review 123 (2), 319–434.

Morgan, D.H.J. (1996) Family Connections. An Introduction to Family Studies, Polity Press, Cambridge.

Ricucci, R., Zreg, W. (2023). Il tutore volontario: una genitorialità sociale sui generis?. Mondi migranti, 3, 129-141.

Ronfani, P., Maggioni, G. (2020). Dossier: il diritto di fronte alle trasformazioni delle relazioni di filiazione e di genitorialità: introduzione. Sociologia del diritto, 1, 41-47.

ABSTRACT 4

Diventare madre in accademia: tempi, traiettorie e transizioni

Maddalena Cannito e Manuela Naldini

È ormai noto in letteratura che il lavoro accademico pone a chi ha figli problemi di conciliazione (Thun 2019; Ceci et al. 2014; Fox et al. 2011), producendo anche in Italia svantaggi in termini di carriera soprattutto per le donne che sono anche madri (Picardi 2020; Gaiaschi 2022; *). Questo genera anche delle aspettative rispetto agli impatti negativi che la maternità può avere sul lavoro accademico, che possono agire nella forma di biases nei processi di valutazione (Checchi, Cicognani e Kulic 2019) conducendo le ricercatrici all’adozione di strategie per limitare questi effetti che sfociano spesso nel posponimento o addirittura nella rinuncia al fare figli (Thébaud e Taylor 2021).

Meno esplorati sono, invece, i corsi di vita delle donne in accademia, le scansioni e le cadenze nei vari passaggi, le tensioni tra progetti di vita familiare e la carriera accademica, le interdipendenze tra le varie carriere, gli intrecci tra le traiettorie del corso di vita, proprie e del proprio partner o di coloro a cui le nostre “vite sono collegate” (Elder 1995), e le ricadute sulle scelte di fecondità e sul timing del diventare madri.

Il presente contributo intende, dunque, colmare tale vuoto prestando attenzione a livello micro ai corsi di vita delle donne e come essi siano intrecciati con i contesti macro utilizzando un ricco materiale empirico qualitativo che si compone di 64 interviste semi-strutturate con professoresse associate e con ricercatrici precarie, sia con figli che senza, raccolte nell’ambito del Progetto XXXXXXX ha coinvolto quattro università italiane - XXXXXXXXXXXXXX- con lo scopo di esplorare le disuguaglianze di genere nelle carriere accademiche in Italia.

I risultati mostrano che ci sono diversi timing e scansioni nei modelli di transizione alla maternità che sono influenzati sia dalle caratteristiche e pratiche lavorative del contesto accademico e dall’area disciplinare (STEM o SSH) o dalla coorte di appartenenza, sia da fattori quali il timing dell’entrata in una coppia stabile, la forza del collegamento con le vite degli altri, la sicurezza del lavoro del partner, il supporto (percepito) del partner nella condivisione del lavoro familiare e di cura, la presenza di una rete di supporto e il raggiungimento di una posizione tenure-track.

Bibliografia

Ceci S.J., Ginther D.K., Kahn S. e Williams W.M., 2014, Women in academic science: A changing landscape, in «Psychological Science in the Public Interest», 15, 3, pp. 75-141.

Checchi, D., Cicognani, S., & Kulic, N. (2019). Gender Quotas or Girls’ Networks? Evidence from an Italian Research Selection. Work, Employment and Society, 33(3), 462-482. https://doi.org/10.1177/0950017018813071

Fox M.F., Fonseca C. e Bao J., 2011, Work and family conflict in academic science: Patterns and predictors among women and men in research universities, in «Social Studies of Science», 41, 5, pp. 715-735.

Elder 1995, Life Course Dynamics: Trajectories and Transitions, 1968-1980. Ithaca, Cornell University Press.

Gaiaschi C., 2022, Doppio Standard. Donne e carriere scientifiche nell’Italia contemporanea, Roma, Carocci.

Picardi, I., 2020, Labirinti di cristallo. Strutture di genere nell’accademia e nella ricerca, Milano, Franco Angeli.

Thébaud S. e Taylor C.J., 2021, The specter of motherhood: Culture and the production of gendered career aspirations in science and engineering, in «Gender & Society», 35, 3, pp. 395-421.

Thun C., 2019, Excellent and gender equal? Academic motherhood and «gender blindness» in Norwegian academia, in «Gender, Work & Organization», 27, 2, pp. 166-180.



 
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