Programma della conferenza

V Convegno Nazionale SISCC “Mondi possibili. Tra crisi, conflitti e pratiche creative” / Bari, 22-23 giugno 2023

Il convegno della SISCC intende esplorare le complesse relazioni fra crisi e pratiche creative, il corto-circuito fra emersione e anestetizzazione del conflitto sociale nonché le potenzialità delle nuove pratiche creative e culturali di disegnare nuovi scenari e ipotizzare nuovi mondi possibili. Per andare oltre il paradigma della crisi e della emergenzialità, bisogna pensare e operare in modo nuovo senza rispondere a crisi con crisi e a emergenze con post-emergenze. Quali fenomeni di questo tipo sono oggi visibili?

 
 
Panoramica della sessione
Sessione
Sessione 4 - Panel 4: Algoritmi, AI
Ora:
Venerdì, 23.06.2023:
9:30 - 11:30

Chair di sessione: Francesca Comunello
Luogo, sala: Aula 20

Secondo piano, Dipartimento di Scienze Politiche Palazzo Del Prete, P.zza Cesare Battisti 1

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Presentazioni

"Sai che adesso con Chat GPT...?" Prove tecniche di appropriazione sociale dell'Intelligenza Artificiale

Gabriella Taddeo

Università di Torino, Italia

Negli ultimi mesi, si registra un hype discorsivo intorno al tema dell’Intelligenza Artificiale. Grazie anche alla diffusione pubblica di tool “art generator” come Dall-E, MidJourney, Parti, o, sul fronte di modelli testuali, di Chat GPT-3, migliaia di esperti, ma anche di semplici curiosi, si stanno avvicinando, attraverso la sperimentazione, alle logiche e alle funzionalità dell’Intelligenza Artificiale.

Attraverso questi approcci, l’IA, da anni evocata quasi come entità magica, che esalta e allo stesso tempo terrorizza (Natale e Ballatore, 2020) sembra aver rapidamente acquisito uno spazio sul piano delle pratiche e soprattuto dei discorsi quotidiani, anche se le conoscenze in merito, da parte del grande pubblico e delle aziende, appaiono ancora generiche (Pew Internet Research 2022).

Sul ruolo dell’IA nel comodellare, in maniera più o meno esplicita, il nostro mondo sociale, è emerso anche un filone di studi sociologici, che hanno progressivamente analizzato forme di technological unconscious (Beer, 2009), algorithmic culture (Striphas, 2015), algorithmic identity (Cheney-Lippold 2017) algorithmic life (Amoore & Piotukh, 2015) e machine habitus (Airoldi 2021), soffermandosi sempre di più anche sulle forme di bias e discriminazione attivate all’interno e attraverso queste pratiche tecnologiche (Noble 2018; Broussard 2018; Barassi 2021).

Il contributo mira a proporre spunti di riflessione sui modi con cui, a diversi livelli, le istanze discorsive collegate all’ IA stanno “rispondendo” a queste resistenze, dubbi e critiche, cercando di affermare una propria narrativa positiva nei discorsi e nelle pratiche di domestication tecnologica a riguardo.

Si proverà a analizzare alcune delle emergenti strategie persuasorie degli attori che ruotano intorno all’IA, che si articolano su diversi piani, secondo livelli interdipendenti e di progressiva complessità e che possiamo sinteticamente individuare in:

  • persuasione «funzionale»: si tratta del livello “base” di argomentazioni, in cui l’IA riesce a legittimare la propria impalcatura sociotecnica, l’efficienza e funzionalità dei sistemi algoritmici nella nostra vita. Per persuadere di questo, l’IA deve giornalmente dimostrare di saper compiere con efficacia i propri compiti e pertanto ottenere l’effetto di «apparire intelligente». Si tratta quindi di dimostrare la capacità di funzionare correttamente, e agire in maniera simile all’uomo, lottando contro le quotidiane istanze che argomentano, e dimostrano in molti casi, il contrario;
  • persuasione «etica»: a questo livello, i discorsi sull’IA e l’insieme di apparati comunicativi a essa legati (istruzioni e presentazioni, pubblicità, discorsi giornalistici, regolamentazioni e policies) sono mirati a convincere che essa non è usata per scopi erronei o strumentali che vanno a danneggiare parti sociali, specifici individui o categorie. Si tratta di dimostrare, per esempio, che l’IA non verrà usata per rafforzare stereotipi, ingiustizie e divari sociali.
  • persuasione «esistenziale»: qualora un sistema di IA riesca a convincerci sui primi due livelli, può sorgere l’ultima e più profonda paura, la preoccupazione per la capacità di questi sistemi di sostituire ed espungere l’uomo dallo scenario sociale produttivo, impossessandosi di tutti i processi che da sempre sono associati alla creatività, autonomia e capacità di libero arbitrio umano. L’IA deve quindi lavorare persuasivamente per dimostrare che la sua efficienza, e anche la sua eventuale correttezza etica, non saranno comunque utilizzate in competizione con la specie umana, ma al suo servizio.

Il contributo esaminerà quindi alcune strategie discorsive, provenienti dagli attori che lavorano, a vari livelli (progettazione, regolamentazione, divulgazione) sull’IA, per attuare processi di persuasione che accompagnano lo sviluppo, ma soprattutto l’accetazione e l’appropriazione sociale, di tali tecnologie (autore 2023).



Anamnesi della salute dell’ecosistema informativo digitale, quale cura?

Isabella de Vivo1, Erica Vaccaro2

1Sapienza Università di Roma, Italia; 2Università Telematica Internazionale Uninettuno

Scenari di emergenza come l'impatto transfrontaliero delle guerre dell'informazione, dalla crisi pandemica al conflitto russo-ucraino, hanno indotto i responsabili politici a rispondere rapidamente, concentrandosi sul fenomeno della disinformazione nel breve termine, mentre le misure di ampio respiro, sulla domanda di disinformazione, sono rimaste relativamente deboli. Di conseguenza, la spinta verso la moderazione automatica dei contenuti è stata rafforzata (Meyer, Hanot 2020). Tuttavia, un sistema completamente automatizzato di controllo comporta il pericolo di nascondere il funzionamento interno delle piattaforme come "governatori" del discorso pubblico, in cui la natura fondamentalmente politica della moderazione dei contenuti è eseguita da algoritmi (Gorwa et al. 2020). Le caratteristiche discontinue di quella che definiamo ‘neo-intermediazione’ dell’opinione pubblica e i vincoli sistemici e percettivi derivanti dalla personalizzazione dell'informazione, richiedono un approccio multiprospettico, in grado di comprendere non solo le caratteristiche dell’offerta informativa da un punto di vista della qualità e varietà dei contenuti generati, ma anche i fenomeni dispercettivi che influenzano la creazione della domanda. Mentre, cause e dinamiche della personalizzazione sono state ampiamente studiate (Tucker et al. 2018), la ricerca sull’effettiva portata degli effetti sociali politici ed economici della personalizzazione non ha ancora raggiunto un quadro di riferimento coerente. Il presente contributo si propone di passare in rassegna alcuni passaggi in grado di integrare le conoscenze analitiche sul tema in prospettiva di un potenziale avanzamento nello stato della ricerca enucleando le linee chiave per la teorizzazione di un modello multi-indagine di mappatura dell’ecosistema informativo in transizione.Il primo passaggio è lo studio della relazione tra i componenti algoritmici dei «big data assemblage» e le strutture sociali, riconoscendoli anzitutto come oggetti sociali e culturali. Preso atto che i sistemi algoritmici di profilazione possono essere studiati sociologicamente, il riconoscimento degli stessi quali costrutti socio-tecnici e lo studio della consapevolezza della loro ruolo performativo da parte delle audiences è la premessa per delineare linee di partenza per lo sviluppo di una teoria generale, in grado di coadiuvare interventi normativi a “contenimento” della disinformazione, che fuoriescano dai binari della politica dell’emergenza.Si intende in questo modo integrare e precisare concetti tipicamente associati all’espressione pubblica di istanze politiche quali mediatizzazione e digitalizzazione, iniziando piuttosto una riflessione sul “potere sistemico d’opinione” ( Helberger 2020) nascosto negli algoritmi, ponendo le basi per la sistematizzazione dei risultati delle ricerche circa gli effetti del corrente oligopolio informazionale delle big tech. Attraverso l’integrazione disciplinare tra fenomeni politici e aspetti comunicativi e la riflessione sulla bidirezionalità dei legami tra domanda e offerta di contenuti informativi e disinformativi, è possibile infatti indagare e valutare le reali potenzialità dell’attuale “regulatory turn” (Flew, T. & Gillett, R. 2021. Busch, C. 2020) che sta ridisegnando lo spazio pubblico digitale. Ai fini di una reale efficacia nella ‘cura’ delle derive patologiche della disinformazione, che non si limitino al paradigma dell’emergenza, lo studio multiprospettico mette in luce la necessità di raffinare gli strumenti in grado di rendere critici e consapevoli gli utenti non solo circa la cessione dei dati personali , ma circa le modalità attraverso cui la successiva estrazione algoritmica di conoscenza e valore impattano su quella che definibile come privacy intellettuale (Eskens 2020): la “sfera dell'informazione personale”, che è traffico di informazioni tanto in uscita, quanto in entrata, che costituisce il presupposto dell’ autosovranità cognitiva (Yeung 2017). Attraverso lo studio di interventi mirati a implementare l’alfabetizzazione digitale critica, è infatti possibile non limitarsi a rimedi ex post, quali sistemi di monitoraggio ed eventuale censura, ma sviluppare gli anticorpi per la tutela preventiva dello ‘stato di salute’ dell’ecosistema informativo digitale. Questo significa soprattutto sfidare il “realismo informazionale ” ossia “l’atmosfera pervasiva” simile a quella descritta da Fischer in relazione al “realismo capitalista”(Fischer, 2018), in grado di indirizzare il pensiero e l’azione, normalizzando altresì’ i presupposti ideologici della datificazione..



Fidarsi o non fidarsi? Immaginario, percezione e interazione degli utenti di TikTok con l’attore algoritmico

Stefania Parisi, Ellenrose Firth

Sapienza Università di Roma, Italia

La crisi pandemica del 2020 ha prodotto un sensibile incremento nell’uso delle piattaforme digitali per diverse finalità: dall’approvvigionamento di beni di consumo allo svolgimento di attività lavorative, fino, naturalmente, alle sfere della socialità, dell’informazione e dell’intrattenimento. In un quadro di crescita complessiva dell’utilizzo delle media sharing platforms, è TikTok ad aver beneficiato maggiormente delle trasformazioni intervenute nelle pratiche quotidiane di milioni di persone durante il lockdown e nella fase più acuta della crisi, consolidando la sua posizione nell’ecosistema mediale tanto da risultare l’app più scaricata del 2020 (BBC News 2021). I fattori interni alla piattaforma che ne hanno favorito la crescita riguardano essenzialmente la tipologia di contenuti offerti e le specifiche dinamiche di funzionamento ed engagement delle audience. La possibilità di produrre video creativi e accattivanti ha favorito la costruzione di uno spazio per socializzare e sperimentare con i diversi format presenti sulla app, in particolare nel periodo più acuto della crisi; lo confermano ricerche con focus sulla condivisione di informazioni durante la pandemia (Ostrovsky & Chen, 2020; Li et all, 2021; Basch et all, 2020), e sulle proteste legate al movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti (Literat et all, 2022). Dal punto di vista delle affordances e logiche di piattaforma, invece, l’elemento su cui gli studi vanno concentrandosi è il suo algoritmo e il modo in cui influenza le modalità di utilizzo degli utenti.

La nostra ricerca si inserisce in questa seconda linea di indagine, e muove dai quadri teorico-concettuali delineati dai critical algorithm studies e da spunti emersi da precedenti ricerche condotte sul tema della percezione dell’algoritmo e dei meccanismi di piattaforma (Author 1, 2022; Author 1 et al., 2022). Da queste ultime, e da altri recenti studi concentrati in particolare su TikTok (Karizat et all, 2021; Schellewald, 2022), emerge come l’algoritmo, in quanto elemento presente e percepito nel processo comunicativo, stia andando incontro a un processo di integrazione nel discorso e nel senso comune degli utenti di piattaforma. Questi ultimi formulano o aderiscono a specifiche folk theories dalle quali l’algoritmo emerge in alcuni casi non come una forza astratta che controlla i contenuti fruibili, bensì come un attore con il quale interagire per ottenere la miglior esperienza di visione possibile.

Una autoetnografia iniziale della for you page di TikTok ha suggerito di procedere sul piano empirico a partire non soltanto dalla consapevolezza del ruolo dell’algoritmo nel processo comunicativo, ma da una sostanziale «fiducia» che gli utenti sembrano nutrire nei confronti del «proprio» algoritmo di raccomandazione, personalizzato perché «curato» e «allevato» dai singoli utenti. Sono state quindi programmate 20 interviste in profondità con soggetti tra i 18 e i 35 anni (fascia d’età prevalente tra gli utenti della app) volte ad approfondire la relazione degli utenti con l’attore-algoritmo attraverso l’esplorazione di dimensioni come la percezione e la consapevolezza dei meccanismi in campo e, appunto, l’eventuale instaurarsi di un atteggiamento fiduciario rispetto alla selezione non-umana dei contenuti fruiti attraverso l’app. Un focus ulteriore riguarda i criteri che gli utenti prendono in considerazione per stabilire quali contenuti sono da ritenersi affidabili e perché, con riferimento particolare al recente periodo di crisi. I risultati della ricerca sono inquadrati a partire dai frame teorici precedentemente citati, e letti nei termini della possibile strutturazione di nuovi digital divide e inequalities prodotti a partire da gap di conoscenza e differenti livelli di literacy degli utenti (Gran, Booth, Bucher, 2020). In questa prospettiva, le pratiche d’uso, l’adesione a immaginari algoritmici (Bucher 2017) e i livelli di competenza percepita saranno letti anche alla luce di variabili come il genere e la generazione di riferimento.



Intelligenza Artificiale e formazione universitaria: un'indagine esplorativa sulle percezioni e le pratiche degli studenti

Adriano Cirulli

Università degli Studi di Udine, Italia

La crescente accessibilità di risorse web basate sull’Intelligenza Artificiale (IA) come ChatGPT, solleva importanti questioni sulle implicazioni sociali, culturali ed etiche della diffusione di massa di queste tecnologie (Crawford & Calo, 2016; Newell & Marabelli, 2018; Zuboff, 2015).

Il contributo proposto si focalizza in particolare sulle percezioni della IA da parte degli studenti universitari e sulle pratiche emergenti collegate all’integrazione di queste tecnologie nelle loro attività di studio e non solo.

Nello specifico, il presente lavoro intende rispondere alle seguenti domande di ricerca:

1) Qual è il livello di conoscenza generale della IA da parte degli studenti universitari?

2) Quali sono le principali risorse basate sulla IA utilizzate dagli studenti nelle loro attività di studio e nelle altre pratiche della quotidianità? Con quali finalità?

3) Quali sono, dal punto di vista degli studenti, i principali vantaggi, così come i principali rischi, dell’integrazione della IA nelle attività di studio a livello universitario?

4) In termini più generali, qual è la loro percezione dell’impatto sociale, culturale ed etico dello sviluppo di questa tecnologia e della sua crescente diffusione nella società?

Per rispondere a queste domande, con l’obiettivo di tenere in considerazione le diverse posizioni e soggettività in sede di analisi, si è adottata una prospettiva qualitativa consistente nella realizzazione di 60 interviste semi-strutturate a studenti frequentati i corsi universitari attivati presso il Centro Polifunzionale di Pordenone (CEPO). Le interviste sono state audioregistrate e, successivamente, riportate in forma scritta e analizzate attraverso un procedimento di tipo induttivo volto ad individuare, sulla base della scaletta utilizzata, le categorie tematiche più rilevanti e significative.

Da una prima analisi dei dati raccolti emerge una conoscenza maggiore della IA in generale, e di ChatGPT in particolare, soprattutto da parte degli studenti che stanno seguendo un corso di studi legato alle tecnologie digitali o alla creatività. Le risorse basate sulla IA vengono ancora poco utilizzate nelle attività di studio; gli studenti che affermano di utilizzarle le impiegano soprattutto come fonte di informazioni integrative ai materiali forniti dai docenti. Prevale un atteggiamento di curiosità verso le potenzialità di queste tecnologie come risorsa per un più efficace accesso al sapere e alla conoscenza da parte degli studenti, anche se, parallelamente, si registra una consapevolezza dei possibili rischi legati ad un uso non etico della IA nelle attività valutate dai docenti (esercitazioni, esami e tesi di laurea). Rispetto agli impatti a livello più generale, non limitati quindi al solo contesto della formazione universitaria, emerge una percezione nel complesso positiva della IA come risorsa in grado di migliorare la qualità della vita delle persone e il loro accesso a informazioni e conoscenza. Allo stesso tempo, si riscontra anche una preoccupazione per il possibile effetto negativo della diffusione di queste tecnologie sulle opportunità lavorative di alcune figure professionali, in particolare nei settori della creatività e della produzione di contenuti culturali e digitali.



Tourism imaginary in the age of monopolistic platforms: An empirical investigation of Airbnb reviews in Catania

Guido Anselmi, Claudia Cantale

Università degli studi di catania, Italia

Now that the enthusiasm for a so called ‘sharing economy’ is fading out, increasingly, literature is focusing on the darker side of platform economy, especially in the short-term rental business: recent contributions have underlined how platforms enable control and capital concentration (Anselmi et al 2021, Cocola Gant and Gago 2019), are able to circumvent regulation (Aguilera et al 2021) and contribute to resident displacement and gentrification. While recent literature is shedding some light on the functioning of short-term rental platforms, especially vis a vis local regulative efforts, there are still huge areas needing further exploration: as a matter of fact, we still do not have a clear picture on how digital platforms are able to generate value (Van Dijk, Poel, Wall 2018; cfr Boccia Artieri, García-Bilbao, La Rocca, 2021): we know that they are able to operate at a loss for long periods of time and we know that they thrive on media exposure, essentially allowing them to syphon off financial flows as a function of their visibility (Arvidsson 2016). Nevertheless, empirical investigations of how platforms achieve visibility over both legacy and social media are hard to come by. In this paper we want to share early results from an empiric investigation around the imaginary created by Airbnb in Italian legacy media and how it translates in a specific spatial context, the city of Catania, Sicily.

Catania has experienced a rapid and unexpected growth in tourism over the last ten years, due to several factors, such as the long wave of the Greek crisis, the Egyptian tourism crisis following the 2015 watch out, the increase in low-cost airline landings at Fontanarossa International Airport, but also public and private investments in culture and urban regeneration. Tourist flows have initiated a process of gentrification in specific areas of the city such as Antico Corso and San Berillo and known districts such as Fiera and Pescheria (Cantale 2019; Di Ronco, Garozzo, Re, 2021; Barbanti 2022; cfr Bonafede et Napoli 2015). As recorded in the community mappings, the myth of the tourist city is, in fact, countered by the progressive abandonment of the historic centre by families and students who complain about the progressive increase in rents and the lack of citizen services in favor of commercial establishments aimed at 'here today, gone tomorrow' or 'movida' customers.

We have gathered all the Italian language legacy media mentions for ‘Airbnb’ in the 2015-2022 timeframe and have subjected those to automated text analysis, revealing different phases in how Airbnb has been depicted by Italian newsmedia. We then tried to understand how that plays into a specific context, so we gathered all the available reviews for short term lets in Catania municipality and analyzed those through quantitative and qualitative content analysis.

While the national newsmedia should be regarded as the main flywheel spinning the myth of digital platforms, we argue that user produced reviews are fundamental in understanding how Airbnb interfaces with a specific urban context and with a specific userbase. We maintain that understanding how tourists use reviews to signal the ‘coolness’ and ‘safeness’ of gentrifying areas is a key point to understand if we are to unravel the puzzle of how platforms can create value through media visibility. Furthermore, ‘positive’ reviews are also a key component of how economic value is created through tourism, meaning they are deeply interwoven with the cultural and political processes reshaping the public face of Catania.



 
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