Programma della conferenza

Sessione
Sessione 3 - Panel 03: Tempi di crisi e d’emergenza. Pratiche comunicative, saperi esperti e narrazioni mediali
Ora:
Giovedì, 19/06/2025:
17:30 - 19:00

Chair di sessione: Francesca Comunello
Chair di sessione: Alessandro Lovari
Luogo, sala: Aula Magna Baffi (A0-F)

Piano terra. Edificio A, Campus Sant'Ignazio. Via Sant'Ignazio da Laconi, 74 (CA)

Presentazioni

Tempi di crisi e d’emergenza. Pratiche comunicative, saperi esperti e narrazioni mediali

Alessandro Lovari1, Cinzia Atzeni1, Norma Baldino1, Laura Solito2, Carlo Sorrentino2, Letizia Materassi2, Andrea Cerase3, Daniela Pisu1, Lorenzo Cugliari3, Alessandra Massa3, Francesca Comunello3, Gevisa La Rocca4, Francesca Greco5, Alessio Genovese4

1Università di Cagliari; 2Università degli Studi di Firenze; 3Sapienza Università di Roma; 4Università Kore di Enna; 5Università di Udine

Tempi di crisi e d’emergenza. Pratiche comunicative, saperi esperti e narrazioni mediali

Negli ultimi decenni la questione del rischio, come caratteristica della società contemporanea, è diventata centrale nel dibattito internazionale (Beck 1986; Giddens 1990) ed è legata al modo in cui le società gestiscono e affrontano i cambiamenti climatici, tecnologici e sociali (Furedi 2002). Gli studiosi definiscono la comunicazione del rischio come uno scambio bidirezionale tra istituzioni e pubblici (Balog-Way et al., 2020), nel quale i mass media ricoprono ancora oggi un ruolo chiave nell’amplificazione dei rischi (Kasperson et al., 1988), e in cui fattori come credibilità e fiducia possono favorire comportamenti protettivi, resilienza e partecipazione (Buzzanell 2017; Renn & Levine, 1991; Bonfanti et al., 2023).

La letteratura ha evidenziato come uno degli aspetti cruciali nella gestione del rischio risieda nel processo di comunicazione e nella problematicità del rapporto tra il punto di vista e il linguaggio degli esperti e quello delle persone esposte ai rischi che, grazie alle piattaforme digitali, possono attivarsi e far sentire la propria voce di fronte a rischi e in casi di emergenza (Comunello, Mulargia 2018; Lovari, Bowen 2020).

Queste dinamiche si sviluppano in uno scenario caratterizzato da sfiducia nei confronti delle istituzioni, come sottolineato dall’Edelman Trust Barometer (2023), secondo cui i governi godono di una fiducia inferiore (50%) rispetto alle aziende (62%). Ma quella della fiducia non è l’unica sfida. La diffusione della disinformazione è ormai un problema pubblico nell’agenda dei governi e dei media. Il World Economic Forum (2024) ha messo in evidenza come la disinformazione –anche legata all’IA - sia uno dei principali rischi percepiti a livello globale, subito dopo la crisi climatica.

In questo contesto le questioni ambientali costituiscono un esempio concreto delle complesse e articolate dinamiche legate alla comunicazione del rischio e dell’emergenza. Dinamiche all’interno delle quali la gestione e la sincronia dei tempi degli interventi, anche di tipo comunicativo, rappresenta un fattore chiave anche in chiave di credibilità e fiducia, come sottolineato dal recente Eurobarometro sulla consapevolezza e preparazione ai disastri ambientali (2024).

Il panel si compone di quattro contributi che riportano le evidenze empiriche e gli snodi critici relativi alla comunicazione del rischio, della crisi e dell’emergenza delle attività di ricerca di due progetti PRIN e di un progetto di Ricerca SPOKE PNRR.

Il primo contributo mette a confronto giornalisti e comunicatori pubblici del rischio attorno alla gestione della comunicazione di alcune emergenze naturali (come alluvioni e incendi), tra processi di framing, spettacolarizzazione, rappresentazione degli attori e disinformazione. Il tutto attraverso la lente dell’insularità che caratterizza i due contesti analizzati.

Il secondo contributo si concentra sulla figura degli esperti nelle attività di comunicazione della crisi in contesti mediatizzati, ibridi e frammentati, nei quale essi hanno assunto un’insolita visibilità con la pandemia. Dall’analisi del contenuto di 1200 comunicati stampa, la ricerca restituisce un panorama informativo sfaccettato e dinamico della figura dell’esperto in ambito ambientale (e non solo), della sua expertise e delle radici della sua credibilità.

Il terzo paper analizza pratiche e competenze dei professionisti della comunicazione del rischio attraverso diciotto interviste semi-strutturate con esperti di istituzioni, istituti di ricerca, società di consulenza. Le interviste esplorano processi della comunicazione del rischio in contesti territoriali variegati e all’interno di organizzazioni con differenti modalità operative che impattano sull’autonomia decisionale e operativa degli intervistati.

Infine, il quarto contributo analizza la cronemica dell’emergenza - individuata in pre-emergenza, emergenza, post-emergenza - e la modulazione dei frame utilizzati dalla stampa discriminando per tipi di eventi (disastri ambientali e allerta meteo) e per le due isole (Sicilia e Sardegna). A tal fine è stato costruito un database composto da 166 documenti provenienti dalla stampa nazionale, regionale e locale; i testi raccolti sono stati analizzati col metodo di profilazione socioculturale dell’Emotional Text Mining.

Bibliografia

Balog‐Way, D., McComas, K., & Besley, J. (2020). The evolving field of risk communication. Risk Analysis, 40(S1), 2240-2262.

Beck U. (1986), Risikogesellschaft. Auf dem Weg in eine andere Moderne, Suhrkamp, Frankfurt; trad. it. (2000), La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Roma.

Bonfanti, R. C., Oberti, B., Ravazzoli, E., Rinaldi, A., Ruggieri, S., & Schimmenti, A. (2023). The role of trust in disaster risk reduction: a critical review. International journal of environmental research and public health, 21(1), 29.

Buzzanell, P. M. (2017), Communication theory of resilience: Enacting adaptive-transformative processes when families experience loss and disruption, in Braithwaite, D. O., Suter, E. A., Floyd, K. (eds.) «Engaging theories in family communication: Multiple perspectives», Routledge, New York, pp. 98-109.

Comunello F., Mulargia S. (2018), Shake networks. Social media in earthquake-related communication, Emerald Publishing Limited, Leeds.

Edelman Trust Barometer, (2024), Global Report, www.edelman.com/sites/g/files/aatuss191/files/2024-02/2024%20Edelman%20Trust%20Barometer%20Global%20Report_FINAL.pdf

Furedi F. (2002), Culture of Fear: Risk-Taking and the Morality of Low Expectation, Continuum International Publishing Group Ltd, London-New York.

Giddens, A. (1990). The consequences of modernity. Cambridge: Polity Press.

Greco F. (2016), Integrare la disabilità. Una metodologia interdisciplinare per leggere il cambiamento culturale, Franco Angeli.

Kasperson R. E., Renn O., Slovic P., Brown H. S., Emel J., Goble R., Kasperson J. X., Ratick S. (1988), The Social Amplification of Risk: A Conceptual Framework, in «Risk Analysis», 8, 2, pp. 177-187.

Lovari A., Bowen S. A. (2020), Social media in disaster communication: A case study of strategies, barriers, and ethical implications, in «Journal of Public Affairs», vol. 20, n. 1, pp. 1-9.

Renn, O., & Levine, D. (1991). Credibility and trust in risk communication. Springer Netherlands.

World Economic Forum (2024), Global Risks Report, 19th Edition, https://www3.weforum.org/docs/WEF_The_Global_Risks_Report_2024.pdf

Primo contributo

Alessandro Lovari, Cinzia Atzeni, Norma Baldino
Università di Cagliari

Costruire resilienza. Come media e istituzioni comunicano i disastri ambientali nei contesti insulari

I disastri ambientali sono sempre più frequentemente tema di dibattito pubblico e nei media, così come oggetto di analisi accademica. La ricerca sociologica ha analizzato il ruolo dei media nel rapportarsi con il pubblico con gli specialisti della comunicazione delle istituzioni preposte alla gestione dei rischi e delle emergenze (Lovari, Bowen 2020; Comunello, Mulargia 2018).

In tutte le fasi e (allarme, preparazione, salvataggio, soccorso e riabilitazione) i media tendono, infatti, a (ri)portare le informazioni dell’evento e a trasmettere indicazioni su comportamenti che contribuiscono al recupero individuale e ai processi di resilienza comunitari (Buzzanell 2017, 2019), non sempre in sintonia con la comunicazione istituzionale. A seconda dei frame con i quali sono costruite le notizie (Entman 1993; Goffman 1974), e rispetto a quella che Altheide (2002) definisce “logica dei media”, le testate giornalistiche plasmano la percezione dei disastri (Coombs 2012; Vogler, Meissner 2024) diventando “stazioni di amplificazione” volte a diffondere notizie e ad alimentare l’immaginario sociale del rischio (Luhmann 1996).

Questi fattori sono ancora più rilevanti in contesti insulari con maggiore vulnerabilità ai rischi naturali (Ivčević et al. 2021; La Rocca, Lovari 2024). Inoltre Sellnow e Seeger (2013, 2016) evidenziano come una comunicazione del rischio efficace contribuisca a mitigare il panico, favorisca comportamenti proattivi tra i cittadini e aumenti la capacità delle comunità e delle istituzioni di rispondere e adattarsi agli eventi critici (Sellnow, Sellnow 2024).

Questo contributo si inserisce all’interno di un progetto PRIN PNRR che si propone di indagare il ruolo strategico della comunicazione per favorire la resilienza nella gestione del rischio di disastri naturali, monitorarne la narrazione mediatica e promuovere un accesso inclusivo all'informazione, con l'obiettivo finale di stimolare il dialogo tra esperti, istituzioni e cittadini in due contesti insulari.

L’obiettivo di questo contributo è indagare la costruzione della comunicazione del rischio correlato ai disastri nelle due principali isole italiane, Sardegna e Sicilia. In particolare gli eventi calamitosi oggetto di analisi sono stati: alluvioni, incendi, terremoti, maremoti, ondate di calore, mareggiate.

Più specificatamente il contributo mira a identificare le relazioni tra la copertura mediatica dei disastri e la loro comunicazione da parte delle istituzioni regionali sarde e siciliane attraverso un approccio mix method basato su:

a) media coverage e analisi del contenuto delle notizie sui disastri ambientali relativi alle due isole, dal 31.12.2021 al 30.04.2024, all’interno dei media web e cartacei, nazionali, regionali e locali;

b) interviste in profondità semi-strutturate ad attori chiave nella comunicazione istituzionale (Regione, Protezione Civile e altre istituzioni) e giornalistica, nazionale e locale.

In particolare il presente contributo ha lo scopo di indagare:

a) la consapevolezza dei giornalisti nel processo di framing dei disastri naturali e della loro eventuale spettacolarizzazione, con un focus sui processi di newsmaking attraverso i quali sono prodotte le notizie calamitose e descritti i principali attori coinvolti (comprese le istituzioni regionali e nazionali);

b) il rapporto tra le logiche e le pratiche della comunicazione pubblica istituzionale e del giornalismo nel trasmettere informazioni ai cittadini di fronte al manifestarsi di rischi e di eventi critici nelle aree insulari.

L’obiettivo finale è evidenziare la qualità della relazione tra i comunicatori istituzionali e gli operatori dei media delle testate nazionali e locali, al fine di sviluppare trasparenza, fiducia e percorsi di resilienza nei cittadini.

Bibliografia

Altheide D. L. (2002), Creating fear: News and the construction of crisis, De Gruyter, Berlin.

Buzzanell, P. M. (2017), Communication theory of resilience: Enacting adaptive-transformative processes when families experience loss and disruption, in Braithwaite, D. O., Suter, E. A., Floyd, K. (eds.) «Engaging theories in family communication: Multiple perspectives», Routledge, New York, pp. 98-109.

Buzzanell P. M. (2019), Communication theory of resilience in everyday talk, interactions, and network structures, in S. R. Wilson & S. W. Smith (eds.) «Reflections on interpersonal on communication research», Cognella, San Diego, pp. 65–88.

Comunello F., Mulargia S. (2018), Shake networks. Social media in earthquake-related communication, Emerald Publishing Limited, Leeds.

Coombs W. T. (2012), Ongoing crisis communication: Planning, managing, and responding (3rd ed.), Sage Publications, New York.

Entman R. M. (1993), Framing: Toward clarification of a fractured paradigm, in «Journal of Communication», vol. 43, n. 4, pp. 51-58.

Goffman E. (1974), Frame analysis: an essay on the organization of experience, Harper and Row, New York.

Ivčević A., Mazurek H., Siame L., Bertoldo R., Statzu V., Agharroud K., Bellier O. (2021), The importance of raising risk awareness: Lessons learned about risk awareness sessions from the Mediterranean region (North Morocco and West Sardinia, Italy), in «Natural Hazards and Earth System Sciences Discussions», pp. 1-25.

La Rocca G., Lovari A. (eds) (2024), Comunicazione del rischio insulare. Prospettive in comunicazione, politiche pubbliche e analisi dei contesti, FrancoAngeli, Milano.

Lovari A., Bowen S. A. (2020), Social media in disaster communication: A case study of strategies, barriers, and ethical implications, in «Journal of Public Affairs», vol. 20, n. 1, pp. 1-9.

Luhmann N. (1996), On the scientific context of the concept of communication, in «Social Science Information», vol. 35, n. 2, pp. 257-267.

Seeger M. W., Sellnow T. L. (2016), Narratives of Crisis: Telling the Stories of Ruin and Renewal, Stanford University Press, Stanford, CA.

Sellnow T. L., Seeger M. W. (2013), Theorizing crisis communication, John Wiley & Sons Ltd, Chichester.

Sellnow T. L., Sellnow D. D. (2024), Before Crisis: The Practice of Effective Risk Communication, Cognella Academic, Publishing, Cognella.

Vogler D., Meissner F. (2024), The mediated construction of crises-combining automated and qualitative content analysis to investigate the use of crisis labels in headlines of Swiss news media between 1998 and 2020, in «Journal of International Crisis and Risk Communication Research», vol. 7, n. 1, pp. 83-112.

Secondo contributo

Laura Solito, Carlo Sorrentino, Letizia Materassi
Università degli Studi di Firenze

La parola agli esperti in tempo di crisi

Il contesto di crisi è, per definizione, un contesto di incertezza e di provvisorietà: degli eventi e della loro evoluzione, delle conoscenze necessarie per governare gli accadimenti, degli strumenti e delle modalità di risoluzione della crisi stessa.

Nella recente emergenza pandemica, la crisi non ha riguardato soltanto la salute pubblica, ma anche l’informazione, come riportato dall’AMA Journal of Ethics, tanto da portare l’Organizzazione Mondiale della Sanità a parlare di “infodemia”.

In tale processo, la figura dell'esperto - scienziati, medici, ricercatori, etc. - ha assunto un ruolo importante, sia nelle attività di informazione e comunicazione della crisi, sia nella rappresentazione dell'esperto stesso, che in un contesto mediatizzato ha assunto un’insolita visibilità e centralità. Questa esposizione mediatica lo ha portato ad assumere il ruolo di mediatore e facilitatore della comprensione del fenomeno emergenziale, “cerniera” tra i luoghi di produzione del sapere e la cittadinanza, nodo di accesso al sapere esperto. Se da un lato questo fenomeno ha reso evidente il ruolo sociale degli esperti e il valore della ricerca scientifica come bene comune, dall’altro ha fatto emergere alcuni fattori di fragilità e di rischio.

In primo luogo ha portato in contesti di ribalta – quotidiani, social media, talk show, etc. – dibattiti e discussioni tra scienziati su questioni controverse; una dialettica fisiologica, connaturata al modus operandi dello scienziato, che un tempo restava racchiusa tra le mura dei laboratori o dei dipartimenti e che oggi è esposta sul palcoscenico dei media, creando disorientamento, scetticismo. Una diffidenza dei pubblici che si sta protraendo ben oltre l’emergenza.

Il Pew Research Center ha recentemente evidenziato (2024), difatti, come la fiducia dei cittadini americani negli scienziati, se da un lato mostra un trend di ripresa dopo gli anni del Covid, dall’altro riguarda prevalentemente l’intelligenza degli stessi, la loro capacità di lavorare in team, l’onestà e la predisposizione al problem solving. Molto meno fiducia si rintraccia nelle competenze comunicative degli esperti, ritenute inefficaci, fredde, asimmetriche. Anche Edelman Trust Barometer conferma la percezione dell’incapacità comunicativa degli esperti, soprattutto nel parlare la lingua dei “profani” e anche l’Osservatorio Observa, tra i fattori critici percepiti dai cittadini italiani, sottolinea l’uso strumentale e opaco della comunicazione da parte degli scienziati, in favore di obiettivi personali, di status e di carriera, di visibilità.

Siamo dunque in un tempo di crisi degli esperti o di una crisi comunicativa degli esperti? Tale interrogativo è alla base del contributo che proponiamo, che nasce da un progetto di ricerca di interesse nazionale (PRIN) e vuole proporre una riflessione sul ruolo degli esperti nella comunicazione di crisi. A partire da un ampio corpus empirico, vedremo chi sono gli "esperti" convocati dalla principale agenzia di stampa italiana - ANSA -, quali le loro appartenenze disciplinari, accademiche o organizzative e quali i temi intorno ai quali viene sollecitato il loro contributo. La ricerca prende in esame un range temporale molto ampio – dal 2019 al 2024 - per comprendere se e come il ruolo degli esperti abbia subito una ridefinizione prima, durante e dopo il Covid-19. Gli ambiti tematici a cui faremo particolare riferimento corrispondono, ciascuno, ad una sottosezione del portale Ansa: salute, ambiente e scienza&tecnologia. L’estrapolazione dei comunicati ha condotto ad un dataset costituito da 1200 unità di analisi che, indagate attraverso l’analisi del contenuto, stanno restituendo un panorama informativo sfaccettato e dinamico della figura dell’esperto, della sua expertise e delle radici della sua credibilità.

Riferimenti Bibliografici

Bucchi, M., Pellegrini, G., Rubin, A., Saracino, B. (a cura di), (2024), Annuario Scienza Tecnologia e Società. Edizione speciale: Venti anni di scienza nella società, Il Mulino, Bologna.

Caselli, D. (2020), Esperti. Come studiarli e perché, Il Mulino, Bologna

Comunello. F. (2014), Social media e comunicazione d’emergenza, Guerini e Associati: Milano.

Coombs, W. T. (2020), Public sector crises: Realizations from covid-19 for crisis communication, Partecipazione e conflitto, 13(2), pp. 990-1001.

Giddens, A. (1990). The consequences of modernity. Cambridge: Polity Press.

Gili, G. (2005), La credibilità. Quando e perché la comunicazione ha successo, Rubbettino, Soveria Mannelli.

Edelman Trust Barometer, (2024), Global Report, www.edelman.com/sites/g/files/aatuss191/files/2024-02/2024%20Edelman%20Trust%20Barometer%20Global%20Report_FINAL.pdf

Mangone, E. (2020), La comunicazione del rischio: la pandemia da Covid-19, Mediascapes journal, 15, 132-142.

Perry, R.W. (2007), What is a crisis? In H. Rodriguez, E.L. Quarantelli, R.R. Dynes (eds). Handbook of Disaster research, 1-15, Springer.

Pew Research Center (2024), Public Trust in Scientists and Views in Their Role in Policymaking, https://www.pewresearch.org/wp-content/uploads/sites/20/2024/11/PS_2024.11.14_trust-in-science_REPORT.pdf

Pitrelli, N. (2021), Il giornalismo scientifico, Carocci, Roma.

Reynolds, B., Galdo, J.H., Sokler, L. (2002), Crisis and Emergency Risk Communication, Centers for Desease Control and Prevention, Atlanta.

Solito, L., & Materassi, L. (2023). Linguaggi visuali per la comunicazione pubblica digitale. Prospettive oltre l’emergenza. H-ERMES, 25, 133-152.

Thomas, K., Senkpeni, A.D. (2020), What should health science journalists do in epidemic responses?, in “AMA Journal of Ethics”, 22, I.

World Health Organization, (2020), Coronavirus disease 2019 (COVID-19) situation report–46. World health organization, 6.

Terzo contributo

Andrea Cerase, Sapienza Università di Roma
Daniela Pisu, Università di Cagliari
Lorenzo Cugliari, Sapienza Università di Roma
Alessandra Massa, Sapienza Università di Roma
Francesca Comunello, Sapienza Università di Roma

Incertezza, media digitali e Intelligenza Artificiale: nuove sfide per i professionisti della comunicazione del rischio

La comunicazione del rischio avviene in un contesto complesso (Cerase, 2017), segnato da incertezza (Aspers, 2024), disinformazione e un ecosistema mediale saturo. La letteratura descrive la comunicazione del rischio come uno scambio bidirezionale tra le istituzioni e i pubblici (Balog-Way et al., 2020), dove credibilità e fiducia favoriscono comportamenti protettivi e partecipazione (Renn & Levine, 1991; Bonfanti et al., 2023).

I professionisti della comunicazione del rischio operano in un panorama arricchito di nuovi strumenti applicativi (Massa & Comunello, 2024), contraddistinto dal consolidamento delle pratiche del digitale (Comunello & Mulargia, 2018) e dalla possibilità di adoperare soluzioni innovative ma eticamente (e operativamente) insidiose, come l’intelligenza artificiale.

Tuttavia, il lavoro dei professionisti della comunicazione del rischio è particolarmente complesso a causa di diversi fattori: l'incertezza delle stime probabilistiche (Spiegelhalter, 2017) e la tendenza del pubblico a rifiutare tale incertezza (Smillie & Blissett, 2010), le ambiguità normative (Amato et al., 2019), culture organizzative non sempre risk-ready(Massa et al., 2022), la molteplicità di attori coinvolti (Lovari & Ducci, 2022).

Questo contributo analizza pratiche e percezioni dei professionisti della comunicazione del rischio, attraverso un’indagine empirica basata su interviste qualitative, parte di un progetto PNRR finalizzato alla comprensione degli elementi distintivi della comunicazione del rischio.

L’obiettivo delle interviste è comprendere come i professionisti discutano in maniera autoriflessiva rispetto alle proprie competenze e le adattino ai temi emergenti della comunicazione del rischio, come il consolidamento degli strumenti digitali, incertezza e intelligenza artificiale, rispondendo a due domande di ricerca:

RQ1. Come i professionisti della comunicazione del rischio adattano le loro competenze al panorama mediale, considerando le pratiche digitali e i nuovi strumenti?

RQ2. Quali sono le strategie adottate per gestire la comunicazione dell’incertezza?

La ricerca si basa su interviste semi-strutturate condotte a un campione di convenienza di esperti/e operanti in diversi ambiti della comunicazione del rischio, tra cui istituzioni pubbliche, istituti di ricerca, società di consulenza. A febbraio 2025 sono state raccolte 18 interviste. La raccolta delle testimonianze sarà interrotta al raggiungimento della saturazione. Questo campione eterogeneo ha permesso di esplorare processi della comunicazione del rischio in contesti territoriali variegati – e sui quali insistono diversi rischi – e all’interno di organizzazioni contraddistinte da differenti modalità operative, le quali impattano sull’autonomia decisionale e operativa dei/le nostri/e intervistati/e.

L’analisi qualitativa, condotta tramite thematic analysis (Braun & Clarke, 2021), ha permesso di identificare alcune tendenze chiave relative alle strategie comunicative, alle difficoltà e fattori di inibizione rilevati, e alle soluzioni adottate per migliorare l’efficacia delle proposte di comunicazione.

In particolare, la restituzione dei risultati si concentrerà intorno a tre focus tematici: 1. La discussione delle pratiche del digitale; 2. La comunicazione dell’incertezza; 3. L’integrazione degli strumenti di intelligenza artificiale.

La discussione dei risultati integrerà diversi framework teorici, tesi a comprendere i modelli di comunicazione del rischio che sostengono le pratiche dei professionisti/e, le media ideologies (Gershon, 2010) che contribuiscono a dare forma agli output di comunicazione e le rappresentazioni dei pubblici che definiscono il loro target.

I risultati preliminari mostrano come i/le professionisti/e della comunicazione siano consapevoli di dover adattare le pratiche alla molteplicità di canali e di strumenti offerti dal panorama mediale contemporaneo. In particolare, mentre si evidenziano le caratteristiche di flessibilità e pervasività degli strumenti digitali, si riconosce la necessità di nuove competenze o figure professionali ad-hoc dovute ai meccanismi black-box e ai rischi connessi alla disinformazione e all’overload informativo. Inoltre, emerge la difficoltà di comunicare l’incertezza, a fronte di pubblici che si aspettano di ricevere informazioni costanti, immediate, ma prive delle complessità proprie delle stime probabilistiche. Le aspettative sull’intelligenza artificiale riflettono una fascinazione per gli strumenti, ma sollevano questioni di responsabilità e accountability.

Riferimenti bibliografici

Amato A., Flora G., Valbonesi C. (2019). Scienza, diritto e processo penale nell'era del rischio. Milano: Giappichelli.

Aspers, P. (2024). Uncertainty: Individual Problems and Public Solutions. Oxford University Press.

Balog‐Way, D., McComas, K., & Besley, J. (2020). The evolving field of risk communication. Risk Analysis, 40(S1), 2240-2262.

Bonfanti, R. C., Oberti, B., Ravazzoli, E., Rinaldi, A., Ruggieri, S., & Schimmenti, A. (2023). The role of trust in disaster risk reduction: a critical review. International journal of environmental research and public health, 21(1), 29.

Braun, V., & Clarke, V. (2021). Thematic analysis: a practical guide. Sage

Cerase, A. (2017). Rischio e comunicazione. Teorie, modelli e problemi. Egea.

Comunello, F., & Mulargia, S. (2018). Social media in earthquake-related communication: Shake networks. Emerald Publishing Limited.

Gershon, I. (2010). Media ideologies: An introduction. Journal of linguistic anthropology, 20(2), 283-293.

Lovari A., Ducci G. (2022). Comunicazione pubblica. Istituzioni, pratiche e piattaforme. Milano: Mondadori.

Massa, A., & Comunello, F. (2024), Natural and Environmental Risk Communication: A Scoping Review of Campaign Experiences, Applications and Tools, International Journal of Disaster Risk Reduction, 114, 104936,https://doi.org/10.1016/j.ijdrr.2024.104936.

Massa, A., Ieracitano, F., Comunello, F., Marinelli, A., & Lovari, A. (2022). La comunicazione pubblica alla prova del Covid-19. Innovazioni e resistenze delle culture organizzative italiane. Problemi dell’Informazione, 47, 1: 3. DOI: 10.1445/103466

Renn, O., & Levine, D. (1991). Credibility and trust in risk communication. Springer Netherlands.

Smillie, L., & Blissett, A. (2010). A model for developing risk communication strategy. Journal of Risk Research, 13(1), 115-134.

Spiegelhalter, D. (2017). Risk and uncertainty communication. Annual Review of Statistics and Its Application, 4(1), 31-60.

Quarto contributo

Gevisa La Rocca, Università Kore di Enna
Francesca Greco, Università di Udine
Alessio Genovese, Università Kore di Enna

Cronemica dell’emergenza e prossemica della stampa: analisi dei disastri ambientali in Sicilia e Sardegna mediante l’Emotional Text Mining

Negli ultimi quattro decenni la questione del rischio, come caratteristica della società contemporanea, è diventata centrale nel dibattito internazionale (Beck 1986), ed è legata al modo in cui le società gestiscono e affrontano i cambiamenti climatici, tecnologici e sociali (Furedi 2002); le questioni ambientali costituiscono un esempio concreto di questa tematizzazione.

I disastri ambientali – difatti – sono divenuti sempre più di frequente oggetto di analisi della ricerca in ambito sociologico e nei communication studies (Comunello, Mulargia 2018). Nella costruzione delle emergenze e nella gestione dei disastri naturali i media veicolano frame in grado di influenzare l’elaborazione delle informazioni e la percezione stessa di tali disastri naturali da parte del pubblico (Entman 1993; Altheide 1997; Coombs 2012; Vogler, Meissner 2024). Già la teoria dell’amplificazione sociale del rischio (SARF – Kasperson et al., 1988), si è dedicata al ruolo centrale che i media svolgono nell’amplificare o nell’attenuare la percezione del rischio; individuando le teorie della comunicazione quali fondamentali per comprendere come comunichiamo sul rischio e sull’incertezza (Arvai, Rivers 2013) e sugli effetti sociali prodotti. La narrazione operata dai media si snoda e segue l’articolazione delle vicende legate ai disastri ambientali, attribuendo alla percezione un imprinting che, se analizzato a posteriori, restituisce un sensemaking retrospettivo (Weick 1995) di un evento e della sua impalcatura comunicativa. Il sensemaking è da intendersi come un processo di coevoluzione continua tra il preriflessivo (senso) e il riflessivo (significato), essendo legato ai processi di significazione. Il sensemaking si fonda sulla costruzione dell’identità, essendo implicito che nell’operazione del definire qualcosa o qualcuno si definisca contemporaneamente anche se stessi; è restrospettivo, poiché quando si ricerca il senso documentario ciò che si sta facendo è un’analisi retrospettiva di quanto già accaduto; è istitutivo di ambienti sensati; è sociale; è continuo ed è plausibile. Ciò che mediante le operazioni di sensemaking si punta qui a realizzare è una chiarificazione all’indietro di situazioni sociocomunicative.

Riconoscendo l’importanza delle fonti di informazione nel plasmare la percezione pubblica rispetto ai disastri naturali e alle relate risposte e con l’obiettivo di procedere a una estrapolazione del sensemaking si è costruito un database concentrandosi sulla stampa nazionale, regionale e locale, nonché sui giornali web. Sono stati raccolti tutti gli articoli delle testate giornalistiche locali e nazionali disponibili sulla piattaforma Eco della Stampa, il cui rinvenimento è stato operato mediante le parole chiave: disastri ambientali o allerta meteo associate a Sardegna e Sicilia, per il periodo che va da gennaio 2022 a dicembre 2023. I 166 documenti individuati sono stati raccolti in un corpus di medie dimensioni composto da oltre 80 mila parole che è stato analizzato col metodo di profilazione socioculturale dell’Emotional Text Mining, (ETM; Greco, 2016).

La ricostruzione di questo processo sociocomunicativo ha richiesto l’individuazione di punti di osservazione, assumendo quali discriminanti le fasi dell’emergenza: pre-emergenza o tempo di pace, emergenza o gestione del soccorso, post-emergenza o superamento.

L’obiettivo del lavoro di ricerca è quindi innestare la cronemica dell’emergenza sulla modulazione dei frame utilizzati dalla stampa discriminando per tipi di eventi (disastri ambientali e allerta meteo) e per le due isole (Sicilia e Sardegna), al fine di rispondere a due domande di ricerca:

[RQ1] Come muta al variare della cronemica dell’emergenza la postura comunicativa della stampa?

[RQ2] Esistono delle differenze tra cronemica dell’emergenza e postura comunicativa della stampa rispetto a disastri ambientali e allerta meteo per Sicilia e Sardegna?

L’obiettivo che orienta questo percorso pone, inoltre, l’attenzione sui meccanismi attraverso cui i media definiscono e classificano i rischi evidenziando le dinamiche tra visibilità e invisibilità delle isole, collegandosi alla ricerca intrapresa all’interno di un progetto Prin 2022 PNRR.

Riferimenti bibliografici

Altheide D. L. (1997), The news media, the problem frame, and the production of fear, in «The Sociological Quarterly», vol. 38, n. 4, pp. 647-668.

Arvai J., Rivers III L. (Eds.). (2013), Effective Risk Communication (1st ed.), Routledge. https://doi.org/10.4324/9780203109861

Beck U. (1986), Risikogesellschaft. Auf dem Weg in eine andere Moderne, Suhrkamp, Frankfurt; trad. it. (2000), La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Roma.

Comunello F., Mulargia S. (2018), ShakeNetworks. Social media in earthquake-related communication, Emerald, Leeds.

Coombs W. T. (2012), Ongoing crisis communication: Planning, managing, and responding (3rd ed.), Sage Publications, New York.

Entman R. M. (1993), Framing: Toward clarification of a fractured paradigm, in «Journal of Communication», vol. 43, n. 4, pp. 51-58.

Furedi F. (2002), Culture of Fear: Risk-Taking and the Morality of Low Expectation, Continuum International Publishing Group Ltd, London-New York.

Greco F. (2016), Integrare la disabilità. Una metodologia interdisciplinare per leggere il cambiamento culturale, Franco Angeli.

Kasperson R. E., Renn O., Slovic P., Brown H. S., Emel J., Goble R., Kasperson J. X., Ratick S. (1988), The Social Amplification of Risk: A Conceptual Framework, in «Risk Analysis», 8, 2, pp. 177-187.

Vogler D., Meissner F. (2024), The mediated construction of crises-combining automated and qualitative content analysis to investigate the use of crisis labels in headlines of Swiss news media between 1998 and 2020, in «Journal of International Crisis and Risk Communication Research», vol. 7, n. 1, pp. 83-112.

Weick K. E. (1995), Sensemaking in Organizations, Sage, London.